venerdì 28 febbraio 2014

Godannar

Sarebbe bello vederlo in Italia...


Sinossi: Nel 2042 la terra affrontò la minaccia della razza aliena conosciuta come Mimetic. Il nemico era dotato di spaventose creature biomeccaniche schifo-insettoidi sufficienti a radere al suolo tutto il pianeta, ma gli uomini non stettero a guardare. Vennero così costruiti super robot da combattimento, per lo più ispirati ai cartoni animati anni '70-'80, ai cui comandi vennero posti omaccioni nerboruti e donne seminude. Tra i campioni della Terra il colosso meccanico della Dannar Base, l'azzurro titano “Dannar” pilotato dal serio e determinato Go Saruwatari, svettava per potenza e figaggine ponendosi come indiscusso monito all'invasione extraterrestre. La battaglia fu dura, le perdite dolorose ma il genere umano tuttavia trovò la vittoria e respinse gli e.t. da dove provenivano. Ora toccava solo piangere i caduti, ricomporre i cocci, ricominciare dolorosamente a vivere. L'unica cosa buona da tanto sangue, l'unico motivo per tirare avanti per Go, fu incontrare Anna, una ragazza goffa e pasticciona che da lì a poco sarebbe diventato il suo buon motivo di ricominciare, la sua nuova ragione di vita. Cinque anni e la ricostruzione ha dato i suoi frutti, la Terra è tornata a risplendere. Cinque anni e Go e Anna stanno per convolare a nozze. Il pilota del Dannar è deciso ad appendere al chiodo la sua carriera militare attiva, magari ritagliarsi un futuro da addestratore e consulente, costruirsi una vita serena. Anna vestita di bianco è bellissima. Prima del fatidico "sì" parte l'allarme. I Mimetic sono tornati. L'eroe abbandona velocemente la cerimonia, non vuole più che il sangue dei suoi cari venga versato, si scaglia alla guida del Dannar contro il nemico troppo potente per lui. Anna non è da meno. Non vuole che il suo sposo sia da solo a combattere. La ragazza per un gioco del destino entra in possesso di un robot segreto della base Dannar. Un colosso dalle forme femminili che pare avere molto in comune con il Dannar, il Neo Okusaer. Nonostante le obiezioni del promesso sposo, Anna si getta nello scontro con l'incoscienza dell'amore. Quando la situazione si fa grave poi accade qualcosa. Neo Okusaer e Dannar entrano in risonanza. I giganti si combinano dando forma al Godannar, un colosso meccanico rosso fiammeggiante che annienta in un lampo la minaccia. La vita è cambiata, ma la coppia potrà ancora condividerla.

Tra i preparativi del viaggio di nozze e le strategie per affrontare la nuova invasione, Anna e Go si trovano così ad allenarsi nella base Dannar. La timida pasticciona dà prova di essere una sempre più affidabile pilota. Il marito impara ad accettare che la moglie non è la classica principessina da difendere, ma un compagna su cui fare affidamento. Alla base fanno capo anche altri piloti, tutti vestiti come eroi di anime anni '70 e al comando di robot più o meno iconici. Con il tempo la squadra si allarga considerevolmente in vista dei nuovi scontri contro un nemico che appare ancora dai tratti non definiti, dai piani oscuri. Un nemico che sembra in grado persino di infettare con uno strano virus chi si pone ai comandi di un mezzo robotico.
La produzione: Tra il 2003 e il 2004 la AIC confezionò Shinkon Gettai Godannar, una delle serie robotiche più famose e amate di sempre.
Il regista Yasuchika Nagaoka ha un curriculum di tutto rispetto, che abbraccia Akira, Lupin 3, Naruto, Giant Robo, Rayearth. In Godannar cura particolarmente il ritmo dell'azione, sposando perfettamente momenti di vita quotidiana alle scene action di combattimento robotico più estremo. L'opera riesce credibile anche quando mette da parte il registro leggero andando a descrivere situazioni più drammatiche e malinconiche. Si nota lo sforzo di proporre un prodotto adatto ad una fascia di età diversa dal solito, ma su questo punto torneremo dopo. Certo, spesso tende a inquadrare mutandine e seni ballonzolanti ma credetemi... è una cortina di fumo, c'è qualcosa di più profondo.

Il concept originale e la compisizione della serie sono opera di Hiroyuki Kawasaki, da sempre amante della fantascienza, (Silent Mobius, L'irresponsabile Capitano Taylor, After war Gundam x, il bellissimo Eureka Seven AO che non mi capacito essere da noi ancora inedito... ma chi ce l'ha? Dynit tempo fa mi disse che non lo aveva, purtoppo, lei...), ma anche esperto di commedie (Ranma, Yawara, Boys be). Confeziona qui una serie dalla solida componente fantascientifica e dal buon impatto drammatico. Condita da qualche lato di sensualità che non guasta.
Il mechanical design è di Masahiro Yamane, il mecha design è di Tsukasa Kotobuki, due geni che hanno offerto la loro abilità su opere come Giant Robo, Jeeg, Big-0, Code Geass, Gaogaigar, Karas, SRW, SRW inspector (dove si creano nuovi robot ex novo su modello dei mecha del passato, una libidine grafica) e diecimila altri titoli fino al recente Accel World... che qualcuno dovrebbe portare in Italia senza perdere tempo in sondaggi inutili. Il loro lavoro su Godannar è volto alla costruzione di meccanismi che incarnino le migliori caratteristiche dei super robot del passato alla luce delle nuove tecniche dell'animazione moderna. Ne scaturiscono abitacoli e strutture che riescono bene a coniugare la forte dinamicità delle robo-serie del passato con una cura quasi maniacale tipica delle opere più recenti per giustificarne razionalmente movimenti e trasformazioni.

Non si dimenticano poi le esagerazioni, senza senso ma gasanti per rendere cool le loro opere. Il Godannar dà così sfoggio di una bellissima e iconica chioma infuocata. Non vi dico quanto è bello il modellino né quanto costi (costava sui 350 nel 2006... fate voi). E che dire della cabina di pilotaggio del Godannar, in cui la postazione del pilota maschile abbraccia letteralmente il pilota femminile? Puro sentimentalismo nerd. Di fatto poi i robot così come i piloti sono tantissimi e così ben realizzati che potrebbero tutti essere i protagonisti unici di una serie. Orgasmo visivo massimo.
Il monster design di Kyouma Aki e Seiji Handa, artisti che hanno lavorato anche ai mostri di Yugi-oh e alla serie di videogame Persona, è appropriato. Molto sullo schifoide-tentacolare andante. Permettono ai robot di sfogarsi con tutto l'arsenale immaginabile.
Il chara design è di Takahiro Kimura, anch'egli in molte delle opere con i mech di Yamane, Kotobuki ma anche su Gundam, il nuovo Valvrave, Macross, alcuni film di Lupin. Su Godannar riprende in qualche modo il discorso grafico iniziato con Gaogaigar, disegnando personaggi morbidi quanto duttili, apparentemente legati ad un contesto leggero o umoristico ma in grado di esprimersi bene anche in ambito drammatico. Characters che stemperano alcune ruvidezze del contesto, grazie ai loro occhioni e ad ammiccanti inquadrature. Questo nel pieno rispetto di un'opera che asseconda una certa giocosità grafica, condensando una estetica retrò (i costumi dei piloti sono pazzeschi!) unita a un'accentuata esuberanza delle forme femminili (letteralmente da infarto a una prima visione, poi ci si abitua e si riesce pure a seguire la trama, ma la distrazione delle forme incombe sempre sui poveri spettatori maschi), ma riesce nel contempo a trattare temi maturi, pesanti. Certo il disegno è piuttosto sessista, ma tiene sempre un limite, lo stesso che non valica Gurren Lagaan. Se vedete in rete scene esplicitamente erotiche, quelle non appartengo a Godannar. 

Ad ogni modo i personaggi femminili, con tutte le docce e saune che fanno, sono sempre pulitissimi... Il direttore artistico, il maestro Minoru Maeda, viene poi da Arale, Dragonball z, ha lavorato a Touch (Prendi il mondo e vai) e il suo tocco nell'amalgamare al meglio storia e immagini in una atmosfera sognante si sente.
Ultima ma non ultima la colonna sonora, offerta dal gigantesco Michiaki Watanabe, autore storico delle musiche di Mazinga Z, Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg, Dangaioh (e ai tempi di Dangaioh primi anni '90 si diceva già che il suo dopo gli anni '70 fosse un grande ritorno... certa gente è come gli Stones). Due secondi e vi setirete catapultati nelle sonorità degli anni '70, piangerete e riderete. Il massimo.
Recezione: viva gli old-school nerd Vuoi per i robot, vuoi per il contesto serio (più di quanto inizialmente sembri) ma al contempo scanzonato, vuoi per le procaci forme delle protagoniste femminili, Godannar piacque tantissimo in special modo ai vecchi fan maschietti di Mazinga, Goldrake, Getta e in genere delle opere robotiche anni '70, grazie al suo garbato modo di ripercorrerne temi, ingenuità e fascino.
Un pubblico di trentenni e oltre che esiste ancora oggi, in Italia. Un popolo silente dai gusti a volte più semplici e ingenui, che spesso non si rispecchia nei nuovi fan degli anime del periodo post-Evangelion, avvezzi a trame sempre più contorte e complicate, caratterizzazioni realistiche e disegni da paura che vedono vecchiume in prodotti con tre mesi di vita. Negli anni '70-'80 si vedevano con gioia anche robotici bruttissimi e infantilissimi come Ginguiser e si era felici. Un popolo di vecchiacci col pallino di Mazinga e di troppo Holly e Benji, composto anche di persone che dopo le scuole medie non hanno più avuto modo di vedere un cartone animato, la sera si trovano per il calcetto e al supermercato guardano se ci sono sconti sui pannolini, se non già sulle cartelle. Gente che trovi magari in banca a mimare i cento colpi di Hokuto. Un bastione di vecchi fan bistrattato ma benedetto da Del Toro (grazie ancora per Pacific Rim, oh maestro!), regista che sa capirli perché in fondo è uno di loro. Un pubblico pagante che riesce a spendere anche cifre considerevoli per repliche in carbonio di Boss Robot da collocare il soggiorno, magari davanti alla foto del primo giorno di scuola del pargolo. Un pubblico che è andato a ricomprarsi la riedizione di Goldrake della D-Visual e ancora ne aspetta le ultime uscite. Bambini cresciuti, adulti che non hanno dimenticato ancora di essere stati piccoli.
Non è un caso quindi se protagonista delle vicende di Godannar è un ragazzo di 29 anni (nel 2003, nota bene), praticamente già instradato all'altare, che ha deciso di mettere da parte il suo ruolo di nerd-pilota di robot, scegliendo di “diventare grande”, fare qualcosa di più serio. Un eroe che però non esita a tornare alla guida del suo robot quando il mondo chiama o, per dirla in modo diverso, quando il complesso di Peter Pan dei fan di vecchia data lo invoca con lacrime. Anche a ciò conseguono le forme generose delle protagoniste, il tasso di “sessualità” ben si sposa ai gusti degli ultrentenni che in luogo della taglia small di Rey Ayanami (che si trascina poi dietro menate edipiche note) ben si beano tra le “rassicuranti” forme di epigone di Fujiko Mine (che poi da noi erano prima le forme della Fenech, poi le forme delle ragazze del Drive In, poi le dee del Bagaglino). Un cartone animato che riprende le musiche anni '70, mette tute vintage ai piloti di robot vintage, asseconda visivamente il nostro eroe con tutta la gioia femminile possibile. Puro harem virtuale. Poi il tocco di genio! L'anello, il vincolo! Non a caso la coprotagonista di Godannar è una ragazza. Non a caso è lei che alla prima puntata (come vuole classico topos del genere) trova un robot e si mette alla guida. Non per conseguire la pace nel mondo, non per cercare l'approvazione di un padre stronzo, ma per seguire il suo futuro marito. Non troverete in giro altri anime robotici che parlino di matrimonio, vita di coppia, ma qui sì. Così all'inizio della serie a compatire-assecondare il “porco” (un acronimo magari poco edificante, ma funzionale a descrivere chi guarda uno spettacolo di robot e poppe) ecco che interviene la presenza femminile, che con tre quarti di santità perdona (sempre che la dolce metà sia anch'essa fan di anime giapponesi, in caso contrario son dolori), verifica che tanta sinuosità è solo apparente, constata che la trama non è poi nemmeno così male, apprezza che pure la componente maschile non è mal rappresentata. Poi la dolce metà scopre che si parla (anche) di vita comune e il porco-redento vince l'autorizzazione a vedersi un anime di robot e poppe. Con una piccola sadica clausola predisposta dalla serie: nella cabina di pilotaggio, come accennato, la donna sta davanti all'uomo e questo, ammiccamenti sessuali a parte, vede il mondo con ben davanti la nuca della moglie. Geniale. I meno fortunati vincono la “visione accompagnata” con la moglie, non sempre edificante.
Certo i “giovani” non capivano, almeno ai tempi della messa in onda delle prime puntate. Richiedevano maggiore serità (che via con le puntate comunque arriva), non comprendevano il senso di robot componibili, alcuni addirittura trovavano “eccessivo e immotivato il fanservice”. Non era, e non è tuttoggi, un prodotto nato per i giovani (non a caso gli stessi che si sono indignati per la cosiddetta quarta stagione di Lupin con protagonista Fujiko). Magari con il tempo Godannar potrebbe conquistarli (ma essendo del 2004 per molti sarà solo archeologia). Altre opere robotiche dall'aria vintage hanno cercato di “mediare”, come Gurren Lagaan, combinando il fascino di un Getter con lo spirito di One Piece, ma Godannar no, non ci prova nemmeno. Tuttavia è solo apparentemente un prodotto semplicistico per ottuagenari speculatori (giusto per esasperare il concetto), chi lo guarda interamente senza fermarsi ai primi “non mi piace” spesso ne viene conquistato.
Risultato dell'epoca: un sacco di bei modellini in metallo venduti. Roba che costa come un Rolex, beninteso. Qualche euro felicemente speso per l'home video, essendo la serie in tutto 26 puntate e non tre milioni di episodi. Tanta, tanta gioia. Un successo che dura ancora.
Fan di vecchia data felici. Dolci metà felici (con riserva). Giovani incerti ma, se convinti, poi felici. Mi rivolgo a te, blasonata casa distributrice di cartoni animati il cui nome ben conoscoQuesto almeno capitava in Giappone nel 2003-4, vuoi mettere che storia se capitasse ancora, oggi, qui da noi?! Noi vecchi-bambinoni, che abbiamo vissuto consumando il disco di “Shooting Star”, siamo stati allevati a insalate di matematica e dosi extra-size di cibernetica animata. Noi che giravamo in casa con il fustino del dixan in testa adattato a casco di Jeeg. Noi che il primo modellino da montare non è stato un aereo, ma una replica del Boss Robot. Noi che amiamo rivedere le vecchie serie e ci gasiamo con Mazinkaiser. Godannar, che finora non è fatalmente giunto in Italia (...), ci farebbe davvero piacere, oggi. Riprendendo il flano di Dai-Guard, altra opere per “vecchi” da me tanto amata: “Anche gli impiegati combattono per la pace nel mondo (guidando magari un robottone gigante)”.
Per questo oggi, con Pacific Rim così simile nelle tematiche e così vittorioso al botteghino sul pubblico over 30, mi è tornato in mente Godannar, che tanto piacerebbe a molti fan di Mazinga che ancora non l'hanno visto. Nonostante 10 anni alle spalle è un anime bellissimo, divertente, attuale, sexy, che fa commuovere e gasare da paura.
Pensate che figata se una ipotetica versione italiana avesse la sigla dei Cavalieri del Re, pensate se si riuscisse ad ottenere nel doppiaggio ancora Romano Malaspina. Sarebbe un bel sogno.
Affido quindi questo messaggio, arrotolato dentro ad una bottiglia, al mare della rete.

Sicuro che qualcuno in ascolto a volte si trova. E non è detto che non ci abbia già pensato concretamente...
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