Sinossi: New York, di sopra. April O'Neil (Megan Fox) sogna di fare carriera nel giornalismo di inchiesta, ma siccome è gnocca Canale 8 preferisce impiegarla in rubriche di ginnastica in cui, insieme a un personal trainer, compie esercizi aerobici su un tappeto elastico. Con conseguente sballonzonamento di tette. I suoi servizi piacciono e il suo cameraman, Vernon (Will Arnett), la paragona nell'ottica del notiziario alla panna sul caffè. Metafora che lo farà andare in bianco. April è desolata dalla situazione ma agguerrita, al punto che sta autonomamente indagando sui traffici loschi che riguardano i cantieri del porto e sembrano coinvolgere una spietata organizzazione criminale nota come il clan del Piede. Se avrà successo potrà magari ambire ad intervistare lo scienziato e magnate Eric Sacks (William Fichtner), un tempo collega di suo padre, ma che non vede da tanto tempo. Dal giorno che il laboratorio biologico è esploso e lei è riuscita a trarre in salvo solo quattro tartarughe da sperimentazione.
New York, di sotto. Nelle fogne, collegati alla città da un dedalo di cunicoli e scivoli, vivono quattro ninja. Da sempre osservano il mondo di superficie, preparandosi al meglio per diventare abbastanza forti, salire e fare la differenza. Sconfiggere il terribile clan del Piede. Il loro maestro, Splinter, ha insegnato loro a destreggiarsi con delle armi tradizionali orientali, cercando di valorizzare le caratteristiche di ognuno e spingendoli a migliorarsi, rendersi indispensabili l'uno per l'altro. Forse non è ancora giunto il tempo che i ninja vedano il mondo. Il maestro ha buoni motivi per proteggerli, la gente non è ancora pronta ad accoglierli senza discriminarli. Sono dei diversi, il loro aspetto è singolare. Ma i quattro ormai hanno deciso, sono grandi, hanno un grande spirito di giustizia e sulla pancia una bella tartaruga scolpita.
Ora sono abbastanza grossi da combattere il clan del Piede e Shredder, il suo spietato, corazzatissimo e fortissimo leader (Tohoru Masamune).
E, come il mondo dei personal trainer insegna, la tartaruga tira da sempre anche gnocca.
I ruggenti anni '80: Essere adolescenti negli anni '80, significava avere in casa almeno un paio dei gadget delle tartarughe ninja. Chi un astuccio o una cartella, chi un pupazzo, chi delle armi di gomma, chi dei timbrini o l'intera raccolta di figurine. Le tartarughe erano anche protagoniste del primo gioco decente da sala giochi della zona, un beat'em up a scorrimento con pulsantiere per quattro persone. Così inevitabilmente parlare di tartarughe ninja fa scattare i ricordi, perché quando ero piccolo, in una forma o nell'altra, loro c'erano sempre. Col tempo scoprii che c'era alla base anche un bel fumetto underground, duro e sanguigno. Lo incrociai sulle pagine di Spawn e Savage Dragon della Star Comics in un episodio crossover. Ma sono rimasto sempre legato al ricordo del cartone classico, al punto che non mi sono interessato delle successive serie animate o dell'ultimo film in animazione computerizzata. Poi è arrivato Bay con la sua mission di riportare in auge il brand, pomparlo (in tutti i sensi) e farne un baracco colorato, veloce e acchiappasoldi come la saga di Transformers. Per ora i numeri sembrano dargli ragione. In neanche una settimana le sue Tartarughe hanno già reso 5 volte quello che sono costate e il seguito è già schedulato per il 2016. Ma com'è questo film? Beh, per cominciare direi onore al merito degli ideatori grafici. Le tartarughe non sono mai state tanto fighe e massicce.
Tartarughe ninja 2.0: Il film segue la tendenza moderna del "reboot", la schizofrenica volontà di riscrivere tutta la storia da capo. Così assistiamo a una nuova genesi delle tartarughe e del loro maestro, alla quale si accompagnano anche nuove meccaniche relazionali. Il lavoro grafico di restyle sui nostri eroi è evidente e principale attrattiva del pacchetto. Una volta le tartarughe erano tutte uguali, non fosse stato per diverso colore delle bandane e diverso armamentario. I disegnatori hanno invece qui cercato di differenziarle profondamente le une dalle altre. Leonardo, che incarna il soldato, indossa abiti che sembrano un remix delle armature dei samurai, con tanto di spallotte e gonnellino. Raffaello, il guerriero, ha una stazza e dimensione muscolare maggiore ai suoi fratelli, cicatrici in volto, una bandana rossa che copre tutta la testa. Michelangelo sembra un rapper, ma nel suo caso la caratterializzazione è in larga parte merito del motion capture. Donatello, da sempre il tecnico del gruppo, ha una corporatura magra, quasi emaciata, ma si porta appresso un mare di gadget. Visivamente funzionano. Meno ispirati gli altri cambiamenti in corso d'opera. I ninja del Piede originali parevano fatti di polvere al punto da sbrindellarsi al tocco delle armi delle tartarughe, la città era piena di vigilanti mascherati e armati con mazza da hockey, gli alieni facevano presto la loro comparsa e la misteriosa sostanza chiamata Ooze creava tantissimi tipi di mutanti diversi, amici e nemici. Ora i ninja sono tutto e per tutto dei tizi vestiti da ninja che quando colpiti vanno a terra, gli alieni non sono ancora arrivati, i mutanti sono solo i nostri eroi. Non è detto che il sottobosco di personaggi del cast originale non possa, se pure in modalità differenti, riproporsi in futuro. La serialità ormai prevede che lo sviluppo narrativo sia per lo più diluito. Ma per me qualcosa qui è venuta a mancare e dispiace: la comicità, anche involontaria, dei "cattivi". Bebop e Rockstady, qui criminalmente assenti, erano dei mostri di comicità involontaria e donavano alle scene un sense of wonder extra: il combattimento tra mostri con battutacce. Nella pellicola è presente ad ogni modo Shredder, ma lo è in una versione diversa dal solito.
Una armatura meccanizzata con lame retrattili, elmo da combattimento cattivo, capacità motorie potenziate. Un mostro. Stupendo da vedere in movimento per tutti i mille dettagli che lo contraddistinguono, devastante nelle scene di combattimento, letale. Solo che questo non è Shredder. L'originale era un tizio con un costume ridicolo che urlava ordini e le prendeva spesso di santa ragione. Un tizio che giocoforza doveva comportarsi da mollusco alla presenza di cattivi più dotati di lui, degradandosi al ruolo di spalla. Shredder si esibiva in una miriade di dialoghi da matto esaltato che lo rendevano ancora più patetico, questa sua versione 2.0 quasi non sembra che parli, agisce con la determinazione di una falciatrice, è incredibilmente grosso e potente, pare ammantato da un alone di immortalità. Un personaggio decisamente diverso. Le scene in cui appare sono bellissime, ma non è lui, questo specie di mega ninja robotico è un personaggio nuovo e un po' monocorde.
Megan Fox è perfetta invece. Nonché una delle dimostrazioni concrete dell'esistenza di Dio.
Lost in translation Personalmente ritengo che il nuovo assetto narrativo impoverisca un po' il materiale di partenza, oltre a non apportare significative implementazioni dal punto di vista della logica narrativa. TMNT parlava di eroi-freak che vivevano nelle fogne combattendo nell'oscurità della notte spaventosi nemici mutanti e ultraterreni. Il Maestro Splinter era, prima della trasformazione, un uomo, un uomo saggio che viveva ai margini del mondo e combatteva a suo modo la sfrenata alimentazione di un suo alter-ego corrotto. Le sostanza mutagene erano terribili quanto definitive, le persone che venivano in loro contatto mutavano e non tornavano più umane. Poi il cartone animato presentava molta ironia, ma c'era di più alla base. Malinconia. Aspetto che viene ahimè sacrificato molto in questa pellicola, ed è un male. Sembra che abbiano tolto proprio quelle piccole cose che davano cuore all'opera in virtù di una narrazione sovraeccitata che si ha paura possa essere già dimenticata a una seconda visione. Una narrazione che condisce di battutine un continuo correre da un luogo all'altro, meccanico quanto un po' prevedibile. Non cercavamo Dickens, ma avemmo voluto avere più tempo in compagnia delle tartarughe bambine, vederle intimorite dal mondo esterno, vedere motivate da sottotrame le problematiche all'origine della loro così diversa caratterializzazione, in qualche modo segno di percorsi di vita differenti. I modelli poligonali raccontano di fatto storie diverse, ma forse sono storie che potremo conoscere solo in una futura pellicola.
Pur con queste differenze e piccoli difetti da rifinire con il tempo, il film gode di una trama semplice da seguire anche per un bambino, ultra lineare. Un po' di umorismo che non guasta, tanti colori ed effetti speciali, un buon numero di sequenze di combattimento davvero spettacolari, roba così dettagliata e veloce che necessita di un paio di visioni per convincere la vostra retina che tutto quel casino è accaduto davvero. Sì. il top è la scena sulla neve, come avrete letto su altri cinque milioni di post sulla rete. La scena della neve tra scivoloni e suv che si spiattellano. Ma c'è anche moooolto altro da vedere e forse le uniche scene un po' deboline da questo punto di vista sono quelle iniziali, dove l'azione è volutamente confusa per non rivelare da subito la fisionomia dei nostri eroi. Se volete divertirvi al cinema, magari con una Coca-cola gigante al seguito e pop corn, il film non vi deluderà, state tranquilli. Portate sereni anche i pargoli, comprategli i modellini magari, così di nascosto potrete giocarci anche voi. E a fine serata pizza per tutti.
Il film non ha grandi pretese. Ben girato, patinato, infiocchettato, sostanzialmente innocuo. Forse così innocuo da non lasciare il segno ma i botteghini sembrano urlarne già ai quattro angoli della Terra il successo. Magari serviva un po' di cuore in più. Magari un po' di cattiveria in più non sarebbe guastata. Il fumetto avrebbe così avuto il suo obolo di sangue.
Ma questo è intrattenimento per famiglie e Robert Rodriguez continuerà a girare i suoi Machete, stando alla larga da tartarughe verdi. Tartarughe che come massimo approfondimento psicologico sanno di essere mutanti, ninja e adolescenti. Ma poco male. Il verde è tornato di moda.
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