Dicembre 1944, Londra. Sotto una fitta neve il capitano Anderson guarda due bare di fango. Sua moglie e sua figlia. I tedeschi hanno bombardato e quella che era la sua famiglia era sotto la linea di tiro. Due parole con un prete e il capitano è nella sua vecchia casa, seduto sulla sua poltrona a osservare la parete del soggiorno, divelta dalle bombe, dalla quale si possono ammirare solo rovine. In giorno dopo, più morto che vivo, viene svegliato dal sergente Angus e da una tazza di caffè caldo offerta da un caporale. C'è una nuova missione e nulla è meglio che uscire da quel soggiorno.
I tedeschi si stanno facendo forti, sembra che ci sia in giro un'arma di propaganda molto efficace. Una stazione radio dalla quale viene trasmessa, a una certa ora dopo il tramonto, la voce d'angelo di una ragazza (ehi, sono riuscito a mettere il titolo dell'opera in una frase!!! Non mi riesce dai tempi di Superman 4!...cit. per i più affezionati dei nostri lettori...). Una voce che legge ai soldati tedeschi al fronte delle lettere scritte dai loro famigliari più cari. Persone che però sono tutte morte da tempo.
Insieme a un esperto di telecomunicazioni, il maggiore Anderson e la sua squadra dovranno così paracadutarsi in territorio nemico, alla ricerca della radio e del suo mistero.
Devo essere onesto. la prima reazione alla vista della copertina è stato un sincero "cheppalle". Ancora con gli occhi sul bellissimo numero 24 della collana, temevo una di quelle infinite menate belliche old-school. Sono pertanto felicissimo di essermi sbagliato.
L'ambientazione è abbastanza canonica forse, ma i personaggi e il racconto sono davvero di classe. La ragazza della radio è un personaggio non convenzionale, eroica quanto innocente, delicata quanto spettrale. Attorno a lei si muovono tutti gli altri attori in scena, quasi condizionati dall'aura che emana. Il capitano Anderson è un personaggio che dovrebbe agire di impulso, per vendetta, ma che davanti a una nuova prospettiva si trova a ritrattare con il suo ruolo, con le sue azioni, arrivando ad una autentica crescita emotiva. A soldati intabarrati e armati si contrappongono i civili, le persone che nonostante tutto vivono la loro vita continuando i loro piccoli riti. Bambini che corrono in una stalla inseguendo una gallina, contadini e orfani disposti a preparare da mangiare a persone che potrebbero ucciderli. Sono loro le persone da proteggere, il futuro da preservare ma molti film bellici se lo dimenticano. Si temono gli esiti più nefasti di uno scontro a fuoco che li coinvolga, ma l'intreccio narrativo va oltre; cerca, e trova, pur dietro pesanti divise nere, una radice di umanità, insacrificabile, che dovrebbe essere normale ma spesso non lo è. E per questo è abbagliante. Vietti, puntando sul cuore e non fallendo, esordisce quindi alla grande sulla testata antolgica come, allestendo quella che a tutti gli effetti è, una favola.
Buscaglia, autore dei disegni, è una nostra vecchia conoscenza per via di Dragonero. Il suo lavoro qui segue e comprende le logiche del racconto. Muove davvero le corde emotive, puntando molto sull'espressività dei volti, sulla malinconia della neve che cade, sulla costruzione di un ambiente rurale baluardo di una innocenza da preservare. Ma non dimentica l'azione, da sempre il suo pezzo forte anche sulla testata fantasy Bonelli. Azione sempre chiara ed esaltante, armi, mezzi ed esplosioni. Un altro bel lavoro che conferma la sua versatilità.
Un altro numero da avere della collana, differente dagli altri quanto ben realizzato.
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