(apre la sezione “pallini culinari”
del blog)
Da piccini la
pasta in brodo non raggiunge certo la top ten dei piatti preferiti. In
genere scotta, è liquida, magari la nonna ha ricavato il brodo da
una gallina originale e non da una busta e il risultato è che il
brodino puzza di “ascella di gallina”. Non esattamente uno
spettacolo. Il menù della domenica con gli gnocchi ha sempre fatto un
culo così alla cena infrasettimanale di pastina. Non c'è storia.
Poi sono arrivati i cartoni animati giappi. I più attenti si sono
subito accorti che nei cartoni giappi si mangia roba strana.
Misteriose palle di riso tenute in mano da rettangoli neri, wurstel
tagliati a polipino, una specie di fonduta chiamata sukiyaki e loro,
i brodini con pasta, rigorosamente serviti in ciotole arricchite da
roba colorata simile a lecca lecca. I ramen.
Certo per trovare in
Italia una ciotola di ramen come Buddha comanda bisogna conoscere i
due o tre posti che lo fanno bene (e se siete di Milano di sicuro
conoscerete l'Osaka in zona Moskova), ma esiste una variante
economica. Una variante che anche lei appare saltuariamente nei
cartoni animati, magari tra le mani dello squattrinato ispettore
Zenigata, il ramen istantaneo. In una specie di bicchiere di plastica
sono presenti in genere dei tagliolini e una busta e/o condimento a
seconda del “gusto” prescelto. Se volete carne di maiale o manzo
avrete dentro la bustina troverete dei simpatici cubetti di carne
essiccata, se scegliete i gamberetti troverete dentro simpatiche
mummie di gamberetto. A questo si aggiungono in genere pisellini
gommosi e mais gommoso, entrambi dall'inquietante sapore gommoso. In
aggiunta aromi vari. La preparazione è a prova di scimmia. Aprire
il coperchio, versare sui tagliolini liofilizzati la busta magica,
riversare sugli stessi acqua calda. Basta chiudere il tappo e far
cuocere per tre minuti e il tutto è pronto. C'è da dire che
tecnologicamente l'impatto è notevole, in tre minuti mangiate degli
spaghetti già conditi. Giusto per gli ottimisti: i ramen
liofilizzati con il ramen ufficiale hanno giusto un effimero rapporto
di parentela. Lo stesso che più o meno lega la pizza alla torta di
mele. E non vi dico quanto ancora distano dai maltagliati al ragù di
cinghiale. Tuttavia gli spaghettini fanno brutto. Nella misteriosa
bustina devono esserci sostanza strane che creano nell'avventore
occasionale una misteriosa attrazione per i gamberetti mummificati e
i piselli gommosi. Credo che tale affinità elettive derivino anche
da immagini subliminali che appaiono di tanto in tanto negli anime,
modello “Essi vivono” di John Carpenter. È una strategia così
ben mirata che troviamo anche in Italia anime di fatto pagati da case
di produzione di tagliolini istantanei come la Nissin. Certo in
“Freedom” la pubblicità è ben evidente e insistita, con in scena
giovani giappi festanti che nella prospettiva di un viaggio spaziale
verso l'ignoto stipano una nave spaziale di questa roba. Ma chissà,
magari tra uno scontro tra Barba Nera e Luffy potrebbe comparire per
mezzo istante un bicchiere di ramen... Se li mangia Luffy...
Curiosità,
indottrinamento, il fatto che costino una sega. Ormai non c'è fiera
del fumetto che mostri un'area sempre più vasta di rivenditori di
tagliolini. Tra cosplayer vestite da Morrigan ed Edera Velenosa (Dio
le abbia sempre in gloria), pacchetti e pacchettini di Gundam
montabili e bacchette di Harry Potter ecco dunque che si insinua il
classico afrore frutto dell'incontro dei tagliolini con l'acqua
calda. La stessa fragranza da minestrone che affigge ogni
appartamento della provincia già dalle prime luci dell'alba. La
pastina è tornata e ha invaso il mondo dei giovani. Giovani felici
di armeggiare con bicchiere e bacchette in quella che primariamente,
tra bicchiere incandescente e il fatto di avere solo due mani (di cui
una impegnata a tenere un modellino), è più una prova di abilità
equilibristica che sostentamento alimentare. Giovani che se a casa
gli si fosse presentata la pastina in brodo avrebbero di regola
ribaltato la tavola e composto il numero dell'assistenza sociale.
Oltre alle fiere
dei mangofili il mercato alla fine si è espanso anche ai
supermercati, in alcuni dei quali i prodotti Nissin si possono
agilmente trovare. Ecco quindi che la Star decide di entrare in campo
con i Saikebon.
Devo essere
franco, il prodotto Star migliora sensibilmente rispetto al ramen
istantaneo importato. La prima gioia è squisitamente estetica.
Niente cubetti di animali, niente gamgeretti mummi e roba vegetale
per lo più sferica e gommosa. Si apre il coperchio e si trova una
bustina con un contenuto non dissimile dall'insaporitore-dado
classico. Poi la pasta non pare male e il gusto è esattamente quello
della pastina in brodo. Siamo ancora lontani dal Ramen vero, quello
dei ristoranti giappi selezionati o dei migliori baracchini di Osaka.
Ma ora per lo meno abbiamo pasta in brodo che pare pasta in brodo
italiana al 100%. Senza però quella fragranza rustica da “ascella
di gallina bollita”. Ma prima o poi chissà... Dopo anni e anni di
ostracismo la pastina alla sera potrebbe di nuovo essere bene accetta
e pure “cool”. Alla faccia di chi cosidera i cibi orientali roba
strana...
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