giovedì 1 maggio 2014

Saikebon: i brodini col ramen secondo Star

(apre la sezione “pallini culinari” del blog)

Da piccini la pasta in brodo non raggiunge certo la top ten dei piatti preferiti. In genere scotta, è liquida, magari la nonna ha ricavato il brodo da una gallina originale e non da una busta e il risultato è che il brodino puzza di “ascella di gallina”. Non esattamente uno spettacolo. Il menù della domenica con gli gnocchi ha sempre fatto un culo così alla cena infrasettimanale di pastina. Non c'è storia. Poi sono arrivati i cartoni animati giappi. I più attenti si sono subito accorti che nei cartoni giappi si mangia roba strana. Misteriose palle di riso tenute in mano da rettangoli neri, wurstel tagliati a polipino, una specie di fonduta chiamata sukiyaki e loro, i brodini con pasta, rigorosamente serviti in ciotole arricchite da roba colorata simile a lecca lecca. I ramen. 

Certo per trovare in Italia una ciotola di ramen come Buddha comanda bisogna conoscere i due o tre posti che lo fanno bene (e se siete di Milano di sicuro conoscerete l'Osaka in zona Moskova), ma esiste una variante economica. Una variante che anche lei appare saltuariamente nei cartoni animati, magari tra le mani dello squattrinato ispettore Zenigata, il ramen istantaneo. In una specie di bicchiere di plastica sono presenti in genere dei tagliolini e una busta e/o condimento a seconda del “gusto” prescelto. Se volete carne di maiale o manzo avrete dentro la bustina troverete dei simpatici cubetti di carne essiccata, se scegliete i gamberetti troverete dentro simpatiche mummie di gamberetto. A questo si aggiungono in genere pisellini gommosi e mais gommoso, entrambi dall'inquietante sapore gommoso. In aggiunta aromi vari. La preparazione è a prova di scimmia. Aprire il coperchio, versare sui tagliolini liofilizzati la busta magica, riversare sugli stessi acqua calda. Basta chiudere il tappo e far cuocere per tre minuti e il tutto è pronto. C'è da dire che tecnologicamente l'impatto è notevole, in tre minuti mangiate degli spaghetti già conditi. Giusto per gli ottimisti: i ramen liofilizzati con il ramen ufficiale hanno giusto un effimero rapporto di parentela. Lo stesso che più o meno lega la pizza alla torta di mele. E non vi dico quanto ancora distano dai maltagliati al ragù di cinghiale. Tuttavia gli spaghettini fanno brutto. Nella misteriosa bustina devono esserci sostanza strane che creano nell'avventore occasionale una misteriosa attrazione per i gamberetti mummificati e i piselli gommosi. Credo che tale affinità elettive derivino anche da immagini subliminali che appaiono di tanto in tanto negli anime, modello “Essi vivono” di John Carpenter. È una strategia così ben mirata che troviamo anche in Italia anime di fatto pagati da case di produzione di tagliolini istantanei come la Nissin. Certo in “Freedom” la pubblicità è ben evidente e insistita, con in scena giovani giappi festanti che nella prospettiva di un viaggio spaziale verso l'ignoto stipano una nave spaziale di questa roba. Ma chissà, magari tra uno scontro tra Barba Nera e Luffy potrebbe comparire per mezzo istante un bicchiere di ramen... Se li mangia Luffy...

Curiosità, indottrinamento, il fatto che costino una sega. Ormai non c'è fiera del fumetto che mostri un'area sempre più vasta di rivenditori di tagliolini. Tra cosplayer vestite da Morrigan ed Edera Velenosa (Dio le abbia sempre in gloria), pacchetti e pacchettini di Gundam montabili e bacchette di Harry Potter ecco dunque che si insinua il classico afrore frutto dell'incontro dei tagliolini con l'acqua calda. La stessa fragranza da minestrone che affigge ogni appartamento della provincia già dalle prime luci dell'alba. La pastina è tornata e ha invaso il mondo dei giovani. Giovani felici di armeggiare con bicchiere e bacchette in quella che primariamente, tra bicchiere incandescente e il fatto di avere solo due mani (di cui una impegnata a tenere un modellino), è più una prova di abilità equilibristica che sostentamento alimentare. Giovani che se a casa gli si fosse presentata la pastina in brodo avrebbero di regola ribaltato la tavola e composto il numero dell'assistenza sociale.
Oltre alle fiere dei mangofili il mercato alla fine si è espanso anche ai supermercati, in alcuni dei quali i prodotti Nissin si possono agilmente trovare. Ecco quindi che la Star decide di entrare in campo con i Saikebon.


Devo essere franco, il prodotto Star migliora sensibilmente rispetto al ramen istantaneo importato. La prima gioia è squisitamente estetica. Niente cubetti di animali, niente gamgeretti mummi e roba vegetale per lo più sferica e gommosa. Si apre il coperchio e si trova una bustina con un contenuto non dissimile dall'insaporitore-dado classico. Poi la pasta non pare male e il gusto è esattamente quello della pastina in brodo. Siamo ancora lontani dal Ramen vero, quello dei ristoranti giappi selezionati o dei migliori baracchini di Osaka. Ma ora per lo meno abbiamo pasta in brodo che pare pasta in brodo italiana al 100%. Senza però quella fragranza rustica da “ascella di gallina bollita”. Ma prima o poi chissà... Dopo anni e anni di ostracismo la pastina alla sera potrebbe di nuovo essere bene accetta e pure “cool”. Alla faccia di chi cosidera i cibi orientali roba strana...
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