A cavallo delle
due grandi guerre si racconta che sul mare Adriatico facessero
incursioni i pirati dell'aria. Una rappresentativa eterogenea e
bislacca di masnadieri provenienti da tutta Europa che a cavallo di
idrovolanti depredavano i bastimenti che incautamente percorrevano la
tratta. Gente affamata di libertà e sommersa dai debiti che
giocoforza deve trovare i soldi per contunare a volare da qualche
parte. Lestofanti che alla sera diventano però tutti amici e si
ubriacano nel locale di Gina. Ad affrontarli c'era un leggendario
cacciatore di taglie, un asso dell'aviazione italiana infallibile e
pare colpito da una misteriosa maledizione. Lo chiamavano Porco
Rosso.
Un film di
Miyazaki dedicato agli adulti ma che fa sognare anche i bambini. Un
film sulla storia e sulla gioia di vivere. Un'azione divertente,
molte risate, lacrime. Porco Rosso ha tutto e ad ogni visione il
puzzle si perfeziona, si scorgono nuovi dettagli, si scopre qualcosa
che prima era sfuggito.
Era troppo tempo
che non passavo una sera insieme a Marco, Curtis e ai Mamma Paura.
Ritrovarli sgargianti e in formato Blu ray grazie alla Lucky Red è
stata una vera sorpresa, anche perché il lavoro è stato eseguito
davvero a regola d'arte. Trovare le parole per descrivere questo
capolavoro dell'animazione mondiale è per me difficile. Dico solo
che spesso quando sono a Milano mi perdo nell'osservare i navigli,
alla ricerca della società Piccolo e di Fio e dell'ipotetico
tragitto percorso dall'idrovolante di Porco, tra ponti e battelli di
passaggio, nel tentativo di far prendere quota al suo lussureggiante
bolide. Ora, più che quando ero piccolo e consumavo l'unica versione
disponibile, quella spagnola, apprezzo anche la struggente malinconia
della signora Gina, sorrido e non mi arrabbio per la spavalda ma
sincera bulleria di Curtis, riesco a leggere il messaggio anche
politico, forte, di cui è connaturata quest'opera. Oggi con nelle
sale a fine aprile “S'alza il vento” mi è possibile, alla luce di
Porco Rosso, comprendere qualcosa di più sul grande Miyazaki,
qualcosa che me lo rende molto più vicino e amico di quanto potessi
immaginare.
Sbirciando per
caso sul sito Lucky Red mi ri-imbatto quindi nella storia delle
Miyazaki Airplane, la compagnia aerea del padre del grande regista,
specializzata nella costruzione di piccoli componenti alcuni dei
quali montati anche sugli Zero. Mi riappare chiara e vivida la sua
passione per gli strumenti volanti, vederli creare quanto volare,
così come la sua avversione alla guerra, al fatto che splendidi
uccelli meccanici vengano usati come armi. Nella variegata umanità
che vive nei pressi del capannone della Piccolo in più rivedo molte
delle foto d'epoca che imbottiscono gli album di casa, una realtà
contadina che si mischia a quella industriale. Vie rurali, grossi
carcassoni Fiat, le donne impiegate nel lavoro in fabbrica. Ripenso a
mio nonno, che costruiva componenti meccanici per la grande industria
e il pomeriggio diventava contadino e sfamava i suoi figli con il
latte della mucca. Mi piace pensare che non dissimile fosse la vita
vissuta da Miyakazi in giovinezza, che Giappone e Italia, per altro
alleati in quella guerra sciagurata, non fossero così lontani negli
animi. Non riuscirei diversamenta a quantificare l'immenso amore per
il nostro Paese che traspare in Porco Rosso. Non credo che sia
bastata l'esperienza con Il fiuto di Holmes, così come la stima per
il collega animatore e amico Marco Pagot (cui l'opera è dedicata)
per scaturire tanto affetto. Qualcosa che va ben al di là della
ricostruzione storica e tocca i cuori. Un delitto che tale opera che
tanto bene ci rappresenta, che con il cuore ci è dedicata, sia
rimasta per quasi vent'anni inedita nel nostro paese. Un'assurdità
inconcepibile riparata solo di recente da Lucky Red, dopo che Disney
ci ha a lungo beffato. Ma è acqua passata.
Per il futuro si
pensa a un seguito che pare essere già scritto. Si spera che il
grande maestro ci faccia tornare a volare. Da una recente intervista
con il produttore di S'Alza il Vento, questo si vantava di come
avesse cassato l'idea di Miyazaki di realizzare un seguito di
Ponyo (non a caso uno dei film più belli degli ultimi tempi),
glorificando il lavoro del produttore. Al di là della bontà
dell'ultima pellicola, con una simile dichiarazione per vanto il
produttore avrei voluto picchiarlo, a sangue. Un burocrate che impone
a un genio quello che deve fare, un genio di oltre 70 anni. Miyazaki
avrebbe voluto tornare a Porco dopo aver finito con Ponyo (e se
Ponyo per il maestro necessitava di un sequel, bisognava che si
facesse un sequel), avrebbe voluto portare Marco in Spagna durante la
seconda guerra. Vorrei tanto che ci riesca. Come che gli lasciassero
fare quello che vuole.
Certo i tempi sono
cambiati. I navigli di Milano non sono così estesi come lo erano
allora per via del cemento e paradisi come l'isola-nascondiglio di
Porco sull'Adriatico non sono più raggiungibili se non nella
fantasia. Ma il film è sempre qui e come un album dei ricordi può
essere visto e rivisto. E sul mare Adriatico è sempre possibile
immaginare volare un maiale su un idrovolante rosso.
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