Testi: Di Gregorio; Disegni: Fattore – Di
Vincenzo
Londra, primo
maggio 1851. Nella sontuosa cornice di Hyde Park, all'interno della
celeberrima Esposizione Internazionale, viene presentato il primo
esempio di intelligenza artificiale, Adam. Mosso da ingranaggi
alimentati a carbone e con fulcro una inquietante faccia totemica,
Adam è pronto a dimostrarsi superiore all'uomo della più tipica
sfida di intelligenza, gli scacchi. Per rendere ancora più
schiacciante la superiortà della macchina il suo sfidante è il
campione del mondo, un arcigno prussiano di nome Fiehedrssen, passato
alla cronaca anche per la spregiudicatezza ed efficacia delle sue
tattiche di gioco. La sfida comincia ma subito la situazione si fa
strana. Per ogni pezzo che Fiehedrssen sacrifica, mani misteriose
compiono efferati omicidi. Un pedone significa un passante. Un
alfiere o “Bishop”, un porporato. Una Torre un funzionario. L'aria
di attentato si fa pensante, nonostante le richieste la partita non
può essere sospesa perché questo comporterà solo più gravi
conseguenze. La polizia brancola nel buio. La stampa addita lo
scacchista prussiamo quale un assassino senza scrupoli e la gente fa
in fretta a scagliarsi contro un uomo che in virtù delle sue
drastiche scelte di gioco non fa nulla per evitare la perdita di
importanti pezzi dello scacchiere, pur di conquistare la vittoria
finale.
Le partite a
scacchi sono sempre un argomento interessante, anche se i giovani
moderni preferiscono le carte di Yugi-oh. Tattica, sangue freddo,
puro agonismo che sfocia in ossessione e nichilismo per tutto quello
che non è la propria passione.
Di Gregorio mette
in scena una partita Kasparov – Big Blue, ante litteram,
argomentando con tematiche steampunk e arricchendo con una struttura
a thriller l'intreccio. Ne risulta un fumetto molto interessante, in
grado in poche vignette di catalizzare l'attenzione del lettore. La
potenza degli eventi supera anche il carisma dei singoli personaggi,
e tutto fila a meraviglia fino a un finale che purtroppo perde di
mordente, in cerca di una chiosa a effetto poco interessante in
quanto sembra mancare di consequenzialità con gli eventi prima
narrati. Rimane una interessante apologia sull'ossessione di essere i
migliori al mondo in un contesto storico dal quale l'intelligenza e
bravura umana saranno sempre più abilità messe in secondo piano da
macchine in grado di sostituirsi all'uomo sempre più in ogni campo.
Il lavoro di Fattore e Di Vincenzo è notevole, si basa su importanti
ricerche della iconografia dell'epoca, ricostruzioni ambientali,
utilizzo di ritratti e costumi accurati. Le tavole che riproducono
meccanismi reali quanto inventati sono di forte impatto e donano
all'opera un fascino tutto suo. Tuttavia questo lavoro non riesce
troppo nell'intento di caratterizzare i personaggi, che risultano
figure tanto anonime quanto intercambiabili, non fosse per qualche
guizzo nella definizione del persoanggio dello scacchista, l'unico
che in qualche modo riesce a bucare la tavola in un paio di
occasioni. Un buon numero quindi, dall'ottimo ritmo. Non un
capolavoro ma una ulteriore piccola gemma da aggiungere alla propria
collana.
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