Innland. La terra
dell'oro rosso e dell'oro nero.
Civilian produce
oro nero, il combustibile che muove tutto il pianeta, ma la sua
industrializzazione spinta ha portato al diffondersi della ossidanza,
una malattia che, se non curata con forti trasfusioni di sangue sano, porta alla morte. Sangue sano, l'oro rosso, l'unica materia di
scambio della verdeggiante Lith, la città giardino. Per poter
sopravvivere il popolo di Lith offre i suoi figli a Civilian per
farne spremute di medicina, in cambio dell'oro nero. Poi qualcosa
cambia, i sacrifici umani finiscono. Lith scopre un giacimento di oro
nero. I malati di ossidanza di Civilian vengono condannati all'esilio
e trascorrono nel deserto una vita da predoni. La un tempo pacifica
Lith pensa ad armarsi, a vendicarsi. In questo mondo dilaniato dalla
violenza all'ombra di una guerra imminente si incontreranno a metà
strada una ragazza rinnegata da Lith e un ex giocatore di Death Run
di Civilian, contagiato dall'ossidanza per via di un giro di
scommesse. Diverranno uno la cura dell'altra.
Gigi Simeoni,
autore e disegnatore di questa storia, è uno dei più grandi nomi
del fumetto italiano in circolazione. Sono un suo fan, ma confermo
quanto detto senza timore di essere smentito. Tra i suoi ultimi
lavori in casa Bonelli ci sono anche un paio di capolavori, come i
romanzi a fumetti “La notte e il buio” e “Stria”. Opere tra
il thriller e l'horror magnificamente disegnate, ricche di profondità
narrativa, nella quali dimostra un particolare orgoglio, amore e
sensibilità nel descrivere ambientazioni fieramente italiane. Tra
Nick Carter, Lazaruss Ledd, l'intrepido, Dylan Dog e Nathan Never, Simeoni dimostra poi di aver scritto e disegnato di tutto, mai
rinunciando all'alta qualità e ad una spiccata originalità
tematica.
Dopo averci
deliziato con “Amore nero”, seguito di “La notte e il
buio” pubblicato sul volume 8 de “Le storie”, Simeoni ci
stupisce con un mondo e un contesto del tutto nuovi, per quanto
squisitamente retrò: il polveroso fantasy post atomico figlio di
molti sogni anni '70 e '80. Un genere nato dalla riflessione sul sempre
maggiore utilizzo da parte dell'uomo di fonti energetiche, vuoi
particolarmente ambite in quanto limitate, vuoi decisamente potenti
quanto pericolose. Un uso-abuso sordo a qualsiasi politica ambientale
che inevitabilmente porterebbe al loro esaurimento, alla distruzione
delle società civili, al progressivo imbarbarimento dei costumi fino
alla nascita di un nuovo medioevo.
Gli esempi del successo di questo,
inquietante, filone narrativo sono noti e spaziano dai manga come "Ken
il Guerriero", ai fumetti di Corben e Kirby, ai film di Mad Max, ai
giochi come Fallout. Simeoni porta la situazione subito all'estremo,
sangue per petrolio, dritto come una rasoiata, narrando una storia di
reietti in cui la morte di una persona diviene qualcosa di pacifico,
accettato per disumana prassi, dove i giochi di potere vengono prima
di ogni cosa. Se il contesto è doloroso, la storia è di impronta
decisamente action, non priva di personaggi decisamente umoristici.
Si vorrebbe alla fine sapere di più di questa Innland, ma non è
detto che il futuro non presenti sorprese. Se il Simeoni scrittore è
solido e pieno di ritmo, il Simeoni sceneggiatore è qui estremamente
godibile e citazionista. Veicoli che sembrano usciti da un'opera di
Kirby, uomini dai contorni deformi e possenti come tipici di Corben,
donne bellissime con occhialoni da motociclista e mezze nude come le
disegnava il compianto autore di Ranxerox, Tanino Liberatore, omini
con nasone che riportano ai caricaturali personaggi di Magnus. Questo
lavoro dona all'opera una atmosfera fortemente vintage, accattivante
ed estrema, splendida per chi “conosce e ama”, ma di sicura presa
anche per le nuove generazioni, che magari ai vari Fallout, Rage e
Borderlands ci hanno giocato e qui si troveranno subito a casa.
La copertina del
sempre bravissimo Di Gennaro “urla” Ranxerox e sarebbe bellissima
da appendere come poster gigante. Bellissimo numero.
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