Speciale
27 e n.325 – Un nuovo corso?
Speciale 27. Dylan
si trova in una casa di cura come internato. Non si ricorda di
preciso come ci sia arrivato e il dr Phibes non pare incline a dargli
risposte diverse da arcaici trattamenti per l'igiene mentale a base
di stanze imbottite, scariche e elettriche e pillole colorate. Tutto
è annebbiato ma una cosa è certa. La soluzione è all'esterno di
quel grigio edificio e la fuga l'unica strada. Una fuga che non sarà
di certo facile.
La storia di Gualdoni per i disegni del sempre
eccelso Brindisi mixa la Zona Morta, Brazil, un tocco di Qualcuno
volò sul nido del cuculo e arricchisce con visioni neo-naziste (peraltro sempre presenti nella Zona Morta), fornendo uno spettacolo
gustoso e accattivante che strizza l'occhio anche ai fan di più
vecchia data. Le oltre 160 pagine scorrono che è un piacere e fanno
sinceramente considerare non malvagia l'idea di allungare stabilmente
la durata media delle avventure di Dylan in un'epoca in cui se hai un
Dylan Gigante da trecento e passa pagine lo si divide in 4 storie
(spesso storielle) e se si ha un color da 100 lo si divide sempre in
4 mini-storie (alcune invero brutterrime, ma molte ottime) da
venticinque pagine. Un'ottima lettura, abbellita anche da splendide
tavole post-apocalittiche di ampio respiro e che confermano Brindisi
come autore eccelso.
Numero 325.
Francia 1913, fronte franco-tedesco. Il soldato Doinel viene colpito
duramente da una granata, ma miracolosamente viene tratto in salvo e
portato nel locale ospedale. Tuttavia al suo risveglio asserisce di
essere Jeffrey Walcott, medico dei giorni nostri, fratello di Edmond,
ragazzo invalido che si muove grazie ad una sedia a rotelle. Qualcosa
di strano è avvenuto e un ruolo centrale sembra averlo avuto una
bambinaia che ha sempre al seguito un ragazzino vestito come
arlecchino con denti aguzzi come uno squalo. Ambrosini disegna e
scrive un albo che si rivela essere molto superiore a quanto traspare
dalle premesse iniziali. L'autore gioca con lo zolfo, se mi
permettete l'allegoria e dipinge una delle migliori storie degli
ultimi tempi. Crepuscolare, irrisolta, sinistra. Sembra davvero di
avere in mano un albo di Sclavi dei tempi d'oro.
Se ne è parlato
per molto in rete nelle voci di corridoio e nei forum più
autorevoli. C'è aria nuova per la serie Dylan Dog. Nuovo curatore e
nuovo staff, composto da Sclavi, Recchioni, Barbato, Busatta. Un
interregno di un anno, nel quale le storie già scritte e ancora
inedite saranno riarrangiate per preparare il tutto ad una
rivoluzione che partirà da ottobre 2014, l'ora zero per una nuova
impostazione del personaggio. É lo stesso Recchioni a esordire con
i piani della fase 2 di Dylan Dog sulle pagine del numero 325, un
buon numero scritto e disegnato dal bravissimo Ambrosini la cui
copertina di Stano è inequivocabile, un Dylan che si sbenda un volto
che appare ancora quasi del tutto coperto. Il cambiamento è in atto.
L'esigenza di qualcosa di nuovo sembrerebbe dalle parole
dell'editoriale di Recchioni qualcosa che era nell'aria già da
tempo. Comprendo la volontà di smorzare i toni e azzerare così le
polemiche, ma tutta l'operazione più che un dettagliato piano
pensato a tavolino ha il sapore di una forsennata (e perché no,
eroica) lotta per riparare le falle di una nave che stava affondando.
Perché rimaneggiare storie già ultimate se non fossero stata
quantomeno tragiche? Anche perché lo speciele 27 e il n.325, i primi
racconti sottoposti a “trattamento”, non presentano alcuna
anticipazione su mutamenti di status dei personaggi. Se non
economicamente almeno inconsciamente nell'animo di molti lettori, che
si sono sentiti tradire da una gestione recente sconsiderata,
superficiale e un po' qualunquista del personaggio. Vi rimando
all'articolo da noi pubblicato il 17 maggio 2013, che è solo una
goccia nel mare delle mille voci della rete. In quella sede si
criticava ma si dava anche spunto per migliorare, per riprendere le
redini di una serie amatissima e riportarla al top. Errori di
valutazione, polemiche, incomprensioni non sono però l'argomento che
ci sta a cuore e avvelenarsi per il passato non è in genere di
troppo aiuto al presente, se deve essere una picca sterile e chiudere
gli occhi ad un presente più che positivo.
Alla fine questo
nuovo corso, o pre-corso se vogliamo, come è venuto (anche
eroticamente parlando) è decisamente buono!
Non so quanto ci
sia di Gualdoni nello speciale n.27 e quando della Barbato (che è
stata accreditata da Recchioni quale revisore della storia), ma il
numero è buono, interessante, ripesca da un gran numero di storie di
Dylan degli agganci importanti (e ripescare è una delle
caratteristiche della Babato fin dal suo esordio), fa sfilare con
garbo una significativa rappresentanza del nutrito e spesso compresso
cast dei comprimari. Se il 99% dei racconti di Dylan si impostano per
autoconclusività, qui c'è la volontà di vivificare l'importanza di
molti tasselli dell'opera “omnia” originale, strizzando l'occhio
alle storie più belle (che peraltro possono essere recuperate, dando
senso alla continuity). Una tecnica decisamente “americana” se
vogliamo, una fidelizzazione anche commerciale, ma che trovo
intrigante, che mi fa davvero venir voglia di sfogliare i vecchi
numeri stipati in cantina. Non meno interessante il numero 325 che
finalmente, dopo davvero tanto, troppo tempo, introduce dei
personaggi metafisici decisamente inquietanti. Parrebbe il minimo
sindacale da una collana che tratta di horror, ma negli ultimi tempi
un solo “mostro” convincente si è visto a fatica e ora possiamo
aggiungere un inquietante arlecchino accompagnato da una strana
bambinaia alle schiere dei chara più riusciti della mostrologia
dylaniata. Allora la cura (Battiato cit.) può dirsi riuscita? Questi
primi esempi ci fanno davvero ben sperare.
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