Sì, può contenere spoiler...
Proseguono con
grande slancio le avventure di… zzz... Dicevo, proseguono con
incredibili colpi di scena le storie di ...zzz...Va bene: cafferino,
Red Bull, un po' di buona volontà e si par... zzz.
Ian e compagni
hanno intrapreso un lungo e “divertentissimo” viaggio per scoprire
come fermare il traffico clandestino del fango pirico. I nostri hanno
scoperto che qualcuno ha riciclato la vecchia formula in cui si era
imbattuto Ian da giovane e la sta vendendo ai clan più rissosi e
guerrafondai degli orchi. Il traffico avviene attraverso dei
falconetti protetti da degli amuleti. Il saggio (e noiosissimo)
mago Alben scopre che tali amuleti li fabbrica un particolare clan di
impuri, una specie di satanisti spellati ricoperti di latex. Alben
dona una mongolfiera al gruppo e questo si dirige sull'isola degli
Impuri, che ha il solito nome impronunciabile del cacchio tipo
Vttkkatthkàhhjjh a sud di Dffffrthjkatkkkhcg (ma perché queste cose
piacciono agli amanti del fantasy? Mistero...). Manco venti pagine e
gli impuri sono gambe all'aria, con buona pace del costumista del
Mucca Assassina. I nostri ora sono pronti a seguire un falconetto
che, non sapendo di essere più invisibile, porterà i nostri dritti
dritti all'Heisenberg del fango pirico, la cui identità sarà un
“incredibile” colpo di scena. Prosegue la prima saga di Dragonero
edizione serie regolare, ai testi ancora Vietti ed Enoch, ai disegni
l'ottimo Matteoni. Il prossimo numero darà la conclusione a questo
primo arco. Odio ancora indistintamente tutti i personaggi, ma ho un
puntiglio che mi dice che il più detestabile sarà il mago, se per
ogni racconto toccherà farsi 70 pagine di viaggio per andare a
consultarlo. C'è da dire che l'azione si movimenta un po' con questa
terza uscita e noi godiamo immensamente di ciò. Certo l'artifizio
con cui si risolve la questione dell'occultamento poteva essere
meglio rappresentato, ma chissene. Nonostante quasi 300 pagine la
storia comunque non morde l'attenzione come si vorrebbe. Ho parlato
con un mio caro amico amante del fantasy. Usando un garbato giro di
parole mi ha spiegato che la decompressione della trama nel fantasy è
tipica quanto i cactus nel western. Pertanto aspettarsi una
evoluzione lenta e meditata è quanto maggiormente agognano i fan del
fantasy in genere. O per lo meno è qualcosa che tacitamente
accettano senza rimostranza. Io ho ribattuto che quando giocavo a D&D più che picchiare ferocemente goblin non facevo e il mio pg non si
è mai rollato una paglia a contemplare il paesaggio o la narrazione
decompressa. Mi ha garbatamente risposto, essendo stato in giovane
età lui il mio dungeon master, che il tempo passa ma del fantasy non
ho ancora capito una sega. Sul perché dei nomi impronunciabili delle
location invece non ha saputo dirmi molto. Pertanto, con innato
spirito zen, decido di astenermi ancora dal giudicare prematuramente
questo racconto, aspettando invece con vivo
fervore... zzz... scusate... la conclusione del racconto prevista per il
prossimo volume. Cheppalle però...
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento