The Wolverine
Quando tutto va a
rotoli che c'è di meglio di una bella vacanza? Così Wolverine
(sempre Hugh Jackman, sempre stra-palestratissimo) dopo che la fenice
nera ha semi distrutto la razza mutante in X-men conflitto finale opta
per il classico. Un bell' agriturismo in Alaska per stare a contatto
con la natura, seguito dal viaggetto a Tokyo dove riempirsi di manga e
tradizione locale, ingolfarsi di ramen e poter molestare le cameriere
vestite da manga in quel di Akihabara (beh, si sa, il target è
sempre quello dei nerd...). Ora non è che accada “esattamente
così”, ma ci siamo abbastanza vicini. C'è un antefatto. Durante
la seconda guerra mondiale Wolverine salvò la vita a un ufficiale
giapponese prossimo al canonico seppuku mentre le atomiche americane
dimostravano alla storia come il paese rubato ai pellerossa a colpi
di revolver fosse l'ideale e auspicabile garante della pace mondiale.
Il giappo è oltremodo grato al canadese, al punto che lo va a
cercare in Alaska, dove il nostro si è ritirato per vivere insieme a
orsi e lupi come in Twilight. L'ormai anziano ufficiale vuole che
Wolverine sia presente al suo imminente funerale per donargli
qualcosa di importante. Divenuto un pezzo grosso nell'industria ha
forse scoperto un modo per rendere l'artigliato finalmente mortale.
Non una cattiva prospettiva per il nostro Logan, che ultimamente vive
di angosciosi e pazzeschi incubi in cui gli compare Jean Grey in
biancheria intima e atteggiamenti da porca (Framke Janssen). È
terribile non potersi trombare i sogni e il nostro ne patisce. Senza
sapere ancora del “regalo” il canadese (ma quanti sinonimi sto
utilizzando in questo articolo? È che sono stanco e sto elaborando
tutto a pensierini di terza elementare...) prende un aereo in compagnia
della classica gnappetta con gli occhi a mandorla e i capelli
multicolore vestita in uno stile emo-retrò con cromatismi sparati
alla Yattaman. Il Giappone lo aspetta. E i nerd esultano. Non vi dico
il resto perché in questo film non è poi che accadano moltissime
cose e in tre righe rischierei di raccontarvelo tutto.
Sono bello palestrato! |
Tra tutti i
mutanti, l'artigliato canadese è forse il personaggio più duttile,
il chara con cui si può letteralmente fare “di tutto”. Vuoi una
bella scazzottata tra ubriaconi in un contesto goliardico? Vuoi
drammi esistenziali? Supereroismo spiccio? Vuoi azione splatter senza
pietà? Vuoi sentimentalismo? Rapporti intergenerazionali? Storie
ecologiste e sul rispetto degli animali? Wolverine è adatto a tutto,
gli autori lo ficcano a forza dentro tutto. Al punto che una vera
autonoma direzione creativa del personaggio non esiste ed è
perfettamente possibile che Logan al contempo esca in edicola su una
testata in cui incarna il perfetto insegnante-genitore per giovani
mutanti (Wolverine e gli X-men, davvero una serie ben fatta), su una
testata poco adatta ai più piccoli in cui affetta e uccide criminali
spargendo tanto sangue e pratica sesso libero (X-force), su una (o
più) testata in cui fa parte degli Avengers e un'altra (o più) in
cui fa parte deli X men, senza dimenticare le testate in cui si parla
solo di lui (Wolverine, più o meno). Wolverine al pari di Spiderman
è la “puttana” dell'editoria Marvel. Lo ficcano ovunque e nessuno
ha le idee chiare su di lui. Salvo per un paio di dritte che autori
del calibro di Claremont, Miller, Jenkins e Windsor-Smith hanno
impresso a fuoco nell'immaginario dei fans con splendide, chirurgiche
saghe che hanno visto l'artigliato muoversi stand alone: Arma X,
Wolverine origins, il noto ciclo “giapponese”. Non serve
altro. Storie universalmente richiamate milioni di volte, a volte
leggermente modificate per introdurre nuovi filoni narrativi, topoi
di facile memoria. Cose che chi bazzica fumetti americani si è visto
sbattere in faccia milioni di volte da legioni di appassionati con il
monito del “devi leggerlo”! Racconti quindi nel dna di ogni nerd.
Buoni per i fumetti, ottimi per il cinema. Il primo film di Wolverine
in solitaria si prestava così benissimo a tracciare il nuovo
orizzonte filmico mutante, introducendo il
filone prequel “le origini”. Oggi questo secondo film di
Wolverine viene invece in soccorso della trilogia filmica originale,
servendo da ponte per il nuovo Giorni di un futuro passato (di cui
già vi abbiamo parlato fino allo sfinimento...); é un buon fim?
Il primo film di
Wolverine non era un brutto film. Certo non era neanche un film
“pazzesco”. Divertente, con tanta azione, ma pieno di
sbrodolamenti sentimentali e lungaggini, incongruenze con la
continuity delle altre pellicole, scelte infelici prima fra tutte il
pessimo utilizzo del mitico Deadpool. Ma tuttavia il prodotto vende e
pure tanto, al punto da portare gli studios alla decisone di X-Men
First class (o X-men le origini). Lo spunto era il ciclo origini e
arma x. Questo significa che per questo secondo film di Wolverine si
poteva ancora utilizzare l'acclamato arco narrativo giapponese, che
di fatto si può collocare temporalmente quando cacchio si vuole
(l'importante è che non si replichi MAI un Dark Wolverine... questa è
una parentesi per i soli addetti ai lavori, non tormentiamo
spettatori ignari con i nostri peggiori incubi cartacei). La genesi
di questo ciclo a fumetti è emblematica. A Miller stava sulle palle
Wolverine, lo trovava un personaggio ingestibile e bidimensionale
incapace di esprimersi oltre lo sguainare gli artigli e ringhiare
(opinione condivisa da molti autori, vedasi anche la parodia che ne
fa Ennis in The Boys). Claremont, padre spirituale dei mutanti ha
così preso da parte Miller e gli ha detto: “pensalo come un
samuari giapponese”. È allora che Miller ha deciso di mandare in
viaggio a Tokyo il nostro eroe, creandone un background autonomo che
direttamente pesca dalla tradizione orientale. Una storia assolo che
da sola impreziosisce di molto il nostro personaggio e che presenta
un innovativo mix grafico in bilico tra occidente e oriente. Ma di
fatto una storia difficilmente traducibile in pieno sul grande
schermo.
Il brodo va allungato, bisogna modernizzare l'intreccio,
considerare pure di infilare a forza altri personaggi Marvel per il
famoso “mondo coeso”. James Mangold, regista di film molto belli
come il remake di Quel treno per Yuma, Copland e Identià si assume
quindi il rischio con la revisione del classico
clarfemontiano-milleriano ad opera di Christopher McQuarrie
(sceneggiatore dei Soliti Sospetti nonché di Protocollo Fantasma e di
recente anche regista), Mark Bomback (che ha in curriculum
Unstoppable, il brutto Die Hard 4 e l'osceno remake di Total Recall) e
Scott Frank. La scrittura che ne esce è simpatica e veloce, la regia
appropriata e attenta anche se un po' da “cartolina”, ma il tutto,
nonostante una considerevole dose di botti e giochi di luce, appare
abbastanza prevedibile, per non dire sottotono. É apprezzabile anche
l'idea di sviluppare una sotto-trama sentimentale meno appiccicaticcia
dell'originale. Hugh Jackman ci mette passione e così tutto il cast,
le scene d'azione sono ben coreografate e anche interessanti in
alcuni casi, gli effetti visivi sono discreti e i cattivi più
originali del solito (con strizzata d'occhio a chi conosce i fumetti
bene). Manca però la cattiveria, il cinismo di Wolverine, cifra che
davvero poteva fare la differenza. Tutto appare al più come un
compito ben fatto, un sicuro intrito anche per l'home video, ma
davvero nulla di più, nulla di epico da ricordare negli annali.
Intrattiene ma appare superfluo esattamente come il primo film di
Wolverine. Ma il superfluo può sempre divertire, non dimentichiamolo,
e in fondo il lavoro sporco di intrattenere la pellicola lo fa. Per
questo non la sconsiglio affatto e potete trovarvi anche degli
aspetti interessanti se siete amanti della ambientazione nipponiche e
dei ninja. E trovatemi qualcuno che non ami i ninja! Come già detto
altrove, aspettate i titoli di coda per qualcosa di interessante.
Talk0
il film è sciatto, non ci sono nuove idee. Un genere fantasy che non consiglio ai bambini per i suoi contenuti fuorvianti.E' un non sequel film con pochi mutanti e poi che ci fa in Giappone? voto 4
RispondiEliminaSpecifico volentieri sulla questione Giappone : ) In originale sul fumetto di Claremont-Miller, peraltro prima avventura-assolo di Wolverine, l'artigliato canadese sbarca in Giappone per sgominare il clan Yashida, supposto vertice della Mano, una delle molte macro-organizzazioni criminale che assediano l'universo Marvel (come Hydra, A.I.M, Club Infernale e via discorrendo), nello specifico questa specializzata in ninja, sia vivi che non-morti. La Mano sono quindi i "ninja cattivi marvel"e si trovano facile tra gli altri nei comics di Daredevil, Iron Fist e Wolverine, Wolverine si innamora della figlia del boss e nonostante mille avversità i due riscono perfino a convolare a nozze, che purtroppo avranno esiti tragici.Dall'unione dei due, scopriremo anni dopo nella serie Wolverine Origins, nascerà un"bel"maschietto: il sadico, grottesco, psicopatico Draken, il cosiddetto Dark Wolverine. C'è da specificarfe che Miller disegna la minisarie originale di 4 numeri, mentre la storia sarà "ultimata"su Uncanny X-Men sempre a firma Claremont, dove oltre a disegni meno ispirati tutto il gruppo mutante sopraggiunge in Giappone sminuendo e smerdando la trama e dove compaiono"anche"Silver Samurai e Lady Viper. Di fatto quindi il film sintetizza(malino)l'intero arco giapponese(miniserie Wolverine 1-4 e 2 numeri della testata Uncanny X-men). la saga originale più che un trionfo mutante era una specie di crime story sanguinolenta con tanti ninja. un po'alla Kill Bill. Diventa "storia mutante"solo con i due numeri conclusivi. In giappone nel film Wolvie ci va per onorare la promessa di rivedere l'ufficiale jappo in punto di morte,ma la sostanza a conti fatti non varia troppo. Ma il vero peccato originale del film sta a monte: volontà di omologazione agli altri film degli x-men(rendendolo interamente un film"mutante" e attore Hugh Jackman. Per riprodurre la potenza grafica del tratto di Miller il film avrebbe dovuto assomigliare a Sin City o 300, perchè il racconto sorprende di fatto molto più per lo stile grafico, che ibrida tratto occidentale con orientale (e sarà base per lo sviluppo del milleriano Ronin) che per la trama. Solo che non sarebbe stato visto come un "prodotto X-men-Marvel". per lo stesso principio commerciale (becero ma sentito)per cui i film di Thor non possono assomigliare al Signore degli Anelli, per fare un esempio, ma devono richiamare colori e atmosfere di Iron Man o Cap. Del resto senza il tratto milleriamo l'azione è più"povera"e l'inserimento forzato di mutanti permette di movimentare per lo più le cose. ma lsi comprende come ben diverso sia il risultato.Poi Hugh Jackman: ce lo vedete a ghignare coperto di sangue su una montagna di cadaveri come fa in X-force? Molto del successo delle pellicole arriva dal pubblico femminile che potenzialmente potrebbe non apprezzare il modello originale (peraltro brutto e bassino di statura).Jackman non credo potrà mai essere il wolverine più estremo e spietato(ne lo vorrà la produzione). Il film quindi agisce con grosse limitazioni. Nell'insieme cerca di farlo al meglio nei limiti del possibile, almeno secondo me. ma in effetti a tanti non è piaciuto e capisco benissimo le ragioni. Certo forza e potenza del fumetto sono altra cosa. Talk0
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