martedì 30 dicembre 2014

Dylan Dog n. 340 : Benvenuti a Wickedford - la nostra recensione mensile ..

L'ormai ex ispettore Bloch, dismessi i panni dell'ufficiale e rinnovato il guardaroba con una bella giacchetta a quadrotti da pensionato,  ora vuole farsi chiamare semplicemente "signor Bloch" e  ha preso casa in una ridente e tranquilla cittadina di provincia di nome Wickedford. Nel frattempo Carpenter sta affrontando l'ennesimo esaurimento nervoso dovuto al trovarsi a tu per tu con l'indagatore dell'incubo e il suo strano, surreale mondo. Così, dopo aver fatto impazzire il nuovo capo della polizia di Scotland Yard, Dylan decide di andare a trovare nella ridente provincia il vecchio amico e mentore. Bloch si è nel frattempo decisamente ambientato ai nuovi ritmi di vita, ha trovato un bel pub di nome "Hot Buzz", si intrattiene con il curato locale, viene chiamato in qualità di grande saggio ad aiutare il piccolo nucleo di polizia locale e gode di attenzione femminile. Un uomo decisamente nuovo e per nulla infelice, pronto a dispensare a Dylan dei consigli utili piuttosto che a togliergli le proverbiali castagne dal fuoco. Ma anche la provincia inglese più tranquilla non è esente dal lato oscuro. Così a Wickedford dei ragazzi fanno una brutta fine a causa di una lovecraftiana creatura. E il vecchio ispettore avrà forse così bisogno del suo vecchio allievo per sbrogliare la matassa.
Nuovo numero per la cosiddetta "nuova fase" di Dylan Dog. Già nei mesi passati si è parlato di Wickedford, la nuova casa di Bloch, che sarà nel futuro sede permanente degli episodi legati ai numeri speciali della testata. Un bel paesino, molto british, che gli autori dicono direttamente ispirato a pellicole come Hot Fuzz o ai racconti di Miss Marple. Una specie di Gubbio per Don Matteo o Cabod Cove per la signora Fletcher si direbbe, ma appunto squisitamente, fieramente inglese (mi ricordo una cittadina del sud del Regno Unito, dalle parti di Bath, letteralmente identica, le ricerche fatte per la caratterizzazione architettonica del luogo sono piuttosto valide). Un luogo felice dove vive gente felice e "moderna". Luoghi tranquilli dove però se vive un investigatore protagonista di un serial a puntate, ogni giorno o quasi ci scappa il morto. Anche la cittadinanza rispecchia il modello Fletcher-Marple-Gubbio-di-don-Matteo. Abitanti con rapporti familiari o lavorativi instabili, poliziotti devoti ma inesperti e fumantini, delitti che si perpetrano in capannoni fatiscenti in piena campagna, una viva cittadinanza che organizza feste, eventi e cerimonie varie al centro dei quali succede qualcosa di strano. Alla formula si aggiunge in questo numero, oltre alle atmosfere sognati tipiche della testata, un goccio di gotico lovecraftiano e una sentitamente riuscita scorrettissima (e quindi coraggiosa e non buonista... abbasso il buonismo facile e becero) evoluzione degli eventi.
La ricetta ci piace. Parecchio. Bloch è finalmente protagonista, al contrario di cosa accadeva nel controverso numero 338 dove era relegato a mera comparsa, burattino in balia del vento, in un episodio che doveva vederlo come perno.  Bloch nel 340 si muove e ragiona in un modo (per certi versi) nuovo e interessante perché è un personaggio che ha conosciuto e capito le regole del mondo del fumetto in cui si trova, come una Dana Scully nelle ultime stagioni di X-files. Dylan lo ha contagiato. Agisce con la logica, e ricorda al nostro eroe che è dalla logica che bisogna partire per tutto (e qui il fumetto cita direttamente Arthur Conan Doyle) ma non chiude le porte al sovrannaturale, riuscendo anche ad anticipare i tempi dell'indagatore dell'incubo e dimostrando al suo pupillo che ha ancora tanta strada da fare prima di diventare come lui. E ricordiamo che nel "futuro", un mondo pieno di brutti zombie marci, Dylan in qualche modo sarà il nuovo ispettore di Scotland Yard. Le lezioni che apprende ora da Bloch saranno propedeutiche anche alla sua crescita. Un Bloch che insegna ma non aiuta sfacciatamente, che ricorda all'allievo di quanto si sia arrugginito e dovrebbe pensare di più da sbirro. La prospettiva per noi migliore e desiderabile dal personaggio, unita a un maggiore tocco di realismo dello stesso. Già dal 338, bisogna riconoscerlo (ma per questo possiamo tornare anche allo storico numero 100), vedevamo come Bloch avesse in fondo anche una sua casa al di fuori dell'ufficio di Scotland Yard, che non fosse una mera "funzione narrativa a vantaggio del protagonista", ma una persona a tutto tondo, pure con le sue manie. In questo numero ci vengono svelati anche nuovi gustosi e ironici aspetti del personaggio, che ce lo rendono più umano, anche nel senso ridicolo del termine, come più umano e meno caricaturale risulta Jenkins, un altro personaggio che da "funzione narrativa a scopo barzelletta sui poliziotti" assurge a qualcosa di più autentico e meno stupido.
Rimane tra le nuvole invece, gustoso anche se diluito, come emblema della pazzia più metafumettistica , un Groucho all'ennesima potenza novello splendido e surreale gatto di cheshire. Le sue apparizioni strane e forse inquietanti mi hanno ricordato il primo approccio con questo fumetto che ho avuto da piccino, con il numero 48, Horror Paradise, disegnato da un bravissimo, inquietantissimo Castellini per i testi del grande Sclavi affiancato da Vigna e, guarda il caso, proprio il bravissimo Medda, autore di questo numero 340. Groucho, da lettore novello e inesperto, mi appariva quasi un personaggio fittizio, una personalità multipla del protagonista dai risvolti oscuri. E qui ho ritrovato lo stesso personaggio vero-finto, che si alterna con Dylan in un twist quasi paranormale-soprannaturale in cui uno appare quasi come il sogno dell'altro. Simpatica la gag sul (la mancanza-bisogno del) cellulare, che guarda caso capeggia sulla copertina del numero successivo. Torna di nuovo la tecnologia come novella "palla di vetro", questa volta "evocata" da Bloch all'interno di un pub. Forse è il tempo che l'ispettore si faccia un tablet come molti anziani, così da non riempire di carta straccia i cestini del parco di Wickedford (del resto Dylan Dog parla anche di ecologia...).
I nuovi personaggi del cast che faranno parte delle storie di Wickedford mi sono piaciuti. Massimo rispetto per la maglietta degli Iron Maiden sfoggiata dal barista dell'Hot Buzz, la cover dell'album Piece of Mind. Diane Summers è un tipo tosto ma con fragilità, il giudice Goldstone pare un simpaticone, l'agente Pruit un amabile cretino. C'è pure una bella damina indifesa, attivista, vegana, impegnata nel sociale, che per una volta non viene deflorata dal nostro eroe e forse pure rifiutata in partenza in quanto troppo "perbenina" (come il trombone Dylan degli ultimi anni pertanto, una strizzata d'occhio?), cosa abbastanza originale. E poi c'è appunto Bloch, sempre più protagonista e sempre più attento a coltivare nuovi hobbies e amicizie. Si scopre pettegolo quanto una portinaia, bacchettone con i "giovini" maleducati, presenzialista a ogni iniziativa del quartierino, pure con il pollice verde. Presto lo vedremo guardare gli operai che asfaltano la strada lamentandosi che sono troppo lenti.
Ma lo smalto della vecchia tigre permane e conquista.
La presentazione di tutto questo cast giocoforza comprime magari la storia del numero, che vive di belle atmosfere e di interessanti risvolti action-horrorifici, ma l'intreccio d'insieme ci è piaciuto, pur se subisce un po' il calo di ritmo attorno a pagina 80. Una storia più che valida quindi. Magnifici i disegni di Nizzoli, che è riuscito davvero a dare vita a un piccolo mondo.
Un plauso per la copertina di Stano. La prima che ci piace da troppo tempo a questa parte (ma pure la cover di Dylan Dog Old Boy non ci era dispiaciuta).
Avanti così, che va tutto bene.
Le stonature che avevamo avvertito nel numero 338 sembrano ormai un ricordo del passato. Bloch è ancora vivo e combatte con noi. Magari a distanza, tra una birra e la potatura di qualche rosa per la fiera cittadina, ma c'è sempre. Con addosso un brutto giacchetto da pensionato.
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