2027. Ormai è passato un anno dalla fine della IV Guerra Mondiale e il Giappone ne è uscito con le ossa rotte.
Diviene un problema stabilire cosa fare di tutta la nuova tecnologia bellica impiegata ancora funzionante. Capannoni fatiscenti e poco sorvegliati, in balia di chiunque, vengono usati per stoccare robot da combattimento. Coloro che sono diventati cyborg grazie all'esercito divengono "proprietà dello stato", con l'obbligo di ferma obbligatorio, fino a che non riscatteranno, comprandolo, il loro corpo artificiale. I nuovi virus informatici strategici sono in balia del mercato nero al migliore offerente. Alcuni di questi sono in grado di comandare a distanza o far impazzire i cyborg che ne vengono infettati, altri possono introdursi contemporaneamente nelle a.i. di una vasta area e far collassare l'intera rete stradale prendendo il controllo di ogni autoveicolo e allestendo incidenti a catena.
E se la tecnologia è ormai fuori controllo, pure la politica vacilla. Corruzione, traffico d'armi e stragi tatticamente insabbiate, manipolazioni mentali, un continuo braccio di ferro con l'esercito. Grazie al lavoro di pochi onesti burocrati come il capo della Pubblica Sicurezza Aramaki, vengono tirati fuori dagli armadi un sacco di scheletri. A volte anche in senso letterale. Il dipartimento è infatti alle prese con la riesumazione del cadavere di un ufficiale dell'esercito. Il soldato Mamoru, un tempo maggiore, ritenuto dai più integerrimo, ma che ultimamente sembrava essersi macchiato di numerosi traffici strani che lo hanno portato alla tomba. Grazie ai prodigi degli impianti cibernetici integrati, la Pubblica Sicurezza potrà forse guardare la sua "scatola nera" e scoprire la verità su una intricata rete di traffico d'armi.
Ma mentre sotto la pioggia un braccio meccanico sta per riportare alla luce davanti ad Aramaki la salma dell'ex militare, compare all'improvviso una ragazza, armata di pistola, che minaccia di non toccare quel corpo. Fa parte, come Mamoru, dell'Organizzazione 501, è uno di quei cyborg "proprietà dell'esercito". Il suo nome è Kusanagi, vuole impossessarsi del cervello artificiale per scoprire il motivo della morte del suo superiore e scagionarlo dalle accuse di corruzione. La bara viene comunque aperta, ma all'interno non c'è traccia della salma. Al suo posto vi è una mina semovente umanoide, pronta a farsi esplodere uccidendo tutti i presenti. Nessuno può immaginare che da quel momento saranno gettati i semi per la costituzione della futura Sezione 9 del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Non ero particolarmente entusiasta all'idea di un nuovo Ghost in the Shell, soprattutto dopo la terribile serie televisiva e film allegato. Kenji Kamiyama aveva allestito una serie visivamente superba, rileggendo in chiave più "urbana e attuale" il lavoro di Oshii e recuperando dal manga originale di Shirow i mitici ragni corazzati senzienti con animo di bambini. Tuttavia la serie era affetta da trame per lo più di stampo investigativo, seriose, molto verbose, prive di qualsiasi alleggerimento, male spiegate e labirintiche fino alla morte, dove erano per lo più assenti o molto ridotte le scene d'azione. Inoltre c'era zero interesse nell'approfondire i personaggi che apparivano piattissimi dal primo all'ultimo minuto con il folle, dichiarato intento di renderli "più routinari, quotidiani". Uniche eccezioni forse Togusa e Batou, pur comprendendo la scarsa empatia dei cyborg. Ma alla voce "sviluppo personaggi", Ishikawa, Borma, Saito e Paz diranno sei, dico sei, battute in 50 puntate + film!!! Al punto che all'alba di 40 puntate (forse per fare ammenda gli sceneggiatori) qualcuno si chiede pure se Paz sia effettivamente lui o una squilibrata che gli ha hackerato il corpo e potenzialmente potrebbe ucciderli tutti in ogni momento!!! E nessuno che se ne è mai accorto!!! E a nessuno la cosa pare fregare!!! Che manica di stronzi... Si vede che i giappi nella routine si divertono pochissimo. Se a questo aggiungiamo un chara design che mortificava le forme femminili della protagonista e limitava tantissimo la mobilità dei personaggi, di una staticità quasi criminale, quello che risultava dalla visione era una autentica, sincera, rottura di coglioni.
E questo nonostante tematiche interessanti come il rapporto uomo-tecnologia e la possibile conseguente misoginia-razzismo, gli effetti di poter accedere grazie alla rete a tutto lo scibile umano senza filtri, informazione e controinformazione, le nuovo malattie informatiche e relativa speculazione delle cure, vantaggi e svantaggi di essere tutti connessi, i problemi della sovrappopolazione, i nuovi poveri, la possibilità che si generi effettivamente un'intelligenza artificiale, l'eventualità che innesti cerebrali mutino il carattere di una persona, la voglia degli anziani di portare ai giovani un mondo migliore. Molto sci-fi ma altrettanta, utile, attualità.
Peccato che tutto, ripeto, fosse gestito con la verve di una mazzata sui coglioni.
Mancava "cuore" (e cheppale sempre 'sto "cuore" che tiro dentro ai post), giusto un accenno (bello) al passato di Motoko e un personaggio antagonista davvero ben fatto. Il resto noia.
Quando è uscita un paio di annetti fa la serie Psycho Pass di Urobuki (e Dynit spero porti da noi pure la stagione 2, che è bellissima), anche lei prodotto dalla Production I.G., anche lei di stampo futuristico-investigativo, ho invece pianto di gioia. Trame complesse ma splendidamente gestite, un gran numero di scene d'azione, personaggi che (vivaddio) parlano tra di loro, evolvono e si pongono dei dubbi morali, un ottimo chara design che davvero riesce a trasmettere i sentimenti dei personaggi (anche se meno realistico, a fare i pignoli) quanto a renderli dinamici nelle scene action. Quello era un buon modello da seguire. Poi, appunto, ecco che torna in produzione Ghost in the Shell e io temo il peggio. Ma avevo torto! La lezione di Psycho Pass pare essere stata imparata.
Kazuchika Kise, nuovo regista e character design, con la sceneggiatura di Tow Ubukata, oltre a giocare con le tematiche del dopoguerra sopra esposte, imprimono una nuova e personale visione dei personaggi ideati da Shirow. Più introspezione, più ritmo narrativo e tanta, tantissima azione. Inseguimenti infiniti lungo autostrade, vicoli e palazzi con gente che salta dappertutto e corre indiavolata (trattasi di cyborg che "fanno" i cyborg...). Combattimenti corpo a corpo splendidamente coreografati ed estremi (sono cyborg, possono farlo...). Robottoni giganti che sparano si trasformano e ri-sparano. Altre sparatorie, "gengsta style", multiple e "cattive", con colpi che esplodono a dieci centimetri di una faccia. Il divertimento visivo non manca mai. Lo splatter e la sensualità, banditi nella serie tv per motivi di censura ma pur celebrati dai film di Oshii fin dalle prime inquadrature, ritornano trionfanti. Ed a questo si accompagna una nuova trama che, pur in una certa insistita volontà di rimanere sul "complicato" quando gestisce roba fantascientifico-informatica, riesce a sviluppare bene i personaggi, a dargli spessore.
Apro parentesi. Storia vera. Dopo la visione dei due oav, a causa della trama della roba fantascientifico-informatica, mi ero perso nel primo oav sul finale (nei meandri di una assurda complicazione della matassa temporale) e nel secondo a metà strada (dove non ho capito la storia del virus "su larga scala" che va de-allineato e come cacchio fanno a scoprire dova sta il deallineatore...), apro il libricino allegato al dvd. Che ti trovo? In pratica il riassunto di tutte le puntate! Utile. Fantastica questa cosa!!! Io poi, lo ripeto sempre, sono anziano e mezzo rincoglionito, ringrazio quando qualcuno viene incontro alle mie ridotte capacità mentali. Ora, nelle parti complicate non è che ci abbia capito tutto tutto... Comunque, un buono sforzo. Chusa parentesi.
La caratterializzazione è sublime. Non storcete il naso a prescindere, come se di colpo vi avessero disegnato Ken il Guerriero con il tratto di One Piece, guardate prima questo anime e giudicate poi. Motoko appare per la prima volta debole e indifesa, dall'aspetto minuto, affetta tanto da problemi con la mano artificiale che rattristata per via di un lutto; é morto un po' il suo vecchio tutore. La vediamo piangere (e qui in molti avranno già gettato il portatile, preso i forconi e assediato la Production I.G.. Ma aspettate!). Fa parte dell'esercito, nel senso di "proprietà", come scrivevo sopra, ma ha un corpo estremamente più debole dei suoi commilitoni (nonostante sappia comunque menare), un "corpo sperimentale" dicono. La sua specializzazione è essere addetta alle menate-informatiche, è una super hacker di classe Wizard, e per avere un'indipendenza economica, per essere libera di vivere una vita autonoma, deve affrancarsi dall'esercito, che è in pratica suo nuovo"tutore". Ecco allora che qualcuno la assume dall'esterno come investigatrice... Chi vi ricorda?
bingo! |
Bene, chi ha letto la trilogia Millennium di Stig Larsson, può vedere milioni di punti di contatto tra questa Motoko e la leggendaria Lisbeth Salander. Inclinazioni sessuali, giubbetti in pelle e amore per le moto compresi. Kise e Ubukata non solo hanno rimodellato la protagonista principale, ma nel farlo (inconsciamente?) si sono ispirati a uno dei personaggi letterari più riusciti degli ultimi anni.
A questo si aggiunge una narrazione molto focalizzata sui personaggi della serie, che prima di essere tutti reclutati nella nuova Sezione 9 di Pubblica Sicurezza, vengono tutti, uno a uno "sconfitti" da Motoko, come nei più epici film di arti marziali.
Certo non è un "primo incontro", quello è avvenuto durante la guerra e viene narrato in Second Gig, (malino) ma il momento quando di fatto, dalle varie situazioni in cui si trovano, finiscono tutti per arrivare alla Sezione 9.
Vediamo Tokusa quando è ancora un poliziotto della omicidi, sfigato ma dalla grande testa. Vediamo Paz che finalmente agisce e, soprattutto, parla (forse è davvero una a.i. psicopatica quella che lo impersona durante l'anime)! Ammiriamo un Saito che fa battute, ride di gusto quando gli promettono che può fare una strage, tiene una pettinatura da pischello e ama parecchio il denaro, al punto da giocare a roulette russe virtuali. Borma... beh, Borma parla sempre poco... Ishikawa per una volta fa degli errori e poi c'è lui, Batou. Batou in questo anime è immenso. La perfetta personificazione del Terminator di Schwarzenegger. Letale, inesorabile, che strappa arti agli avversari e combatte anche mezzo a pezzi, che guida come un criminale, che spara come un vero assassino senza cuore. Ma ovviamente Batou è anche altro e questo viene fuori.
Tornano anche i ragnetti senzienti. Toglierli sarebbe stato un delitto.
Siamo contenti di questo spettacolo, ci siamo divertiti.
Sebbene la serie ARISE sia in quattro uscite, questo primo dittico, offertoci da Dynit in un'unica soluzione, sullo stesso disco, è di fatto un film "a sé". Ha fatto bene a presentare ARISE così al cinema. Nonostante le storie "principali" siano diverse, c'è un'unità strutturale forte.
Il primo Oav è molto spionistico-investigativo, con ottime punte surreali, un sacco di corpo a corpo e una Motoko così sexy che non ve la potete immaginare. Il secondo è un maxi inseguimento sull'autostrada che dura almeno 50 minuti da solo, ultra adrenalinico e pieno di incidenti a catena. Entrambi sono film fighi, veloci e Motoko in versione "Lolita" con tuta da motociclista rossa attillata è una bomba.
Si esce con una gran voglia di saperne di più, di vederne di più.
Dynit confeziona un'uscita home video eccelsa, dall'immagine sempre impattante e dalle voci azzeccate, condita da extra carini, composti da due "logikoma days" ( che come i vari Tachicoma Day bisogna essere giapponesi per comprendere) e da un corto, Surface (che trovate come primo alla sezione "trailer"), commissionato per microsoft ma comunque una storia carina e veloce.
L'anno prossimo penso arriverà la seconda razione. Immagino che Dynit voglia come l'anno scorso portare prima al cinema gli oav 3 e 4 (l'ultimo è uscito a settembre). E fa bene.
A questo punto spero che il nuovo film di Ghost in The Shell annunciato non sia un recap di questa ministerie ma un nuovo capitolo sempre gestito dallo straordinario cast di questo ARISE. Magari un seguito diretto di queste storie, magari un prequel che faccia vedere per bene la famigerata IV Guerra Mondiale, magari recuperando in corsa un paio di volti noti, come il cyborg dai capelli bianchi, della serei animata di Kamiyama. Certo se fosse però il ritorno alla regia di Oshii, non è che nessuno si lamenterebbe se il grande regista facesse tutto quello che vuole, magari il seguito di Innocence... magari...
Per una volta Ghost in the Shell, oltre che farmi strabuzzare per l'animazione, mi ha anche divertito.
Talk0
"Inseguimenti infiniti lungo autostrade, vicoli e palazzi con gente che salta dappertutto e corre indiavolata (trattasi di cyborg che "fanno" i cyborg...). Combattimenti corpo a corpo splendidamente coreografati ed estremi (sono cyborg, possono farlo...). Robottoni giganti che sparano si trasformano e ri-sparano. Altre sparatorie, "gengsta style", multiple e "cattive", con colpi che esplodono a dieci centimetri di una faccia."
RispondiEliminaSe trovi terribile la serie di Kamiyama perchè manca tutto questo, perdonami se te lo dico ma allora non hai capito un tubo di GITS...
Ciao! Ti dirò, per me la serie di Kamiyama non doveva essere per forza action. Anche i film di Oshii, che hanno pur bellissime scene action, mi piacciono quasi di più per i momenti più introspettivi dei personaggi ( la scena in acqua, il carnevale, le scene di Batou con il cane), come nelle diramazioni di trama più labirintiche ( la storia che si ripete in Innnocence). Il problema vero è che la seire di Kamiya (al di là di un bell'antagonista in second gig e la trattazione di una tematica originale in Solid State Society), e la mia è pura opinione personale, è scritta per me in modo un po' spento, piatto. Non mi preoccupa la serietà o l'importanza dei temi trattati, non sto a misurare una storia dal volume di fuoco delle mitragliatrici (qualche volta sì, faccio ammenda), ma la noia, che qui ho trovato per me è grave. Ci metto un po'anche i miei acciacchi dovuti all'età, magari non sono reattivo come in passato. Per me Psycho Pass di Urobuchi è un modo migliore di trattare temi tosti di fantascienza in un anime. Il ritmo narrativo lì non manca. A Kamiya il ritmo manca del tutto, forse perchè non vuole mettercelo apposta. E la serie di Kamiya è per me spaventosamente noiosa. che poi abbia dei cyborg come protagonisti e non li sfrutti "in combattimento", come faceva Shirow, Oshi e pure accade in questo Arise, non è un problema grave. Certo la serie di Kamiya può piacere anche perchè vuole essere così lenta e pensosa, in contrapposizione a serie più sbarazzine. Ognuno ha i suoi gusti e se io dico che è per me un po'lenta, non c'è scritto da nessuna pate che devi darmi ragione ; )
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