Questo film ha un titolo assurdo, soprattutto per quella "o" e la parentesi che segue. Ha aperto la Mostra del Cinema di Venezia ed è il nuovo film di Inarritu, regista di Amores Perros, Babel, 21 Grammi e Biutiful (sì scritto proprio "Biutiful"). Naturalmente mentre nel resto del globo esce in home video, noi ce lo cucchiamo in sala ben sei mesi dopo. Ma forse è un bene, febbraio è uno dei mesi meno "affollati" e magari in qualche sala ce lo metteranno. Di sicuro all'Arcobaleno di Milano me lo aspetto, e questo significa abbinare la visione a una capatina presso la migliore trattoria di Milano.
Siccome sono uno a cui piace piangere al cinema come in tv (ho visto questa estate Braccialetti Rossi, mai pianto tanto in vita mia), soprattutto quando i registi sono molto bravi in questo, conosco a memoria tutti i film tristissimi e menosi di Inarritu. Roba che vuole farti piangere a tutti i costi, nonostante metta la stragrande maggioranza della popolazione italiana nella condizione più difficile possibile per riuscirci. Per molti risulta in effetti arduo usare il fazzoletto con una mano sola mentre devono tenere sempre l'altra saldamente ancorata sui coglioni, per esorcizzare lo spropositato numero di sfighe cui sono soliti intrattenersi i personaggi dei suoi film.
Gente malata terminale, stuprata, sordomuta, sparata, in overdose, in lutto perenne multiplo, accusata ingiustamente, assassina per uno sporco gioco del destino. Inarritu descrive l'umanità a contatto con i cazzi più neri nel suo disperato tentativo di non suicidarsi. O la si prende con il dovuto umorismo, come una mia amica che ha letto di Malavoglia di Verga provando a vederla come una storia da commedia nera (e ci è riuscita! io no), oppure, se siete umani, davanti a queste pellicole vi tocca piangere.
Ora, al di là del nome buffo e supereroico della pellicola, al di là di questo splendido costume da piccione mascherato (amo Hawkman della Dc, non posso non amare questo costume, voglio già averne un pupazzetto, se esiste) uno sa che parte male, leggendo sulla carta il nome di Inarritu (che i film "leggeri" non li fa, mai) combinato a Michael Keaton. Soprattutto se è quel Micheal Keaton che sarà anche stato Batman o Beetlejuice, ma pure l' interprete di uno dei film più tristi in assoluto della storia del cinema, My Life - Questa mia vita (di Bruce Joel Rupin, che dopo quella pellicola non ha più diretto niente, bandito dalla direzione, ed è tornato a fare lo sceneggiatore, storia vera, per Stuart Little 2...). Una roba che per sopravvivere alle lacrime serve una scorta industriale di kleenex. Così a giugno, prima di vedere il trailer, ho fatto una capatina al mini-market (ve ne parlo ora perché aspettavo segni di vita distributiva oltre Venezia, anche solo in dvd... e invece...)
E ora dove li metto tutti questi kleenex??
Fesserie a parte, leggo che la pellicola parla di un attore, Riggan (Keaton), un tempo famoso per aver indossato i panni di un supereroe, il pennuto Birdman. Il nostro vive ancora con la memoria di quel grande successo del passato e della fama che ne è conseguita, ma ormai è decaduto e squattrinato perché (tormentone del film) "al di là del costume" non lo ritenevano forse un grande attore. Fama senza merito. Fama brutta e burina di gente che gli attori veri non li va neanche a vedere. Riggan ha comunque il suo seguito di fan ma vuole colpire anche le platee più esigenti. Per questo e per cercare in qualche modo di tirare avanti, tra crisi di mezza età, un impresario folle (Zack Galifianakis), attori prime-donne (Edward Norton) e una figlia (Emma Stone) con cui non riesce a dialogare, decide di allestire un complesso difficile ed intellettualmente elevato spettacolo teatrale, come suo grande ritorno sulla scena. Ci crede, così tanto che ipoteca casa. Ma gestire questo progetto si rivela decisamente stressante e la paura di fallire è tanta. Al punto che il nostro eroe inizia a sentire le voci. Nello specifico la "sua voce" di quando interpretava Birdman (come del resto aveva una voce artefatta Keaton quando interpretava Batman, la stessa voce ovviamente usata qui). Più lo stress si acutizza, più la situazione peggiora. Al punto che Riggan comincia poprio a vederlo Birdman, insieme ai suoi nemici. Fino a che la realtà e follia saranno tutte un paciugo. Ed essendoci alla regia Inarritu, non è detto che finisca bene.
Ma dalle immagini del trailer risulta chiaro che il film sia di base molto divertente, o almeno di provi. Una vera novità per il regista. La zuffa con Norton e la scena che riporta alla favola del "re nudo" sembrano davvero gustose e non vediamo l'ora di vedere questo cast da sogno lavorare insieme. Mi piacciono i film che parlano dell'allestimento di uno spettacolo, dei dietro le quinte della produzione, tra camerini e scena. Potrebbe essere se fatto bene il nuovo Nel bel mezzo di un gelido inverno o una cosa più sognante alla 8 1/2 (magari) o S.O.S. Fantasmi o una variante del Fantasma del Palcoscenico. Speriamo.
Voci di corridoio di amici dicono che è un'operazione riuscita, ben girata, bravi attori e tutto quanto, ma che funziona per loro solo fino ad un certo punto, con il finale un po' contraddittorio. Dicono inoltre che la colonna sonora sia costituita da un lungo, infinito, unico, giro di batteria e gli Gnarls Barkley li hanno sentiti solo nei trailer a quanto si ricordano. Questa cosa spaventa. Effetti fighi comunque, dicono, e io mi fido. Per il resto ragiono di istinto.
A noi poter vedere Micheal Keaton indossare di nuovo un costume, di qualcosa che assomigli pur alla lontana al suo vecchio Batman, fa scattare immediato-automatico l'atto di aprire il portafoglio e comprare il biglietto. Ma c'è dell'altro. Keaton in questi anni ci è davvero mancato. Tanto. Ultimamente l'abbiamo visto nello spettacolare-demenziale Need for Speed (presto ne parleremo) o nel bellino ma troppo infantile, moscio e irrisolto remake di Robocop (pure di questo). Ma sempre in particine, cazzute ma particine. Ai tempi d'oro era protagonista, si sdoppiava in quattro, interpetava gente con lo sguardo pazzo, ci faceva morire dal ridere nella prima commedia nippo-americana sull'automobile (Gung Oh) e doppiava in inglese Porco Rosso. Siamo contentissimi di vederlo qui, pur in un film che parla della crisi della mezza età e un po' sfotte, nel gioco meta-cinematografico, la sua stessa carriera. Non vediamo l'ora di vederlo in sala. Sperando che quella batteria continua di cui si parlava sopra non sia troppo ammorbante e che Inarritu sia bravo a farci ridere almeno la metà di quanto è esperto nel farci piangere.
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