giovedì 9 ottobre 2014

Annabelle: la nostra recensione !



Sinossi: Mia e John Gordon sono una giovane coppia in attesa di un bambino con una bella casetta con giardino, il portico e simpatici vicini. Il perfetto quadretto famigliare della pubblicità americana dei cereali anni cinquanta-sessanta. Ci siamo capiti, tutti avete a casa una scatola di cereali vintage della Kellogs, probabilmente con dentro corn flakes non zuccherati che già vostra nonna non voleva mangiare. Mia è un'appassionata di bambole e la stanza destinata al nascituro è un'autentica esposizione di pezzi da collezione, cui si è aggiunto di recente anche un rarissimo e ambitissimo modello in ceramica e stoffa extra-large.
Tutto procede tranquillamente e serenamente in una spendida cornice anni cinquanta-sessanta, quando qualcosa di davvero brutto accade nell'appartamento dei vicini. La loro figlioletta, Annabelle, ha deciso dopo una fuitina di presentarsi a casa con il ganzo nuovo e nuova passione  satanista, puntando dritto alla raccolta di dischi di Claudio Villa.
Sentendo urla terrificanti, John corre alla casa dei vicini per fornire aiuto, ma Annabelle è riuscita a entrare nell'abitazione dei Gordon, probabilmente da una finestra, per seguire quel rompipalle del vicino. La ragazza è coperta di sangue. Sangue che va a riversarsi sulla bambola rara che ora tiene in braccio. Quello che segue è terribile e confuso.
Passano i giorni, i Gordon cercano di dimenticare; la bambola, pur danneggiata, viene riportata nella teca insieme alle altre. Solo che iniziano ad accadere strani fenomeni. Porte che si aprono, elettrodomestici che impazziscono. E sembra che la causa di tutto sia quella bambola, rimasta esposta al sangue di Annabelle.
Fare brand: John R.Leonetti, da sempre direttore della fotografia del brand-maker Wan (da Saw a Insidiuos a questo), assurge qui a regista e si incarica di proseguire al cinema il brand legato alla pellicola "L'evocazione" con questo spin-off che si concentra su uno dei più inquietanti protagonisti della prima pellicola, la bambola Annabelle. Un manufatto raccolto nella spettrale stanza degli orrori dei demonologi Warren per "non esportlo al mondo", al cui interno risiede un potere diabolico e potentissimo, in grado di manipolare la realtà nonostante continui riti di purificazione atti a contenerlo.
La cosa fa ancora più paura (se ci credete) anche perché i Warren, ricordiamo, sono persone reali e la bambola Annabelle esiste davvero. Solo che l'originale, di cui troverete in rete delle foto, ha un aspetto ben diverso, decisamente più tenero, tra una Pigotta e Peppa Pig, per intenderci. L'idea di renderla spaventosa al cinema risponde a una esigenza mica da poco. Per il fatto di essere un prodotto noto e commercializzato, magari vostro figlio o la vostra sorellina in questo momento stanno dormendo con in braccio una bambolina del tutto uguale all'originale Annabelle. E la cosa è inquietante perché a differenza di film come "Bambola assassina", dove tutto inizia e finisce con una bambola strana che sgambetta e ci si chiede perché qualcuno la compri da tanto è brutta, qui la bambola è solo il contenitore esterno di qualcosa di infinitamente più brutto, che il regista non tarderà a far vedere. Pensare che siano mostruose e pericolose solo bambole brutte "aiuta" a non rovinare il mercato e a far fare sogni tranquilli a genitori apprensivi e poco timorati...

fate conto che Annabelle sia così... comprereste un pupazzino così?

Con il film Annabelle abbiamo una storia nuova. Andiamo direttamente all'origine dell'oscuro potere che si impossessa della bambola, che ha radici  nel periodo hippie, che nella sua esplosione culturale-sensoriale-esoterica offrì la maggiore proliferazione, tra droga, sesso e rock'n'roll anche delle sette sataniche e del misticismo. Il periodo di Manson, una pagina triste e ancora oscura della nostra storia recente. Un periodo che nella pellicola viene minuziosamente ricostruito, anche con l'utilizzo di filmati storici. 
A questa ben sviluppata cornice storica, come punto di interesse del film si accompagna il peculiare, originale, "mondo orrorifico" di Wan, una concezione del sovrannaturale che segue precise regole e temi ricorrenti rintracciabili in tutte le sue pellicole horror da Dead Silence in poi. I mostri si vedono e fanno paura, le bambole si muovono ma ci sono mani che le muovono, i diavoli esistono in dimensioni parallele ma a noi vicinissime, i medium possono aiutare, forse.  Tutti film ricchi di fascino peraltro, ben recitati, dalle scenografie accurate e dai perfetti movimenti di camera. caratterizzati da un ritmo blando ma che di colpo riescono a raggiungere impennate vertiginose, al punto da diventare autentici incubi. Il mondo orrorifico di Wan ha anche il pregio di "tirare su" le pellicole magari più deboli del brand, esattamente come succedeva per i film di Saw, dove il fascino generale dell'opera faceva perdonare qua e là delle incertezze.

Serviva un film su Annabelle? Il personaggio di Annabelle è molto interessante e inquietante. Al punto che si è tentato di farne la protagonista assoluto di una pellicola in cui i Warren vengono solo citati. Di sicuro un azzardo, anche perché raccontare le origini di un potere tanto oscuro in qualche modo equivale a renderlo meno spaventoso. Tuttavia la storia che c'è alla base è buona e, soprattutto, fa davvero, parecchia paura. Quando la fa, per lo meno. Il film in questo si attesta sullo stesso livello di Insidious 2. Uno spettacolo buono ma forse non ottimo, che vive di atmosfere e buona scrittura, ma tiene forse troppo tirata la briglia della tensione concentrando il top in poche, spettacolari quanto inquietanti sequenze. Non ve le cito per non rovinarvi la sorpresa, ma le scene davvero forti sono quattro, di cui una spoilerata nel trailer ma capace di terrorizzare ancora in sala. Il resto è attesa, preparazione, accompagnata da interpretazioni sempre convincenti, da effetti speciali meccanici appropriati quanto rivoltanti, trucchi mostruosi applicati a creature sovrannaturali, sempre in bilico tra horror orientale e occidentale come caratterizzazione, che appaiono in modo vigliacco e spaventoso. Come già per Saw e Insidious è qui il brand a vincere, e vista anche Annabelle come parte di una ipotetica "miniserie televisiva sui Warren" funziona. Ma singolarmente forse è troppo debole, regala bellissimi, ma troppo pochi spaventi. C'è chi direbbe lo stesso per L'Evocazione, opinabile anche perché quel film non puntava a spaventare quanto a "inquietare". Ma forse da questo film, che non tende a replicare la struttura investigativa de L'Evocazione ci si aspettava una maggiore quantità di spaventi. Ma, ripeto, belle botte di paura arrivano comunque. I fan di Wan non rimarranno in nessun caso delusi e saranno felicissimi di aspettare il nuovo capitolo. Ci troveranno anche insospettabili ponti di collegamento con Insidious.  Se odiate Insidious statene alla larga.
In sala, meglio di no: certo, avere in scena una bambola orribile che pur nella versione "integra" ricorda un inquietante pagliaccio, con i protagonisti che dicono "ma è bellissima", scatena subito forti dubbi sugli spettatori, suscitando qualche risata. Ma in fondo anche chi ride è entrato in sala pagando dei soldi e accettando questa premessa. Quindi "cazzovolete?'". Lo dico un po' con le palle girate in quanto ho assistito a una visione della pellicola con il tanto detestabile supporto del "pubblico sparlante". I soliti cacasotto (sì, sono dei cacasotto, dato di fatto istat) che vanno a vedere un film horror per parlare dall'inizio alla fine, fare gridolini e tirarsi negli occhi i popcorn. Gente che una volta, quando c'erano le maschere in sala, veniva accompagnata alla porta, ma che ora si trova, fissa, a ogni proiezione horror, pure delle 11 di mattina. Fa arrabbiare perché è un approccio sbagliato, scelto spesso da persone che si divertirebbero di più a non stare in sala a vedere un horror. Perché il senso dei film horror non consiste (o almeno non dovrebbe) nell'indovinare quando apparirà il mostro e nell'urlarlo a tutti, ma piuttosto nel sapere che il mostro arriverà e non si può fare nulla per evitarlo. E la paura è un sentimento tanto forte e affascinante quanto può esserlo l'amore. Riuscire a terrorizzare con il "niente", con soggetti scritti di proprio pugno, è un'arte rara.  Chi va a vedere un horror dovrebbe farlo perché "vuole" spaventarsi, non è una prova di forza indispensabile per gente paurosa che per evitare di pisciarsi addosso deve  muovere continuamente la bocca urlando dall'inizio alla fine del film, commentandolo scena per scena rompendo tutta l'atmosfera che difficilmente la pellicola ha costruito. Urlare va bene, ma solo dove bisogna spaventarsi, fa parte del gioco. Farebbero lo stesso macello questi spettatori assistendo a un film romantico? Devo ringraziarli perché hanno speso dei soldi per commentare per me la pellicola? Ma comprendo che i miei sono discorsi futili quanto combattere con mulini a vento, le sale sono ormai in mano loro. Se si divertono così... C'è da dire che un tale chiasso l'ho sperimentato finora solo con il primo "Paranormal Activity". Segno tangibile che le scene spaventose di Annabelle sono davvero forti. Vi consiglio però di vederlo in un luogo appartato o magari aspettare l'home video.
 Talk0

Nessun commento:

Posta un commento