Disegni di Andrea Accardi per testi di Roberto
Recchioni
Medioevo
giapponese. Jun, figlia del consigliere del Daimyo fissa l'acqua
scura dal bordo di un ponte con la dannata voglia di buttarsi
già. Il padre per denunciare la corruzione della corte aveva da
poco compiuto seppuku, ma il regnante e i suoi ministri avevano
reagito con scherno a questo estremo gesto, prorompendo persino in
risate. Jun, impotente e inseguita dal Daimyo come sua promessa
sposa, decide quindi di tuffarsi quand'ecco che in suo soccorso
giunge il vecchio Zatoichi, leggendario spadaccino errante. Il fenomenale guerriero le prospetterà due strade da preferire alla
morte. Se la donna vorrà tornare a vivere, lui la porterà in un
luogo sicuro dove poter ricominciare da capo, essere felici,
costruire una famiglia. Se la donna vorrà vendicarsi, Zatoichi le
affiderà la sua spada e la porrà sotto le cure di un'insegnante
particolare, una donna che potrà forgiarla come un'arma
sterminatrice.
Recchioni e
Accardi dopo “La redenzione del samurai” ritornano ai personaggi e
ambientazioni di quella storia, utilizzando Zatoichi come filo
conduttore. Il personaggio cardine o “anfitrione” è sempre lui,
il massaggiatore cieco, una delle più riconoscibili icone della
letteratura giapponese cui ha dato corpo anche Kitano in un film
omonimo. Se il motore centrale del racconto rimane l'onore, non
troviamo però una storia sui samurai. Abbiamo qui una nuova
protagonista, una figura in bilico tra luce e oscurità che bene si
presta a incarnare la figura del ninja. Ma dimenticate Naruto e
tutte le riproposizioni recenti di tali figure, Recchioni e Accardi
scavano dalle parti di Sasuke e del primo Tetzuka alla ricerca dei loro lati più perversi e sgradevoli. Assassini che vivono
nell'ombra votati all'auto-distruzione, persone che fanno della
vendetta, dell'omicidio occulto e senza onore, l'unica ragion
d'essere. Demoni se non creature miserrime. Recchioni esplora con
precisione questa figura, arricchendola di tratti anche forti, pur
non allontanandosi troppo dal mito. Jun è un ottimo personaggio,
sofferente ma determinato, mossa da giustizia ma ebbra di vendetta.
Un personaggio che spero di rivedere in futuro. Se c'è una pellicola
a cui deve molto la caratterizzazione della protagonista (Recchioni
“ama ispirarsi”), al di là delle opere citate nella rubrica
storyteller, quella è proprio Zatoichi di Kitano, dove è presente
un personaggio (anzi due) che è piuttosto similare. Molto belli i
disegni di Accardi, una rilettura grafica convincente e coinvolgente
del tratto manga in cui ogni tavola risulta perfettamente bilanciata
tra personaggi e sfondo, dando così vita a un'opera dalla forte
connotazione pittorica. A questo punto non possiamo che augurarci una
continuazione del filone giapponese delle Storie ad opera di
Recchioni e Accardi.
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