Orrendi commenti di pancia dopo la visione del
Trailer
Va bene. Sedetevi,
prendetevi un bel respiro, e godetevi questo bel trailer di cui
(colpa ferie) mi sono accorto con “leggerissssimo” ritardo.
Il film, tratto da
un manga dello stesso Miyazaki serializzato su una rivista che tratta
di aerei (ma guarda un po'), si ispira alla storia vera di Jiro
Horikoshi, progettista a cui dobbiamo gli “Zero”, gioielli di
ingegneria che nella seconda guerra mondiale fecero un paiolo così
agli americani, soprattutto nella versione adattata per “kamikaze”,
soprattutto in quel di Pearl Harbour (anche se hanno fallito
nell'abbattere Ben Affleck... che sarà il prossimo Batman... il mondo
sta implodendo...). Un genio la cui vita, per nulla semplice e dai
risvolti decisamente tragici, è un cristallino esempio di come con
sacrificio e dedizione si possano realizzare i sogni più grandi. In
senso lato un'ottima metafora della modernizzazione che
ha investito il Giappone nel secolo scorso, facendone il faro
dell'innovazione tecnologica e dei fumetti erotici. Miyazaki, da
sempre appassionato di aerei, è forse l'uomo che meglio può
rappresentare lo sfaccettato mondo interiore di un sognatore, per di
più compatriota. Pensate se Miyazaki fosse stato italiano e avesse
deciso di fare un film su Enzo Ferrari. Credo che sarebbe venuto
qualcosa di meglio dei docu-film con Sergio Castellitto. Però...
Ghibli è uno
degli studi di animazione più importanti al mondo, fucina di favole
in movimento indimenticabili che hanno appassionato generazioni
intere di spettatori. Eccellenza tecnica cui si accompagna il tratto,
sempre riconoscibile, stile che caratterizza animazione che sa essere
classica come moderna, per bambini come per adulti. Tutte le opere
Ghibli, anche quelle considerate “minori”, sono un'autentica
gioia per gli occhi e cosa rara, panacea per il cuore. Sì, sembrerà
una cosa assurda a leggere, ma a me le opere Ghibli “fanno bene” e
spesso quando sono triste come debilitato sono solito inserire nel
lettore Cagliostro, Laputa, Totoro. Mi rilassano come solo sa fare
Guerre Stellari (sì, sono un tipo un po' strano, lo ammetto). Però...
Però ultimamente
lo studio Ghibli sta confezionando prodotti che sanno sempre meno di
“magico” o, per usare una metafora qui oltremodo appropriata,
“volano basso”. Non discuto il livello tecnico, la freschezza
nell'affrontare tematiche nuove (come l'apertura al “genere
femminile” in La collina dei Papaveri), la ricerca di un approccio
più realistico nella caratterizzazione dei personaggi (vedi il chara
de La città incantata), la scelta di sceneggiature che, nel caso non
fossero originali, richiamano libri splendidi (Howl, Terramare). Ma
dove è finito il “Miyazaki touch”, quel non so che capace di
elevare un prodotto ottimo in stratosferico?
Il senso di
vertigine, gli inseguimenti a rotta di collo, l'imponenza degli
scenari, la grandiosità dei “cattivi” (che non siano
semplicemente “vecchi stronzi” come in Arrietty e Howl), la
maestosità della colonna sonora? Gli anni passano, governo ladro, un
tempo qui era tutta campagna. Perché non posso più oggi aspettarmi
da Ghibli qualcosa come Laputa o Cagliostro? Lo so. È colpa mia che
voglio sempre la stessa, datata, minestra, ma le guglie di Cagliostro
me le sogno ancora di notte e un certo idrovolante spiaggiato a filo
d'acqua con il suo padrone intento a farsi una pennica in spiaggia lo
avrei rivisto più che volentieri.
Comprendo che la
mia critica appaia largamente ingenerosa in questo momento, nella
trattazione di un film come Kaze no Tachinu che si presenta da subito
come un'opera realistica. Comprendo anche che si voglia mettere in
scena una tipologia di pellicola che non è aliena al Ghibli, che
rimanda dritto allo (straziante) "Una tomba per le lucciole". Ma il
manga di Kaze no Takinu presentava personaggi umoristici con fattezze
animali antropomorfe di pronto richiamo a Porco Rosso. Che fine hanno
fatto? Sempre nel manga di Miyazaki (alcune tavole ve le abbiamo pure
riportate noi nel vecchio articolo) compaiono “in visioni”
colossi volanti come visti in Conan, Nausicaa e Laputa (e in parte
Howl), invenzioni grafiche geniali e ardite che richiamano allo
steampunk come a Da Vinci. Che fine hanno fatto? Me le sono solo
sognate (il che è possibile, non lo nego..)? Forse sì, mi aspettavo
un revival alla Porco Rosso perché dietro le fattezze caricaturali, all'aspetto buffo, questi character sapevano bene interpretare animi
tormentati, nascondere una scorza tragica. Ma Miyazaki ha deciso di
cambiare l'impostazione originaria dell'opera, forse per renderla più
fresca di un dolce amacord in vista della sua recente dichiarazione
di ritirarsi. Il chara designer è di fatto un mostro sacro
dell'animazione giappa, nonché responsabile del chara di Kiki
consegne a domicilio, dovrei essere felice e invece mi ritrovo qui
impantanato in un'atmosfera retro-carina-pur-drammatica degna del, da
me, odiatissimo "La collina dei papaveri". Sognavo i pirati dell'aria
di Laputa (e quella prima locandina di Kaze Tachinu mi aveva
riportato a Porco Rosso) e mi ritrovo ultra realistici Zero degni
della Production I.G. (ossia bellissimi-perfetti ma “non da
Ghibli”... almeno secondo me). Probabilmente anche il fatto di
rappresentare sul grande schermo la storia di un personaggio reale ha
influenzato. Non sempre si può scherzare, la storia del grande
costruttore di aerei è una storia vera, ma perché non attingere
almeno un poco, allo straordinario sense of wonder dello studio,
magari in pindarici voli onirici? Poi la canzoncina del
trailer... ve la ricordate la canzone di Cagliostro? La end song di
Laputa e quella di Mononoke? Due minuti e voglio già strangolare
cantante, autore e produttore della canzoncina del trailer di Kaze
Tachinu (e qui mi aspetto che un mega esperto di cultura Giapponese
mi certifichi che detta “canzoncina” è la seconda sinfonia più
conosciuta in nipponia dopo l'inno nazionale, e io di conseguenza
sono un troglodo ignorante).
Come sempre, tutto
questo è scaturito in me solo ed esclusivamente dal trailer. Per un
giudizio vero e non preconcetto vi rimando a una futura recensione.
Kaze Tachinu è stato in programma alla mostra di Venezia, se siete
stati in zona fatemi sapere se vi è piaciuto e mettetemi a commento
un laconico “Talk0, anche oggi non c'hai capito una sega”. Io
come sempre apprezzerò. Probabile la distribuzione video di Lucky
Red (manca giusto la conferma ufficiale mentre scrivo ma la darei per
buona...).
Talk0
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