domenica 8 settembre 2013

Dragonero vol.2: Il segreto degli alchimisti



Storia: Vietti, Enoch; disegni: Matteoni


Continua la ricerca del nuovo produttore del cosiddetto “fango pirico”, un'arma misteriosa e letale in grado di cambiare gli esiti di ogni guerra. Ian detto Dragonero per via di ecc. ecc. giunge finalmente da qualcuno in grado di aiutarlo, il suo vecchio amico Alben. Il mago conosce il manufatto che portava la contrabbandiera Fakhry, l'unica cosa che è rimasta di lei dopo la distruzione del falconetto. È un medaglione e appartiene alla gilda degli “impuri”, un gruppo di mercenari che si vende al miglior offerente, ma che di recente traffica con gli orchi. Gli impuri praticavano la negromanzia, il mistero del sistema di occultamento del falconetto potrebbe aver quindi radici mistiche e non tecnocrate. L'impero ha fatto un culo così agli impuri, ma qualcuno si è salvato e il medaglione ha una foggia così specifica da convincere Alben senza alcun dubbio che simili monili si possano trovare in un preciso punto della mappa. Il mago dà quindi in dotazione al gruppo di Ian un mini zeppelin e i nostri partono per la meta finale. Nel frattempo Ian continua a raccontare di quando era giovane e del suo primo incontro con il fuoco pirico. Una brutta storia che lo ha segnato profondamente. 

Secondo volumetto di Dragonero, diretto proseguimento del primo e ponte con il terzo che potrebbe essere la conclusione del primo arco narrativo, ma anche no. Anche no perché in questo numero non succede niente! Niente di niente! Il nulla!!!! Alben fa parte dei personaggi che abbiamo conosciuto nel romanzo a fumetti. È un mentore ma ha il difetto di essere un eremita. Risultato? Da pagina trenta del primo volume a pagina trenta del secondo, circa 110 pagine, i nostri eroi si limitano ad... andare a trovare Alben nel suo eremo!!! Sì, c'è in mezzo anche il flashback sul passato di Ian, ma anche in quello succede poco o niente! La decompressione di questa storia è irritante, il lettore si sente fortemente preso per il culo in un contino aspettare a vuoto. È pazzesco!! Immaginiamo che la stessa storia sia su un numero di Tex e il fango pirico una trovata degli indiani. Tutto quello che è successo in due numeri di Dragonero si ridurrebbe a due battute di questo tipo. Tex indaga a casa della contrabbandiera. La stessa entra e si fa vedere dal suo pard Carson che esclama “peste!” e la impiomba all'istante. Tex esamina il corpo, scopre il monile e dichiara: “Questa beccacciona appartiene al clan dei cani scorreggianti. (Tex sa tutto, sempre) Andiamo a trovarli senza avvertire Tiger Jack e Piccolo Falco, che se gli chiediamo aiuto per una cosa del genere ci ridono dietro". Fine. Volete anche l'approfondimento psicologico? Carson prosegue: “Satanasso, come conosci i cani scorreggianti?” e Tex “Una brutta storia” Fine. E ho preso per esempio il fumetto con i tempi narrativi più lenti in circolazione!! 

Dalla regia mi dicono che il fantasy si nutre di paesaggi, contemplazione, filosofia. I tempi dilatati ci stanno e preparano a una scoperta lenta e progressiva dell'elemento misterioso. Ma è possibile che in due numeri di oltre duecento pagine complessive sia successo così poco? E vi ho taciuto sulla trama secondaria più telefonata della storia, al punto che se guardate la copertina del terzo volume e avete letto anche solo metà del primo volume vi fate uno spoiler grosso così (ma tranquilli è uno di quegli spoiler segreto-di-pulcinella). Il disegno di Matteoni è sempre stellare, le intuizioni grafiche si sprecano e le scene di azione sono una manna. La storia è di nuovo qualcosa di indefinito, lenta e senza mordente. Se poi c'è all'orizzonte la minacciosa prospettiva che i nostri per entrare in azione ci mettono sempre almeno due numeri interi di chiacchiere, la collezione di Dragonero si fa sempre meno allettante. Continueremo a trastullarci con questa palla a fumetti? Vi faremo sapere. 
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