Storia: Vietti,
Enoch; disegni: Matteoni
Continua la
ricerca del nuovo produttore del cosiddetto “fango pirico”,
un'arma misteriosa e letale in grado di cambiare gli esiti di ogni
guerra. Ian detto Dragonero per via di ecc. ecc. giunge finalmente da
qualcuno in grado di aiutarlo, il suo vecchio amico Alben. Il mago
conosce il manufatto che portava la contrabbandiera Fakhry, l'unica
cosa che è rimasta di lei dopo la distruzione del falconetto. È un
medaglione e appartiene alla gilda degli “impuri”, un gruppo di
mercenari che si vende al miglior offerente, ma che di recente
traffica con gli orchi. Gli impuri praticavano la negromanzia, il
mistero del sistema di occultamento del falconetto potrebbe aver
quindi radici mistiche e non tecnocrate. L'impero ha fatto un culo
così agli impuri, ma qualcuno si è salvato e il medaglione ha una
foggia così specifica da convincere Alben senza alcun dubbio che simili monili si possano trovare in un preciso punto della
mappa. Il mago dà quindi in dotazione al gruppo di Ian un mini
zeppelin e i nostri partono per la meta finale. Nel frattempo Ian
continua a raccontare di quando era giovane e del suo primo incontro
con il fuoco pirico. Una brutta storia che lo ha segnato
profondamente.
Secondo volumetto di Dragonero, diretto proseguimento
del primo e ponte con il terzo che potrebbe essere la conclusione del
primo arco narrativo, ma anche no. Anche no perché in questo numero
non succede niente! Niente di niente! Il nulla!!!! Alben fa parte dei
personaggi che abbiamo conosciuto nel romanzo a fumetti. È un
mentore ma ha il difetto di essere un eremita. Risultato? Da pagina
trenta del primo volume a pagina trenta del secondo, circa 110
pagine, i nostri eroi si limitano ad... andare a trovare Alben nel suo
eremo!!! Sì, c'è in mezzo anche il flashback sul passato di Ian, ma
anche in quello succede poco o niente! La decompressione di questa
storia è irritante, il lettore si sente fortemente preso per il culo
in un contino aspettare a vuoto. È pazzesco!! Immaginiamo che la
stessa storia sia su un numero di Tex e il fango pirico una trovata
degli indiani. Tutto quello che è successo in due numeri di
Dragonero si ridurrebbe a due battute di questo tipo. Tex indaga a
casa della contrabbandiera. La stessa entra e si fa vedere dal suo
pard Carson che esclama “peste!” e la impiomba all'istante. Tex
esamina il corpo, scopre il monile e dichiara: “Questa beccacciona
appartiene al clan dei cani scorreggianti. (Tex sa tutto, sempre)
Andiamo a trovarli senza avvertire Tiger Jack e Piccolo Falco, che se
gli chiediamo aiuto per una cosa del genere ci ridono dietro". Fine. Volete anche l'approfondimento psicologico? Carson prosegue:
“Satanasso, come conosci i cani scorreggianti?” e Tex “Una
brutta storia” Fine. E ho preso per esempio il fumetto con i tempi
narrativi più lenti in circolazione!!
Dalla regia mi dicono che il
fantasy si nutre di paesaggi, contemplazione, filosofia. I tempi
dilatati ci stanno e preparano a una scoperta lenta e progressiva
dell'elemento misterioso. Ma è possibile che in due numeri di oltre
duecento pagine complessive sia successo così poco? E vi ho taciuto
sulla trama secondaria più telefonata della storia, al punto che se
guardate la copertina del terzo volume e avete letto anche solo metà
del primo volume vi fate uno spoiler grosso così (ma tranquilli è
uno di quegli spoiler segreto-di-pulcinella). Il disegno di Matteoni
è sempre stellare, le intuizioni grafiche si sprecano e le scene di
azione sono una manna. La storia è di nuovo qualcosa di indefinito,
lenta e senza mordente. Se poi c'è all'orizzonte la minacciosa
prospettiva che i nostri per entrare in azione ci mettono sempre
almeno due numeri interi di chiacchiere, la collezione di Dragonero
si fa sempre meno allettante. Continueremo a trastullarci con questa
palla a fumetti? Vi faremo sapere.
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