Spazio. Pianeta
Krypton. La politica ecologista proposta da Tony Blair con un nuovo
video di sensibilizzazione è andata sfumando. I burocrati di Krypton
da tempo stanno prosciugando le risorse energetiche del lor pianeta
senza un perché. Cioè, dispongono di eserciti e colonie su altri
mondi ma per far andare i ventilatori quando fa il caldo più porco
ciucciano dal nucleo del loro pianeta. Ma saranno coglioni? Meritano
l'estinzione. E infatti l'estinzione sta per arrivare. Lo scienziato
Jor-El (Russell Crowe) alla politica ecologista di Blair ci crede,
al punto che al lavoro non ci va con una inquinante astronave ma con
un locale pterodattilo ammaestrato. Perché gli altri non fanno come
lui? Probabilmente perché le scorie prodotte da un'astronave sono su
Krypton civilmente più accettabili di diarrea di dinosauro che di
colpo vi piove dal cielo mentre fate jogging. Jor-El decide di
affrontare i burocrati e propone in extremis un trasferimento di
urgenza degli abitanti di Krypton su un pianeta che non stia per
esplodere. Le sue invettive non colpiscono molto, forse perché di recente deve essere passato con lo pterodattilo affetto da
attacco diarroico sulla casa di qualche politico mentre questo stava
facendo il barbecue con la famiglia. Jor-El vorrebbe continuare
inutilmente a convincerli, ha già pronta per l'esodo un'astronave
ed energia ibrida, quando il Generale Zod (Michael Shannon), forte
anche del voto degli ecologisti, decide di ribaltare lo scacchiere
politico con un colpo di stato.
Jor-El, che pure è suo sostenitore,
cerca di convincere Zod che non c'è tempo, che per finanziare la
fuga ci ha messo qualcosina pure Bono degli U2, ma Zod vuole regnare.
Soluzione estrema. Krypton sta esplodendo, almeno il codice genetico
dei Kryptoniani deve essere preservato. Ma cosa cacchio ho scritto?
Specifico. I Kryptoniani hanno una banca genetica che permette una
selezione guidata dei novelli nascituri. Se serve un soldato nasce un
tipo come Zod, se serve uno scienziato nasce un tipo come Jor-El.
Questo permette una società equilibrata anche se a “classi”, ma
annulla la disoccupazione ed evita che, se serve alla società un
idraulico nasca un gastroenterologo. In sostanza non si scopa più su
Krypton, tutto è meccanizzato. Non possono che meritare
l'estinzione. E infatti. La banca è unica e il suo scopo è la
perfetta e meccanica preservazione e massimizzazione delle risorse
umane del pianeta. Jor-El, che se ne sbatte di questo sistema a
classi, ha appena avuto con la moglie Lara Lor-Van (Ayelet Zurer) un
figlio con il sistema tradizionale. Tuttavia trafuga in gran segreto
la banca genetica, facendo incazzare tutti, per poterla annettere
all'astronave che porterà in salvo nel cosmo, chissà dove, suo
figlio prima che Krypton esploda. Se scoppiasse tutto il figlio
Kal-El (Henry Cavill , quando sarà adulto e dopo essere passato in
palestra per cinque-sei annetti) potrebbe rifondare una nuova Krypton
usando quei codici genetici, che una volta cresciuti avranno tutto il
tempo, che un'esplosione imminente non permette, per decidere se voler
fare sesso casuale o meno. Quello che succede dopo è noto per chi ha
letto i fumetti o almeno ha visto Superman 2, ma siccome qualcuno
potrebbe non avere tali informazioni gli lascio il gusto della
scoperta.
Diciamo solo che Zod inseguirà Kal-El per riavere quel
dannato codice genetico. Kal-El arriverà sulla Terra a bordo di un'astronave, a Smallville, dove sarà amorevolmente accudito come Clark dai
coniugi Kent, Jonathan (Kevin Kostner) e Martha (Diane Lane... che
nonostante tutto il trucco impiegato non nasconde la sua vera età,
di 752 anni ). Così il novello Eracle caduto dall'Olimpo viene
accudito da uomini e cresce tra di loro, pur nelle difficoltà che la
sua “diversità” comporta. Ma grazie alla fibra morale che verrà
instillata dai Kent, Clark crescerà come il migliore degli uomini,
pronto a mettere a disposizione i suoi poteri per il bene comune.
Dopo la morte prematura del padre Clark parte per il mondo e diventa
una specie di leggenda urbana, un uomo misterioso che appare qua e
là, salva delle persone da morte certa e poi scompare. Una leggenda
urbana che la reporter Lois Lane (Amy Adams... anche lei un po' troppo
vecchia per la parte) insegue di voce in voce dopo che l'ha
incontrata di persona in uno sperduto scavo nel ghiaccio
dell'Antartide. Uno scavo da cui è emersa un'astronave Kryptoniana
lanciata secoli passati a futura memoria per una colonizzazione.
Torna sullo
schermo l'eroe di Krypton, in una nuova versione fortemente voluta
dalla Warner in seguito al successo della trilogia del Cavaliere
Oscuro. Torna Goyer alla sceneggiatura dunque, torna Nolan ma solo
alla produzione, alla regia viene messo Snyder, regista che in
trasposizioni se ne intende, da Watchmen a 300 passando per Dawn of
the Dead al Regno di Ga'Hoole. Fin da subilo il team di lavoro è
stato unito su un punto: questo non è “Superman”, è “Man of
Steel”. Un uomo d'acciaio, dall'aria salvifica, ma alieno, dotato di
una forza sconosciuta e probabilmente letale, che non è ancora stato
classificato e accettato dalla comunità come loro campione, come
“Superman”.
La parola d'ordine dello script è “solidità”,
la stessa infusa con successo nella recente trilogia dell'uomo
pipistrello. Tutto è logicamente coordinato e contestualizzato,
frutto di una attenta lettura a posteriori e di “sintesi” del
materiale base. Goyer trasformava Batman in un credibile, eccentrico,
007, abbraccia il genere spionistico riducendo quello prettamente
supereroistico, fornisce un significato logico e un contesto
credibile per tutte le eccentricità fumettistiche. Perché c'è una
bat-caverna? Perché si veste da pipistrello? Da dove deriva la
ricchezza Wayne? Come opererebbe un super-criminale nel mondo reale?
Che tecnologie userebbe Batman se fosse vero? Tutte domande che
trovano una risposta chiara e appagante, volte non solo a
giustificare ma a rendere “Vero” il personaggio. Magari a
discapito delle iconografie più favolistiche: strani fluidi Venom,
piante senzienti, pinguini killer, coccodrilli mutanti. Batman è
fin troppo vero ma è solido. Superman è altrettanto solido, Goyer
anche qui schiva il supereroistico e punta alla fantascienza, al film
di caccia all'alieno. Se il Superman originale alla domanda “Chi ti
ha fatto il costume” rispondeva “L'ha cucito la mia mamma”, il
nuovo costume con mantello è logico e coerente nel suo essere una
tuta da combattimento aliena, per altro in possesso di tutti i
Kryptoniani in monotaglia allungabile modello esercito di Freezer (e
vai di Dragonball). La genetica, la gravità, l'intelligenza
artificiale, Man of Steel è un film che si rivela molto tecnico e
puntuale nel collocare tutti i tasselli se non nella sfera del
possibile in quella del probabile. Perfino la Fortezza della
Solitudine appare più logica e credibile alla luce di riferimenti
tecnologici che abbiamo oggi. Tanta precisione del mondo narrativo
non impedisce però alla pellicola di avere cuore. Come per Batman,
l'anima del protagonista è messa a nudo dai flash back sulla sua
infanzia, veloci frammenti che riescono comunque a catturare lo
sguardo, a rimanere impressi nonostante il minimo minutaggio, a
forgiare l'ossatura stessa della sceneggiatura. Se il passato di
Batman è nel buio di un pozzo, nel buio di un teatro, nel buio di un
vicolo, il passato di Superman, pur non meno drammatico, è alla luce
del sole, tra i panni del bucato stesi dalla mamma, tra le
strade in sterrato, i banchi di scuola, tra le praterie del Kansas.
Se
Batman vive nel buio avendo paura che il suo mondo nel buio scompaia,
Superman è in un mondo di luce, perennemente in bilico tra aiutare
il prossimo e cercare di nascondere i suoi poteri da chi potrebbe,
dopo aver scoperto la sua diversità, portarlo via dalla sua
famiglia. In entrambi i casi è una figura paterna defunta il motore
emozionale: in Batman Begins era il padre di Bruce (Linus Roache), in
Man of Steel è il padre di Clark (Kevin Costner). Entrambi gli
attori sono straordinari nel creare un personaggio completo e
credibile, umano, pur all'interno di un minutaggio su schermo molto
veloce. A un'ambientazione curata, agli ottimi inserti narrativi a
descrizione dei protagonisti, le pellicole “supereroistiche” di
Goyer abbinano un travolgente senso dello spettacolo. Con i
combattimenti frenetici e gli inseguimenti indiavolati di ordinanza
viene sempre aggiunta una generosa dose di fuochi d'artificio. Certo
la mano di Nolan si sente in tutto questo, il grande regista è
dietro le quinte, accreditato alla sceneggiatura con Goyer, ma
presente a tutta la costruzione della pellicola, passo passo, con la
sua mano sicura. Siamo molto contenti che Goyer sia al lavoro sul
prossimo Godzilla, sull'annunciato film di Metal Gear e sul futuro Man of Steel 2. Parliamo sempre dello sceneggiatore
di Colpi Proibiti...
Snyder aveva un
compito arduo, sintetizzare il tutto e rendere l'esperienza visiva
non troppo simile a Dark Knight. Sulle prima devo confessare di aver
avuto molti dubbi in proposito, ma mi sono ricreduto. La fotografia
tra il rosso e l'argento metallico è di grande impatto, la scelta di
colori plumbei azzeccata a una realistica rappresentazione, in
canoni moderni, di uniformi e armature. L'azione è concitata e senza
tregua, lo stesso Superman ha dei lati bestiali, come Zod del resto,
che riscrivono l'iconografia, che lo rendono di fatto ulteriormente
alieno-altro. Tra astronavi e scazzottate Snyder ha dimostrato più
volte di saperci fare, ma è limitativo dire che questa è l'ennesima
bella prova; Man of Steel è una delle pellicole più belle di questa
annata per ritmo e narrativa. Perché tra tanti movimenti di camera
frenetici spesso fanno capolino le splendide scene di Flash Back, come
l'episodio sulla chiatta e quello tra i ghiacci, l'illuminante scena
finale. L'opera ha cuore e Snyder fa di tutto per non reprimere
l'umanità, il super-potere più grande del suo Uomo d'acciaio. Sul
piano tecnico la barca non ha falle, gli effetti sono maestosi e
appaganti in una continua esplosione di tutto e tutti, la cg
perfetta, le musiche di Hans Zimmer sono come sempre straordinarie.
Sul lato attori si
è puntato molto sulla qualità, ma qualcosa non gira del tutto.
Cavill è molto bravo nel disegnare un personaggio quantomai
complesso e ricco di contraddizioni, Amy Adams è la prima Lois Lane
credibile nel suo ruolo di giornalista. Tuttavia Cavill e Adams
insieme “non funzionano”. Vuoi per differenze evidenti di età,
vuoi per ragionate scelte di non precorrere troppo i tempi in vita di
una futura pellicola, vuoi proprio per scelta di non sviluppare la
storia su canoni già visti, tra i due manca quella alchimia che ci
si sarebbe aspettati e il film incappa in un paio di scene dove un
trasporto emotivo maggiore, seppur banale o stucchevole, avrebbe
giovato. Michael Shannon veste i panni di uno Zod perfetto, molto
più vicino alla controparte cartacea, simile a un Leonida (per
stare sempre in casa Snyder) più che a un tiranno pazzo, pregno di
un contorto codice di valori come di una rabbia quasi bestiale nel
portare a termine le sue missioni. Non-ride-mai. Il resto degli
antagonisti è altrettanto letale e massiccio, aspetto che rende gli
scontri per nulla banali o scontati. Le scelte di design così come
alcuni accorgimenti musicali legati alla loro presenza fa sì che
questi personaggi facciano realmente paura una volta in scena. A
parte un piccolo vantaggio (ammesso anche dalla Fifa), Superman
combatte contro di loro praticamente alla pari e le coreografie di
lotta sono leggendarie, frutto di un sopraffino lavoro di stunt. Tra
le fila di Zod non si può non menzionare la letale Faora-UI (Antje
Traue), che ingaggia una personale e leggendaria lotta con il
Colonnello Nathan Hardy (interpretato dal grande Christopher
Meloni... chi non l'ha mai visto in Law & Order?), un personaggio
di “seconda fila” da tenere d'occhio, una delle più belle
sorprese della pellicola (non che sia la prima di Meloni, è che qui fa un personaggio davvero stra-cazzuto che si merita applausi
a scena aperta). Passando ai “padri di Clark”. Crowe si dimostra
il grande mattatore di sempre e nelle scene in cui è presente,
soprattutto nella prima parte della pellicola, domina incontrastato
la scena. Si potrebbe quasi dire che la prima sequenza del film sia
un film a parte tanto sono ben espressi e sviluppati ambienti e
personaggi (e poi perché una buona mezzora durerà pure).
Interessante il modo in cui viene utilizzato nella seconda parte
della pellicola, fateci caso. Costner non dura in scena la metà di
Crowe, ma su di lui sono cucite le scene più belle di tutta la
pellicola, le scene che si ricordano. Non ve le descrivo per non
rovinarvele, ma sono l'ennesima dimostrazione di un talento
spaventoso, un attore che se ben diretto può davvero fare qualsiasi
parte ed essere convincente. Poi un giorno si alza e accetta copioni
bruttissimi nei quali recita anche peggio. Ma non in Man of Steel,
qui Costner è immenso. Le madri. La Zurer si vede davvero troppo
poco, ma è perfetta nella parte. La Lane è simpaticamente sopra le
righe, forse l'unico personaggio un po' scanzonato della storia, è
sempre la grande attrice di sempre. L'età è avanzata ma insieme a
Cavill è semplicemente perfetta e riesce appieno nel ruolo più
difficile della pellicola, costituire l'unico perno che lega Clark
alla sua natura umana. Un'interpretazione toccante.
Menzione d'onore
anche per gli attori che interpretano Clark nel corso della sua vita,
da Cooper Timberline (9 anni) a Dylan Sprayberry (13 anni). E
Lawrence Fishburne? Credo che in ogni film di successo in cui c'è
un tizio che a un certo punto può volare non possa mai mancare
Lawrence Fishburne.
Sì, ci sono scene
in cui il film mi ha ricordato altro (ne ho già parlato nel post
precedente sull'argomento, quello in cui analizzavo il trailer). Il
film è piuttosto cupo, come temevo. Ma tutto funziona, l'energia è
quella giusta e le scene memorabili si sprecano. Si potrebbe
ragionare sul fatto che differentemente dalla altre pellicole qui si
è voluto mettere davanti Superman per solo sviluppare Clark Kent. In
effetti è una delle più felici suggestioni dell'intera operazione.
Per poter essere Kent, Kal-El deve prima accettarsi come Superman per
poi trovare la sua collocazione “umana”. Può rimanere un
po' l'amaro in bocca a chi si aspettava di vedere l'occhialuto reporter
pasticcione all'opera, qui latitante per motivi di sceneggiatura. Ma
la seconda pellicola è già in cantiere, ci sarò tempo per tutto.
Ma dopo Zod chi può andare ad incrociare le armi con Superman? Vi
prego. Non Luthor. Luthor ha rotto le palle. Ma temo sia inevitabile,
come il Joker per Batman... speriamo sia interpretato da un grande
attore.
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