Storia: Alessandro
Bilotta; Disegni: Pietro Vitrano
Si chiama Nobody,
perché non ha nome né genitori. È stato trovato su una spiaggia e
pertanto è solo figlio del mare. Ha fatto parte della gloriosa flotta
di sir Harry Burrard-Neale. Sua moglie, Molly, è stata rapita dal
pirata Ahriman, e Nobody è intenzionato a riportarla a casa,
ovunque ora si trovi. Perché è difficile seguire un pirata senza
una nave e imbarcandosi come marinaio si hanno notizie sempre di
seconda mano, vecchie di mesi. Ma il mare è dalla parte di Nobody.
Quando esce con la sua piccola barca gli compare una dama in nero che
gioca a dadi con lui oppure i morti riemergono dalle acque per dargli
indizi su dove sia la prossima meta di Ahriman. Nessuno crede a
Nobody. Nobody che vive su una barca perché odia la terraferma.
Nobody il pazzo, buono solo per essere malmenato dagli avventori più
collerici di una bettola nelle prossimità del porto. Ma giunge uno
straniero al porto, proprio quando Nobody ha appena conosciuto la
prossima meta di Ahriman da un morto: Patusan, in Malesia, nel mare
cinese. Lo straniero cerca marinai e si dà il caso che vada più o
meno verso la Malesia. Nobody diventa quindi parte dell'equipaggio. Ma
sarà un lungo viaggio. Nobody avrà a che fare con infauste
profezie, mostri marini dalla carnagione albina, sirene. Sarà
ospitato in pesci metallici, troverà riposo su una spiaggia dove
vivrà con una donna selvaggia, sarà prigioniero delle Tigri di
Mompracem e infine riprenderà il largo in una continua, infinita,
ricerca dell'amore perduto.
Nuovo vulume della
collana antologica della Bonelli. Si può dire che lo stesso volume
10 faccia antologia “a sè”, cogliendo a piene mani dai topoi più
noti del romanzo d'avventura ad ambientazione marittima. C'è
l'Odissea, l'Ulisse di Joyce, Moby Dick, 20.000 leghe sotto i mari,
un capitano di 15 anni, Sandokan e molti altri riferimenti devo
averli persi. Opere che vengono fuse e mixate in un'unica surreale
storia sull'ineluttabilità del destino, sull'impossibilità
dell'uomo di tracciare una propria rotta nel mare della sua vita
senza essere sospinto a destra e manca. Nobody è l'emblema del
Titanismo, della forza di volontà che si frappone all'ineluttabilità
del fato (avete presente il comandante Mifune in Matrix Revolution
che combatte contro milioni di sentinelle con i caricatori semi
vuoti? Avete presente il pellerossa Billy che in Predator affronta
l'alieno armato solo di coltello? L'ultima puntata di Rocky Joe,
quando il nostro combatte in ghost-mode?Fantozzi che vince a biliardo
per poi rapire la madre del duca conte all'inno di “prendo la
vecchia!”? Sì, ci sono anche esempi più noti, ma per ora ho in
mente solo questi....). Non sorprende che dietro a questa storia,
dimostrazione anche di grande dimestichezza nel saper citare con
classe, ci sia lo scrittore che per ora ha su questa collana proposto
la storia più bella, “Il lato oscuro della Luna”, Alessandro
Bilotta. Anche qui la narrazione è perfetta e calibrata sulla giusta
metratura delle pagine. Non si avverte, come ormai endemico nella
collana “Le storie”, la sensazione che qualcosa sia stato
tagliato o poco sviluppato. Qui tutto è perfetto e gira a dovere.
Questa è l'ennesima prova di un talento raro nel nostro panorama
fumettistico. Ai disegni, ricchissimi di dettagli e splendidamente
evocativi di un periodo di nuvole parlanti volutamente vintage
abbiamo Pietro Vitrano, un nome legato a piccole case editrici (dove
ha fatto una bella gavetta, tra Draco e Gothica) e che vorremmo
sentire più spesso in Bonelli, dove potrebbe disegnare praticamente
tutto quello che vuole (io gli auguro un Texone, con tutta la
stima). Molto bravo nella caratterizzazione dei personaggi, eccelso
nella scansione in tavole del racconto, fenomenale sugli sfondi: un
autentico spettacolo visivo. Nobody, a meno che non detestiate
l'ambientazione marittima, rappresenta una delle più sfolgoranti
gemme della collana. Farselo sfuggire sarebbe un peccato.
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