Ataque de pànico.
Un corto del 2009 visibile su you tube. Ve lo linko senza metterlo
direttamente qui essendo un'opera completa di 5 minuti...
è con questo
micro-colossal che Fede Alvarez ha convinto Raimi delle sue
potenzialità. Il grande cineasta deve aver rivisto in Alvarez
qualcosa di lui, la capacità con poco di realizzare grandi cose, una
precisione tecnica non usuale nel narrare in immagini. Raimi decide
di affidargli il suo bambino più caro, la pellicola che lo ha reso
celebre, perché Alvarez la reinventi, la modernizzi e le doni quel
tratto realistico e malinconico che già pervade Ataque de pànico.
Così lo script di Evil Dead, da noi "La casa", arriva nelle mani del
giovane regista uruguaiano che accoglie l'invito con il giusto
rispetto, mentre (immaginiamo) gli tremano le gambe. Raimi non vuole
solo che Alvarez diriga, vuole che riscriva tutto, che faccia l'opera
sua. Lo affascina il realismo che il ragazzo riesce a trasmettere
nelle sue opere, nonostante siano fantastiche, una prospettiva nuova
per La casa, che ha sempre puntato più sul goliardico che sul
drammatico. Alvarez ci prova, imbrocca qualcosa e perde la rotta in
alcuni punti, scrive e riscrive ma Raimi segue da vicino i lavori, lo
esorta e incoraggia a dare il meglio, gli affianca Diablo Cody per
dargli la motivazione giusta: vuoi per la sua grande capacità di
sceneggiatrice, vuoi perché è una ex lap dancer (e cosa può
stimolare di più di una lap dancer con una bella testa?).
Lo script
è pronto ed è perfetto. Perché cinque persone dovrebbero oggi
ritrovarsi in una baracca tra i boschi il fine settimana? Ai tempi di
Raimi la risposta sarebbe stata che era l'unica location disponibile
per il budget, pertanto i personaggi avevano un'inclinazione hippy
che gli permetteva di divertirsi con poco, magari con qualche aiutino
etilico. Ai giorni nostri la casa nel bosco diventa invece luogo di
recupero, una finestra a diretto contatto con la natura dove una
ragazza può sperare di riuscire a disintossicarsi, sempre che
l'atmosfera di isolamento non rechi troppa angoscia e l'astinenza
riempia di incubi e allucinazioni il percorso di rehab.
Scherzetto! Il
trailer è del film Shrooms, classe 2006. di fatto molto simile come
atmosfera alla pellicola di cui stiamo parlando oggi tanto per
ambientazione che presupposti: i mostri sono allucinazioni da abuso
di stupefacenti o sono reali? Se riuscite recuperate Shrooms
(distribuito da noi dalla Eagle, credo si trovi ancora agilmente in
dvd).
Ma torniamo a noi.
5 amici si ritrovano in una baracca nei boschi. Ecco il trailer vero
Ok, scherzavo di
nuovo. Niente Thor in questa pellicola. Ma Quella casa nel bosco è
un dannato capolavoro che dovete assolutamente vedere!
Ricominciamo... c'è
una casa nel bosco che nasconde qualcosa di inquietante...
inquietante e pure
un po'noioso... fine della ricreazione, ecco il trailer ufficiale de
La Casa, remake di Fede Alvarez.
David (Shiloh
Fernandez) se ne è andato di casa da un po', si è fatto la sua
vita, ha lasciato la famiglia nei guai. Dopo la morte della madre, la
sorella Mia (Jane Levy) è finita sulla cattiva strada, ha iniziato a
drogarsi e nonostante i propositi non è riuscita a ripulirsi senza
ricadere per più di un pomeriggio. Spinto agli amici di infanzia
Eric (Lou Taylor Pucci), Olivia (Jessica Lucas) e dalla fidanzata
Nathalie (Elizabeth Blackmore), David decide di assistere la sorella
in un doloroso percorso di disintossicazione, che si svolgerà in
quella baracca nei boschi. David dovrà essere forte, nel gruppo c'è
chi è infermiere e può intervenire prontamente in caso di bisogno,
ma per la maggior parte del tempo Mia sarà incontrollabile. Piangerà,
urlerà e si dimenerà, forse aggredirà qualcuno ma se tutto va
bene, se non ricadrà nell'eroina, ci sarà forse una vita migliore ad
attendere la ragazza. Peccato che la casa non la pensi così e abbia
ben altri piani per il gruppo di amici. Spinti da un odore disgusto
proveniente dalla cantina, vengono scoperti animali morti disposti ai
capi di un glifo disegnato sul pavimento, penzolanti su ganci
ancorati al soffitto in legno. Al centro un altare sacrificale sporco
di sangue e nascosto nei pressi un oggetto spettrale, che
attira l'attenzione di Eric, che lo chiama a sé. David ripulisce e
sotterra le carogne, torna al piano di sopra e si concentra sul
motivo reale per cui si trovano lì. Eric è quasi ipnotizzato dalla
cantina, fino a che non trova un libro ritenuto così pericoloso dai
precedenti proprietari da essere chiuso e sigillato con metri di fil di
ferro. Eric con una pinza riesce a snudare lo scritto dalla sua
corazza. La sensazione al tatto è sconvolgente così come
atterrisce un'analisi più accurata del materiale di cui è
composto.
Pagine in pelle umana intrecciata a capelli, parole scritte
con il sangue. Ma Eric non desiste, si trova quasi in uno stato di
trans. Mentre Mia al piano di sopra affronta l'inferno dell'astinenza
forzata, Eric legge parole in una lingua sconosciuta, evoca qualcosa
che è rimasta in agguato per anni, una forza inumana e vendicativa
che subito si scaglia sulla mente più debole del gruppo, su Mia, per
impossessarsene. La ragazza tenta la fuga, ma nulla può fuggire
all'occhio della creatura evocata, in grado di comandare la natura,
di abbattere i ponti con il mondo esterno pur di cibarsi delle sue
vittime. Mia cerca di resistere ma non vi è ribellione possibile.
Vorrebbe comunicare agli altri di andarsene da quel posto maledetto, ma i ragazzi al piano di sopra pensano che lo stato allucinato della
ragazza dipenda dall'astinenza, cercano di intervenire con sedativi
ma sono impreparati ad altro. Così il mostro evocato da Eric si fa
strada dentro Mia, trasfigurandone l'aspetto, mutandone la voce. La
ragazza posseduta si avventa sull'amica Olivia e le apre la bocca con
la forza, allarga il palato con le mani, schiude la mandibola e
dentro vi vomita sangue nero. I ragazzi spaventati rinchiudono Mia in
cantina, assicurano la botola d'ingresso con delle catene, sono nel
panico. Olivia inizia a mutare. La cosa che si è impossessata del
corpo di Mia ride sinistramente e osserva con ghigno raccapricciante,
da sotto la botola, le sue prossime vittime, schiudendo felice i suoi
nuovi occhi rossi. Sarà una notte di sangue.
È difficile
girare i remake nonostante siano una pratica produttiva abusata. Se
il pubblico viene in sala con le aspettative di un prodotto
sicuro-collaudato-metabolizzato, contento di mangiare sempre la
stessa minestra, saltuariamente capitano bocconi indigesti e la
corazzata produttiva può pure vacillare, distruggendo di fatto la
gallina dalle uova d'oro. Le vittime illustri della modernariato
dello strillo sono molteplici, da Amityville all'ultimo Freddy,
passando per pasticciati L'ultima casa a sinistra e rinnovamenti
senza palle come l'esteticamente eccelso ma senza troppa convinzione The Grudge, la cui ultimissima reiterazione è davvero da
sconforto collettivo. Ogni tanto però le resurrezioni accadono,
vedasi i superficiali ma comunque piacevoli Non aprite quella porta
di Nispel, Le colline hanno gli occhi di Aja, lo stesso Piranha 3d
sempre di Nispel (che anche se è “nuovo” è piuttosto derivativo
da certi film anni '70), ma prontamente ecco che viene messo degli
stessi in produzione un sequel, che disintegra tutto, svuota il
senso, fa ridere i polli. Spesso di notte mi sveglio madido di sudore
pensando a Le colline hanno gli occhi 2. Ogni tanto la resurrezione
dà nuova linfa al brand. Sono casi rari ma documentati come il
dittico di Halloween di Zombie, non a caso poco capito dal pubblico.
Il remake de La casa di Alvarez è un buon prodotto e sta
confortevolmente una spanna sopra alla media dei remake classici. Gli
attori sono validi e ben calati nella parte, le scene splatter e le
mostruose aberrazioni da possessione demoniaca sono magistrali e
frutto di un lavoro certosino di truccatori-artigiani, professionisti
dell'intaglio nel lattice che sono stati preferiti alla computer
grafica e hanno davvero dato il meglio di loro. La cinepresa fa il
suo dovere, il divertimento è garantito da spaventi costanti e ben
gestiti.
Un plauso alle attrici Lana Levy e Jessica Lucas, ma sarebbe
ingiusto non parlare bene anche del resto della compagine degli
allegri 5. Ma è davvero il film più spaventoso di tutti i tempi,
come locandina vuole? No.
È una bella giostra dalle trovate visive
interessanti e da mille ester eggs per i fan della serie classica di
Raimi. Musica e montaggio sparano a mille le emozioni. La fotografia,
trucco e scenografie sono molto belle e dettagliate. La storia è
buona e, cosa non banale, nemmeno idiota. Ma se volete spaventarvi di
brutto c'è di peggio, almeno secondo la mia modesta opinione, perché il film difetta in quello che per molti è un pregio: è troppo
patinato. É un vezzo dei tempi, ma troppa accuratezza visiva non fa
che rendere un prodotto ammaliante laddove dovrebbe essere tetro. Lo
sbaglio arriva dritto dal remake di Non aprite quella porta di
Nispel. L'originale film sui cannibali descriveva ambienti sporchi e
rugginosi, faceva sentire allo spettatore l'olezzo di carni in
putrefazione, tagliava a documentario le scene facendo partire
l'immedesimazione. Nispel aveva preso appunti, ma il suo scenario
re-interpretato aveva una fotografia virata color terra, raggi di
sole ad illuminare un prato di fatto rigoglioso, ambienti così
curati nel dettaglio da essere, mi si perdoni l'orribile parola,
fasulli. Un bellissimo set per una casa di streghe, ma niente più.
Anche La Casa è troppo bello da vedere, troppo curato nei dettagli,
ma questo fa esclamare “cavolo quanto sono stati bravi i
truccatori!” invece di lasciarci terrorizzati e senza parole,
tremanti, a coprire gli occhi con le mani. Di contro il remake di
Alvarez è molto più splatter e cattivo del lunapark di Nispel, ma
l'aria che tira è però quella. Il realismo è altrove, magari in
qualche pellicola spagnola come Rec, magari nel vecchio Esorcista,
tra la moquette baganata di sangue di Shining, tra il fango e le
viscere di Cannibal Holocaust, nello specchio nascosto tra i quadri
di Profondo Rosso, tra i ghiacci de La cosa, tra la raccolta di
feticci anatomici de La Mosca.
Ma se non ambite a
cercare il film definitivo di paura, ecco che il film di Alvarez
comunque saprà intrattenervi e divertirvi sulle sue montagne russe.
E questo ve lo garantiamo. Vale i soldi del biglietto e di tanti pop
corn.
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