Gli Hunger Games
sono finiti e ha vinto SPOILER, Se non sapete cosa sono gli Hunger
Games e state ancora leggendo qui senza aver recuperato il libro o la
prima pellicola, vi consigliamo di smettere di leggere e di andare a
recuperare il libro o la prima pellicola.
Non abbiamo mai
trattato di Hunger Games, questo primo micro trailer ci dà l'occasione di dire quattro parole, incuriosire e magari motivare
qualcuno alla lettura del libro, che è, ve lo diciamo subito, un bel
leggere.
Tagliando la testa
al toro non faremo comunque accenno alla trama pregressa, fornendo
una megastringata sinossi. Anzi no, vi parlerò di due storielle che
hanno pesantemente influenzato l'originale opera della Collins (in
quanto scrivere spesso è reinterpretare).
Parlare di
Hunger Games senza parlare di Hunger Games. Re Minosse, sovrano
di Creta, aveva un figlio di nome Androgeo. Dopo che gli ateniesi
glielo uccisero, per ricordare a tutti chi era il re egemone del
quartierino, pretese da Atene che gli venissero offerti dei tributi,
delle vittime sacrificali; ogni nove anni, infatti, sette fanciulli e sette
fanciulle, venivano inviati per fare da pasto alla creatura che viveva nel labirinto di
Cnosso, opera del massimo ingegno di Dedalo (il padre di Icaro,
costruttore anche di una delle classiche attrazioni di Gardaland, ma
questa è un'altra storia). La creatura era il Minotauro, all'anagrafe
Asterione, parte uomo parte toro, ovviamente ghiotto di fanciullini.
Come sia arrivato su Creta il Minotauro è presto spiegato: Minosse
chiede a Poseidone. re dei mari e zio di Pollon, di inviargli un
mega-toro come segno di gratitudine per tutte le offerte che faceva
agli dei. Poseidone, perché è bastardo pure lui, gli manda un
mega-toro, ma gli chiede di sacrificarlo in suo onore. Minosse si
tiene il mega toro e ne sacrifica un altro di minore valore a
Poseidone, padre di Persy Jackson, che ovviamente ne ha a male, al
punto da sortire un incantesimo per il quale la moglie di Minosse si
innamora del toro e con questo ha un rapporto carnale dal quale
nascerà appunto Asterione il Minotauro (che per etimologia suona
come il “toro di Minosse”). Teseo, figlio del re Egeo di Atene si
offre volontario per sconfiggere il mostro e grazie a qualche aiuto
esterno di Arianna, figlia di Minosse, riesce a uscire dal labirinto.
Non vi dico quanti migliaia di anni ha questa storia. Il mito ha molte
letture, tra cui l'affermazione della nuova società Ateniese, nuova
e giovane, sulle ceneri dei regimi egemoni del passato. I monarchi
cercano sempre di spezzare le possibilità di ribellione dei sudditi,
ma l'interpretazione più accreditata è appunto quella di tipo
generazionale: i giovani devono imparare a farsi largo nelle prove
della vita e diventare adulti con un rito di passaggio, come
affrontare il Minotauro, ostacolo che gli viene posto dagli adulti.
Koushun Takami nel
1999 scrive Battle Royale. Si narra di come nella “Repubblica della
Grande Asia” sia in vigore il BR act, una legge in virtù della
quale, con un mega sorteggione, ogni anno venga scelta una classe
scolastica di terza media per partecipare ad un macabro gioco-rito.
La classe sarà spedita su di un'isola, ad ogni studente verrà dato
uno zaino con dentro un'arma e delle provviste. Gli studenti dovranno
uccidersi tra di loro. Per evitare che scappino o si ribellino e
scappino gli studenti sono muniti di un collare che esplode nel caso
si esca da determinate aree (questa l'ho già sentita mille
volte...non vi dice niente Richard Backman - Stephen King più Arnold
Schwarzenegger?). Per fare in modo che siano sempre in movimento e
visibili agli avversari, gli studenti dovranno spostarsi sulla mappa
a determinate ore del giorno in posizioni diverse. L'opera è una
metafora dei tempi moderni, piuttosto cruda, che viene utilizzata per
dimostrare come la vita si faccia sempre più competitiva fin dalla
giovane età e come inevitabilmente, per trovare un lavoro e un'affermazione nella società, sia necessario battersi costantemente
contro i propri coetanei per emergere in una competizione così
spinta da aver perso ogni tipo di connotazione positiva, dove il
singolo invece di lavorare in gruppo è spinto a distruggerlo
e disfarsene in un continuo processo cannibalico che sta
letteralmente svuotando ogni valore su cui si dovrebbe basare una
società moderna. Qui non c'è un Minotauro da distruggere, il
problema della sovrappopolazione è figlio della concorrenza e
competitività sempre più spinta dell'era moderna: non basta che il
ragazzo con una prova arrivi all'età adulta, occorre che schiacci
ragazzi come lui se vuole vincere un posto nella società. Anche
Battle Royale è una variante del mito di Minosse e il Minotauro, una
variante aggiornata ai giorni nostri e con uno straordinario seguito
a livello di Film e opere di narrativa.
Leggere Hunger
Games e poi vederlo o viceversa. La Collins mischia le due
visioni, mutua molto dal fantasy, crea un'opera forte, di sicuro
impatto, ma dotata di una “rete di sicurezza” che non fa crollare
tutto nel più cupo pessimismo: la società è fatta di persone, non
è un “dato” invariabile e le regole possono essere modificate.
Una goccia di ottimismo che non può che fare del bene in un periodo
storico come il nostro. Perché allora parlare di Minosse e Battle
Royale? Perché sentivo la necessità di contestualizzare la
pellicola-libro, nel timore che leggendo anche solo due righe di
trama qualche madre apprensiva rimanesse sconvolta e non andasse
oltre al quadro narrativo più superficiale. Sebbene ci sia
abbondante violenza in queste opere, essa non è che un espediente
narrativo per parlare di “altro”, nella specie di
autodeterminazione, di impegno e di coraggio. Spesso si cade
nell'errore-orrore opposto, cioè quello di considerare le opere che
trattano di temi violenti come contenitori masturbatori per persone
di indole violenta. Se non si può negare l'esistenza di opere che
fanno del raccapriccio e dell'eccesso la loro bandiera, davanti a
Hunger Games tali tipi di accuse sono del tutto mal poste. É un'opera
difficile ad ogni modo, che necessita di essere supportata dalla
presenza di un adulto. Cosa che direi anche per Twilight, comunque.
Dopo lo
straordinario successo di The Hunger Games è stata subito messa in
cantiere la pellicola e siccome è abitudine ormai smezzare in due
gli ultimi libri di una saga nella trasposizione cinematografica ci
attendono a breve altre due pellicole legate a questo brand. Ammetto
di aver trovato più che piacevole la lettura del libro della
Collins, merito di una narrativa spigliata, frequenti colpi di scena
e indubbia dose di gore-splatter. Trasporre con esattezza le scene
più cruente su pellicola non sarebbe stato certo facile, perciò la
produzione opera molte sottrazioni, crea dei cut-emozionali che senza
far vedere troppo riescono comunque a trasmettere tutta l'angoscia e
disperazione della trama. Certo nel libro ci sono cose molto pesanti,
soprattutto sul finale, di cui nel film non si fa minimamente
menzione. Il mio consiglio è di vedere la pellicola e leggere anche
il libro, anche perché ci sono dei particolari che potrebbero farvi
apprezzare in modo differente dei personaggi. Lettore avvisato. Dal
libro al primo film vi è comunque in mezzo la straordinaria Jennifer
Lawrence nel ruolo di Katniss, una sceneggiatura che rilegge, ma senza
ammorbidire troppo, e applica alla lettera la direzione del romanzo,
un'ottima direzione di Gary Ross, cineasta apprezzato in Plesentville
e Seabiscuit, ottimo nel far risplendere di luce propria gli attori e
esperto nel creare splendide scene d'azione facendo uso di una
fotografia tagliente e di una macchina sempre presente.
Il film ha giustamente avuto un grosso successo ed è quindi con
gioia che siamo qui a vedere le primissime immagini di questo
seguito. Team che vince non si cambia, ma abbiamo un nuovo regista,
Francis Lawrence, noto per aver diretto la recente ottima serie Touch
con Suterland e la bella pellicola Io sono leggenda (ha fatto anche
Constantine...che qualche difetto lo aveva). Per di più Lawrence è
accreditato come regista anche dei prossimi due film. Al ricco cast
composto da Jennifer Larwrence, Johsn Hutcherson, Liam Hemsworth,
Woody Harrelson, Elizabeth Banks e Donald Sutherland viene ad
aggiungersi Philip Seymour Hoffman. Il secondo libro non ha forse la
potenza narrativa del primo, ma è decisamente un buon libro. Motivo
per cui con impazienza attendiamo questa nuova pellicola.
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