Parliamone un po' così, spensieratamente
Tra tutte le
suggestioni di mondi futuri che abbraccia la science fiction, grande
successo e seguito ha la visione di un domani sempre più popolato
dalle intelligenze artificiali. Se in passato si parlava di robottoni
cattivi, oggi si parla sempre più di creature parcellizzate in
polvere digitale, connesse a elaboratori di dati come a polmoni
d'acciaio, in bilico tra umano e sintetico, artefice e prodotto. Se
in Blade runner i cyborg, creature artificiali così perfette da
provare sentimenti, venivano usate come schiavi e vedevano la loro
vita relegata ad un brevissimo arco di tempo, per impedirgli di
insorgere sugli umani, in Ghost in the Shell abbiamo esseri umani che, arto dopo arto, sono riusciti a sintetizzare e meccanizzare i loro
corpi, fino a che di loro non è rimasta che la mente, lo spirito del
guscio, che come onda digitale può vagare libera nella rete. Dalla
paura dell'altro, del nuovo e della tecnologizzazione estrema si
passa così alla paura di aver perso la propria autodeterminazione,
mutuata e incatenata da una tecnologia che sempre più risucchia il
quotidiano. Al di là dei trip mentali che ne scaturiscono, le derive
action che tali visioni comportano sono sublimi. Tra macchine
rivestite di carne e corpi metallici in cui risiedono menti umane, le
possibilità di allestire dei mega scontri tra terminator è ghiotta.
Certo bisognerebbe che ci fossero autori capaci di conciliare un
sincopato ritmo narrativo con le giuste dosi di implicazioni
filosofiche del caso. Sì sarebbe bello...
In un futuro
deprimente e palloso, una squadra di pallosissimi-fighissimi agenti
di polizia cyborg della sezione 9, che parlano come filosofi pallosi
grazie ai loro chip potenziati, affrontano dei casi, riguardanti le
a.i., il governo, la grande produzione delle protesi meccaniche, il
terrorismo digitale, che risultano nel 99% delle volte essere così
pallosi che non potreste mai immaginarveli (roba da corsi di
cirillico sul canale Nettuno alle 4 di mattina) sotto un cielo
plumbeo, piovigginoso alla Blade Runner ma infinitamente più
palloso, con il sottofondo musicale più... aspetta che cerco il
termine più esatto per esprimerlo... ecco, sì... dicevo, il
sottofondo musicale più incommensurabilmente palloso che esista.
Ecco in estrema sintesi la trama.
Tra il cyborg
cazzutissimo e armatissimo Batou, l'ancora umano e responsabile
Toguosa, un cecchino letale con occhio bionico e altri componenti del
team dei “simpaticoni”, che saltuariamente guidano i ragno-carri
armati pensanti (e simpatici... sì, solo loro sono
simpatici) Tachikoma, c'è Motoko Kusanagi, agente a cui è stato
sostituito integralmente il corpo con uno artificiale e potenziato.
La storia di Motoko è il cuore dell'opera: può essere considerata
umana una creatura che di fatto è integralmente digitale? A che
punto l'essere umano diventa un prodotto, serializzato e inscatolato
dall'uomo? Esiste davvero l'anima, al di là di un corpo artificiale,
esiste quindi lo “spirito del guscio”? Ok, argomento peso. Ma con
due poppe qua e un tizio con gli occhi strani (Batou) di là passa
tutto... Ghost in the shell è il classico parto perverso-cyberpunk,
nella media delle opere di Masamune Shirow: disegni buffi
caricaturali (Orion, Dominion, Black magic), molto mecha anche fico
(Gits, Appleseed, Dominion), trama così contorta da presupporre
patologie bipolari (Gits, Orion, Dominion, Gist, Appleseed... cioè
tutti i suoi fumetti, con forse meno “carico” su Dominion) e un
sacco, una tasca infinita alla Doraemon, dalla quale fuoriescono
tette e donne nude in ogni scena, con perversioni anche poco velate
(vedasi proprio Ghost in the Shell cartaceo) a stabilizzare il
tutto. Brav'uomo Shirow, i suoi art book Intron Depot hanno reso
ciechi milioni di nerd . Dovendo tradurre in uno slogan tutto lo
Shirow-pensiero non può che nascere spontaneo l'aforisma: “Criptico
è figo, se pure perverso ancora più figo”. Shirow fa piuttosto
scalpore in Italia, Granata Press e Star (che pubblica Gits su Kappa
Magazine con il titolo, che mi deprime ogni volta che ci ripenso, di
“squadra speciale ghost”) fanno a botte per pubblicarne i lavori e
i fan italiani dei manga degli albori godono.
La serie TV di Patlabor |
Poi arriva Production
I.G., studio di sua maestà, l'uomo della palla-paranoia Mamoru
Oshii, uomo che è riuscito a prendere una serie divertente come
Patlabor e farne una immensa e incommensurabile... mi serve un nuovo
termine... che non c'è... ecco ho trovato, facendone per le trasposizioni
anime una atrocerrima palla. La serie tv di Patlabor è roba che fa
qua e là incazzare, anche perché leggendo il fumetto ci si
aspetterebbe (per testi e disegni) qualcosa di più simile a Ranma
piuttosto che l'appeal di un manuale per istallare tubi idraulici,
poi Patlabor il film - 1 si salva, graficamente è da urlo, ma rende
il pubblico depresso, con il 2 si è sul punto di suicidarsi, roba
che si parla e si parla e si parla e si parla per tre ore e … basta!
Con Patlabor 3 si è deciso di non distribuire all'estero per evitare
insurrezioni popolari, anche perché di Patlabor ha solo i mech, che
si vedono per 3 minuti in 2 ore. Poi è arrivato Oshii. Ha preso
Ghost in the Shell e ha tolto umorismo, personaggi buffi, deformed
vari. Almeno per la prima pellicola non è riuscito a togliere le
tette, sarebbe stata insurrezione popolare, ma poi, con impegno e
costanza, ce l'ha fatta. Sturbo visivo. Un trailer di Gits è
“proietatto” anche nel videogioco Syndicate Wars. Roba grossa.
Gist è anche il secondo maggiore successo dell'etichetta Manga Video
(anche se per me il top seller sottobanco di Manga Video sarà poi
agli annali futuri il blasferrimo Urotsukidoji... no, non so se avrò
mai il coraggio di parlarne su queste pagine...). Essendo i film di
Gits degli spettacoli visivi e narrativi clamorosi, gli viene
perdonata una certa deriva pallosa, passandola per “impostazione
adulta”, l'impegno realizzativo e il successo conseguente è tale
che Gits di Oshii arriva quasi ad insediare nell'immaginario
collettivo occidentale il film di Akira. Il secondo film, Innocence
(tradotto da un poco ispirato titolista italico come “l'attacco
del cyborg” manco fosse una pellicola b-movie con Lorenzo Lamas) è
così cupo e plumbeo che il fandom chiede di alleggerire. Oshii
rimarrà comunque allegro, ottimista e vivace come un 2 novembre
anche nei lavori a venire. Poi ecco che si fa strada il nuovo
progetto di GITS, le serie tv da 24 puntate a botta, Stand Alone
Complex e il suo seguito Second Gig, che a loro volta porteranno ad
un film: Solid State Society.
Ghost in the shell: Innocence |
Reboot? Remake? Di fatto vengono
reinseriti i Tachikoma. Queste serie, anche se visivamente sono da
urlo, sono la cosa più noiosa che sia mai stata concepita da mente
umana e, come se non bastasse, mettono in scena una Motoko Kusanagi
così monocorde, priva di sex appeal e asessuata che non è
materialmente possibile empatizzare con lei, a qualsiasi livello.
L'impressione che il vostro modesto cronista ha saggiato è che per
tutta la serie si abbia una autentica riluttanza per la
rappresentazione della femminilità della protagonista, a livello
davvero patologico-misogino, un'autentica e immotivata
mortificazione visiva. Shirow no avrebbe mai anche solo immaginato
qualcosa di così spersonalizzato. Shirow avrebbe messo le poppe a
tutti, anche ai personaggi maschili. Davvero. Le storie sembrano un
pretesto per piazzare paroloni complicati e creare situazioni di
finto complotto, ricercando un effetto alla “aaaah ma allora era
questo che voleva dire quello...” che non convince e non stupisce
nessuno e spesso fa insorgere il dubbio di essere stati truffati del
proprio tempo libero. In poco tempo tutti i personaggi della squadra
cyborg vi staranno sulle palle. Ma l'apice lo si raggiunge con il
“boss” di Stand Alone: Complex, il famigerato “uomo che ride”.
L'uomo che ride è IL personaggio più odioso della storia, di tutta
la Storia da Hammurabi a oggi. Sul finale della prima serie potreste
arrivare al punto di voler distruggere il disco per la presenza del
palloso uomo che ride.
Ghost in the shell: Stand Alone Complex |
Da tutta questa,
ammettiamo poco esaltante, disamina, arriviamo al dubbio esistenziale
massimo dell'acquirente finale. Può un livello tecnico da urlo far
“passare sopra” alla trama più noiosa-presuntuosa-pasticciata di
sempre? Certo che sì! Le due serie, pubblicate il Italia da Panini
hanno anche avuto un grosso successo e oggi, insieme a tutte le altre
opere legate a Gits, vengono pubblicate, in blu ray da Dynit! A molti,
moltissimi, sono piaciute le serie animate di Gits e in Italia ci sono
molti siti che vi consiglierebbero senza remore di seguire questa
tecnologicamente avanzata saga fantascientifica. A me non ha
convinto del tutto, le ho preferito opere anche cervelloticamente più
contorte, ma con maggiore “cuore” come Ergo Proxy, ma questa è
un'altra storia. Ma chissà che a riguardarli in futuro io non possa
cambiare idea... in fondo ci sono i robottoni e si spara... A questo
punto mancherebbe solo da portare da noi questa nuova fatica, questa
quadrilogia filmica dal nome Arise. Un prequel, un reboot o quello
che sarà... cupezza e austerità comunque sembrano confermate... alla
faccia di Shirow e di Intron depot e delle sue eroine nude che
“combattono” con cavalli umanoidi superdotati (la comunità nerd
italiana ringrazia star comics di averci offerto tale disturbante
spettacolo estremo all'interno della purtroppo defunta rivista
contenitore Kappa Magazine)
In estrema sintesi
allora mi rivolgo alla massima etichetta italiana specializzata in
anime: “A Dynit... già che hai fatto 30...”
Talk0
Hai scritto un'opera d'arte e non c'è neanche un commento.
RispondiEliminaCosì, giusto per rendere noto che, nonostante l'ora e l'intenzione di andare subitissimo a dormire, ho preferito sbrodolarmi l'articolo.
Fantastico.
Tuttavia credo che al cinema ci andrò comunque (lo avresti mai immaginato in quel fatidico 4 Maggio?)
Grazie davvero dell'apprezzamento! mi fa molto piacere e sprona a migliorarmi. Spero che tu possa trovare su queste pagine altri articoli di tuo gradimento. Talk0
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