Sinossi: New York. Giorni nostri. Nella Grande Mela stanno per arrivare gli zombie. L'isola di Manhattan prima o poi cadrà e tutti gli spettatori di CW News stanno a chiappe strette a seguire gli aggiornamenti sull'invasione mentre preparano i borsoni per la fuga, mangiano hot dog e bevono Coca Cola. La situazione sembra ancora gestibile, i soccorsi aria-terra predisposti sembrano poter funzionare, c'è tempo. Così Helen, che lavora per la CW, mentre si appresta nel pomeriggio a salvarsi su una nave, mentre segue dalla regia della tv un dibattito con psicologi e scienziati vari, parla con una collega di come il contagio sia iniziato già da quattro mesi, di come ci sia pronta una soluzione efficace, gli scienziati vinceranno, i militari vinceranno e tutti un giorno torneranno a mangiare da McDonalds in Time Square. Ma poi entra in studio la diva Davina, che in un attimo vuole impadronirsi dell'unico elicottero e via di fuga "dall'alto" dell'emittente per andare chissà dove. Helen ha una colluttazione con Davina. Prende una botta e si accascia al suolo sanguinante sul tetto dell'emittente mentre la bionda peripatetica vola all'aeroporto. Lentamente Helen cerca di riprendere i sensi, il tempo passa inesorabile e Manhattan cade. Ora la ragazza ha solo una priorità. Andare a recuperare il figlio, che scopre non essere ancora partito e in salvo. Ce la farà a superare la giungla di carne morta che la separa dalla sua famiglia?
Gualdoni omaggia gli Zombie, probabilmente il fenomeno mass-mediale più inflazionato del momento, ma al contempo un argomento di cui non riusciamo quasi a fare a meno. Perché gli zombie o i "contagiati", che ne sono comunque una variante, bene rappresentano questo periodo storico.
La solita menata su zombie che camminano e contagiati che corrono, se ne avete le palle già piene potete saltare questa sezione del post sereni (per tornare al fumetto del giorno andate all'ultimo paragrafo...).
Nel 2000 si aveva paura degli effetti della bolla economica che avrebbe portato alla crisi odierna, e spopolavano i film J-horror, che parlavano sempre più di "colpa" e "rancore" attraverso fantasmi dal candido vestito bianco insanguinato che tornavano dal passato. Abbiamo vissuto un parziale ritorno post anni '30 ai vampiri e uomini lupo intorno al 2005, simbolo-sintomo di una società che si stava con il tempo estremizzando tra ricchi (vampiri) e poveri (lupi). Oggi viviamo il "tutti contro tutti" per la sovrappopolazione e la povertà generalizzata di questo periodo. Ed ecco che fioccano gli epigoni del seminale Battle Royale degli anni '90 (con la società che mastica e uccide se stessa, tema di molti film young adult), che si cercano non più eroi ma supereroi (inquietantemente simili a miti salvifici religiosi, siamo passati da Ben Hur a Tony Stark...) e ritornano, dagli anni '70 ma in fondo mai andati via, i cari vecchi zombie, spesso "miscelati" con gli infetti. Romero, in quella che è autentica critica sociologica, li vedeva come società alternativa, acculturata, concorrenziale con quella umana. Una massa che si ribellava tanto al militarismo che al capitalismo. In fondo gente-non-morta che continuava a lavorare, passeggiare e suonare nel parco nonostante la morte, che continua ad andare al lavoro e al supermercato mentre dei tizi gli sparavano contro, a dirla tutta. Gente-non-morta quasi "non violenta", a patto di non cedere il passo, di accettare il progresso un morso alla volta. Certo per loro il "supermercato" era un luogo piuttosto ampio, ma il passo era lento, come da corteo in sciopero, la loro era una autentica presa luogo per luogo di tutte le certezze del sogno americano. Poi, quasi in contemporanea, con "La città verrà distrutta all'alba", nascevano gli infetti. Molto simili agli zombie ma che sapevano correre ed attaccare con violenza. Quella degli infetti non era una società "migliore", ma una società degradata, rappresentava il ritorno alla bestialità umana, una regressione alla logica dell'occhio per occhio, una critica all'imbarbarimento dei costumi, alla criminalità dilagante degli anni '70. Oggi zombie e infetti si confondono, anche nei film, perché le paure si sommano. Tanto siamo vittime di una società decadente destinata a morire-mutare, quanto siamo vittime dei costumi imbarbariti. Bella da questo punto di vista la prospettiva del Walking dead di Kirkman, il massimo fenomeno zombesco mass-mediologico del momento: tutti sono destinati a diventare comunque zombie, dopo la morte. Opporsi è inutile, ma sopravvivere è imperativo. Così siamo letteralmente invasi da film, fumetti, videogame, libri, pupazzetti e idoli rock zombie come la mascotte degli Iron Maiden.
Nel 2000 si aveva paura degli effetti della bolla economica che avrebbe portato alla crisi odierna, e spopolavano i film J-horror, che parlavano sempre più di "colpa" e "rancore" attraverso fantasmi dal candido vestito bianco insanguinato che tornavano dal passato. Abbiamo vissuto un parziale ritorno post anni '30 ai vampiri e uomini lupo intorno al 2005, simbolo-sintomo di una società che si stava con il tempo estremizzando tra ricchi (vampiri) e poveri (lupi). Oggi viviamo il "tutti contro tutti" per la sovrappopolazione e la povertà generalizzata di questo periodo. Ed ecco che fioccano gli epigoni del seminale Battle Royale degli anni '90 (con la società che mastica e uccide se stessa, tema di molti film young adult), che si cercano non più eroi ma supereroi (inquietantemente simili a miti salvifici religiosi, siamo passati da Ben Hur a Tony Stark...) e ritornano, dagli anni '70 ma in fondo mai andati via, i cari vecchi zombie, spesso "miscelati" con gli infetti. Romero, in quella che è autentica critica sociologica, li vedeva come società alternativa, acculturata, concorrenziale con quella umana. Una massa che si ribellava tanto al militarismo che al capitalismo. In fondo gente-non-morta che continuava a lavorare, passeggiare e suonare nel parco nonostante la morte, che continua ad andare al lavoro e al supermercato mentre dei tizi gli sparavano contro, a dirla tutta. Gente-non-morta quasi "non violenta", a patto di non cedere il passo, di accettare il progresso un morso alla volta. Certo per loro il "supermercato" era un luogo piuttosto ampio, ma il passo era lento, come da corteo in sciopero, la loro era una autentica presa luogo per luogo di tutte le certezze del sogno americano. Poi, quasi in contemporanea, con "La città verrà distrutta all'alba", nascevano gli infetti. Molto simili agli zombie ma che sapevano correre ed attaccare con violenza. Quella degli infetti non era una società "migliore", ma una società degradata, rappresentava il ritorno alla bestialità umana, una regressione alla logica dell'occhio per occhio, una critica all'imbarbarimento dei costumi, alla criminalità dilagante degli anni '70. Oggi zombie e infetti si confondono, anche nei film, perché le paure si sommano. Tanto siamo vittime di una società decadente destinata a morire-mutare, quanto siamo vittime dei costumi imbarbariti. Bella da questo punto di vista la prospettiva del Walking dead di Kirkman, il massimo fenomeno zombesco mass-mediologico del momento: tutti sono destinati a diventare comunque zombie, dopo la morte. Opporsi è inutile, ma sopravvivere è imperativo. Così siamo letteralmente invasi da film, fumetti, videogame, libri, pupazzetti e idoli rock zombie come la mascotte degli Iron Maiden.
Alcuni Zombie di carta. Ma restringiamo il campo alla carta stampata. Oggi abbiamo zombie in tutte le salse ma ci sono opere che, nel mucchio, hanno saputo essere meritorie per varie ragioni. Giusto tre-quattro esempi chiave, la lista sarebbe lunga.
La già citata Walking Dead di Kirkman, esplosa un po' su tutti i media e che penso un tutti conoscano. La dimostrazione del concetto homo homini lupus, stringi stringi, ma carica di buoni sentimenti e un ottimo story-telling. Gli zombie ci sono e sono un nemico abbordabile, quello che impensierisce è il modo in cui gli esseri umani stiano diventando dei barbari. Crossed di Ennis sta a Walking Dead quanto Violence Jack di Nagai sta a Ken il Guerriero di Hara. Crossed parla di un mondo post-zombesco bestiale, sesso-dipendente e splatter-dipendente in cui tutto è brutalizzato oltre l'estremo e la sopravvivenza dell'uomo ha quasi zero possibilità senza che avvenga una corruzione della sua anima. Dialoghi forti. Disegni spesso forti e disgustosi. Un'opera nella quale se c'è in una vignetta un qualsiasi "buco", vuoi l'ingresso per la pompa di benzina di un'auto, una presa di corrente quanto una cavità umana di qualsiasi tipo (anche oculare), nella vignetta successiva uno zombie di tipo scrociato cercherà di infilarci dentro il pene. Non sto scherzando qui. Un'opera per palati decisamente forti.
il posto migliore al mondo per prendere la mira contro uno zombie... naturalmente questo è Highschool of the Dead... |
Sul versante jappo abbiamo invece opere splatter ma giocose, "tettofile" e "Haremofile" come Highschool of the Dead. Il mondo conquistato dagli zombie è un brutto posto, ma il protagonista del manga è circondato dalle meglio gnocche che potrebbe immaginare e per cecchinare i non-morti può sempre fare affidamento su comodi boccioni. Una specie di orgasmo-nerd. Inspiegabile il fatto che Yamato Video stia cincischiando sull'uscita italiana dell'anime... è un prodotto che si vende da solo...
Se non conoscete ancora questo personaggio, dovete farvi una corsa in fumetteria... |
L'amore salverà il mondo dagli zombie?
Forse no, ma riuscire a continuare ad amare aiuta, come raccontato nel bellissimo I am a Hero di Hanazawa. A mio parere il fumetto sugli zombie definitivo. Bellissimo sul lato grafico, profondo nella caratterizzazione dei personaggi e assolutamente verisimile nella costruzione di un mondo concreto quanto complesso. Se in questa "invasione di zombie" cercate qualcosa di davvero imperdibile da leggere, dirigetevi in fumetteria e chiedete I am a Hero, senza alcuna esitazione. Vi ritroverete a ridere, piangere ed esaltarvi mille volte di più che in una qualsiasi puntata o numero del comunque molto buono Walking Dead.
Ma che tipo di fumetto è, in questa macro-categoria questo Il fattore zeta?
La solitudine dei numeri 1 (cui non segue il numero 2). Il capitolotto dove parliamo di fatto di questo albo.
Il fattore Z di Gualdoni è un omaggio agli zombie romeriani in chiave femminista (io ci ho visto anche qualcosa di Highschool of the dead, ma non so quanto sia accidentale il mio rilievo). Tutti i personaggi principali della storia sono donne e questo crea delle meccaniche piuttosto originali e interessanti. Donne in carriera, donne madri, donne soldato. Donne per altro affermate, che hanno ottenuto il successo con sforzo, ai vertici della società, donne che lavorano in palazzi di svariati piani e che a seguito dell'effetto-zombie scendono dai loro castelli dorati come dai tacchi a spillo, andando a sporcarsi le mani nelle strade gremite, in difesa dei loro cuccioli e della loro sempre più difficilmente re-incollabile famiglia. Nonostante la formula sembri quindi similare al passato, il gusto della lettura è del tutto diverso, nuovo e non mancano accorgimenti atti a rendere l'ambientazione credibile, realistica e stimolante. I disegni di Marco Bianchini, colorati a mezzatinta, sono fenomenali e rispondono perfettamente alle esigenze narrative. Donne bellissime e sensuali quanto vissute, doloranti. Paesaggi incredibilmente dettagliati e rifiniti, brulicanti di un numero incalcolabile di non-morti perfettamente definiti tanto nel loro essere mostruosi quanto ancora umani grazie a mille accorgimenti grafici. Bianchini, storico disegnatore di Mister No, è una delle più belle conferme grafiche della collana Le Storie.
Il fattore Z di Gualdoni è un omaggio agli zombie romeriani in chiave femminista (io ci ho visto anche qualcosa di Highschool of the dead, ma non so quanto sia accidentale il mio rilievo). Tutti i personaggi principali della storia sono donne e questo crea delle meccaniche piuttosto originali e interessanti. Donne in carriera, donne madri, donne soldato. Donne per altro affermate, che hanno ottenuto il successo con sforzo, ai vertici della società, donne che lavorano in palazzi di svariati piani e che a seguito dell'effetto-zombie scendono dai loro castelli dorati come dai tacchi a spillo, andando a sporcarsi le mani nelle strade gremite, in difesa dei loro cuccioli e della loro sempre più difficilmente re-incollabile famiglia. Nonostante la formula sembri quindi similare al passato, il gusto della lettura è del tutto diverso, nuovo e non mancano accorgimenti atti a rendere l'ambientazione credibile, realistica e stimolante. I disegni di Marco Bianchini, colorati a mezzatinta, sono fenomenali e rispondono perfettamente alle esigenze narrative. Donne bellissime e sensuali quanto vissute, doloranti. Paesaggi incredibilmente dettagliati e rifiniti, brulicanti di un numero incalcolabile di non-morti perfettamente definiti tanto nel loro essere mostruosi quanto ancora umani grazie a mille accorgimenti grafici. Bianchini, storico disegnatore di Mister No, è una delle più belle conferme grafiche della collana Le Storie.
Il problema vero, unico, di questo volume è che ci troviamo davanti a tutti gli effetti a un numero1 di una serie ancora in bilico di conferma. Non perché ogni fumetto figo necessiti per forza di essere l'incipit di una serie, quanto per il fatto che la storia narrata non è per niente autoconclusiva, ma suoni davvero come il primo tempo di una pellicola cinematografica, che si chiude solo sul momento più bello. La parabola emotiva della protagonista non si compie, anche se la "chiusa" può forse avere un significato e a rileggerla possiamo quasi farcela piacere. Dalle note leggo che Gualdoni sarebbe intento a scrivere un libro sull'argomento zombie e realisticamente questo Il fattore Zeta potrebbe essere un ottimo prequel di questa futura opera. Dai forum leggo (e prendo con le pinze) che questo fumetto sia effettivamente il numero uno di una serie poi bocciata che si cerca di resuscitare grazie alla collana Le Storie, nel caso il materiale piaccia. Il fumetto è interessante, ad ogni modo, meriterebbe un numero due. Ma sarebbe stato per me meglio dargli una parvenza di "fine" più esplicita. Senza fare spoiler bastava cambiare l'identità di un personaggio per far filare diversamente le cose. Ad ogni modo, se amate gli zombie non fatevelo scappare, a livello grafico è davvero sublime.
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