Sinossi: Una casa più grande, magari con giardino e in un posto dove non si spari per strada. Susan e il marito non chiedono altro dalla vita e così adocchiano un annuncio riguardante una bifamiliare nella lussuosa Brooklyn Heights a un prezzo spaventosamente ridicolo. Poteva essere un campanello di allarme? Il villino si trova nella assolata Cranberry Street e quello che viene affittato è il secondo piano, trasformato in abitazione autonoma dalla proprietaria Andrea, che ora che è rimasta vedova abita il piano inferiore. Andrea è affettuosa e subito colpisce la piccola figlia di Susan, Emma. Il marito Alex, preso da una carriera al tracollo di fotografo per gioielli, vuole solo che la moglie non rompa troppo, dandogli un posto più grande dove dedicarsi alla pittura
Primo romanzo pubblicato in Italia da Tea, nella collana tre60, per l'autore americano di bestseller Ben H. Winters, definito dal Los Angeles Times "un maestro della suspance" e accolto da flani tipo " vorrei che fosse mio figlio" da parte di Stephen King (non è vero, ma il tono generale è esagerato ugualmente). Winters gioca con il tema della casa inquietante. Argomento sul quale è stato già detto tutto milioni e milioni di volte e al quale aggiuge un'originale intuizione presa in prestito dalle urban legend internettiane. Il problema è che sembra di leggere una sceneggiatura cui mancano le note sulla interpretazione dei personaggi. Tutti agiscono in modo meccanico, innaturale e spesso sconsiderato in funzione di una direzione narrativa abbastanza incoerente. Su tutti in negativo troneggia la protagonista Susan. Un personaggio con cui dovremmo empatizzare, o per lo meno provarci, ma che finiamo per avere in odio dopo solo un paio di pagine. Susan è dispotica, intollerante e schizzinosa, ma al contempo anche tremendamente idiota. Ed è davvero difficile tifare per gli idioti. Certo un idiota fa scelte irrazionali che possono sorprendere sulle prime il lettore, ma sulla brevissima distanza il lettore non ne può più, inizia a tifare per il "cattivo" di turno e a saltare le pagine due a due. Peraltro delle quasi 300 pagine del tomo, almeno tre quarti sono dedicate a battibecchi di Susan, madre nullafacente che sbraita contro la tata o l'uomo tuttofare o la vicina o marito inadempiente a obblighi coniugali e in genere a chiunque entri in casa. Ci sono un paio di intuizioni carine, aspetti della trama che in qualche modo riabilitano il suo personaggio, ma sono tardive e, di nuovo, messi in modo illogico. Non vi faccio spoiler perché accadono 3 dico 3 cose in croce in tutto il romanzo, ma il modo in cui accadono è del tutto implausibile con le reazioni causa-effetto successive dei personaggi. Con spunti simili era logico auspicare soluzioni narrative magari più coerenti, pure facilmente immaginabili, invece ci troviamo in balia di una fessa che, persino davanti alla urlata evidenza della gravità della situazione, cincischia fino quasi all'autolesionismo. Molto più interessante il personaggio della padrona di casa Andrea. Noticina di stima per il vecchietto tuttofare. Gli altri personaggi sono così incolore che non esistono in pratica. Se mai faranno un film (già minacciato) e riuscissero a scritturare una che possa infondere in questi personaggi atoni un po' di vita, magari una come Jessica Lange nel ruolo di Andrea, questa potrebbe salvare da sola la baracca. Ma sulla carta nulla colpisce più di tanto e l'evoluzione della trama, visto l'inifluenza delle azioni esercitate dalla fessa, risulta pure piuttosto telefonata. E ci sono dei drogati in rete che lo paragonano a Rosmary's baby!!!
C'è da dire che a livello di scrittura scorre veloce e nonostate lo schematismo spinto e idiozia e lungaggini, difetti sopra esposti, un paio di piccoli brividi arrivano, anche se sono per lo più copiati da modelli peraltro narrativamente e cinematograficamente notissimi, così conosciuti che chiunque può intuirli.
Scarsino.
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