Seconda Guerra Mondiale. Le logoranti battaglie di trincea. L'esercito britannico deve conquistare uno di questi insidiosi canali difensivi ma al centro del percorso c'è un "castello", una piccola fortificazione tedesca che si ritiene pesantemente armata e che ha già fatto stragi in abbondanza.La missione è suicida. Viene scelto un manipolo di sventurati e questo sotto la luce della Luna piena inizia a strisciare metro dopo metro verso l'insediamento. Nel gruppo c'è chi vive facendo sciacallaggio. C'è il giovane soldato di belle speranze e troppi ideali, l'uomo che vive nel rimpianto per essere sopravvissuto al posto del fratello. L'ubriacone disincantato, l'ufficiale fallito. Non ci sono eroi, ma questa potrebbe essere l'occasione giusta per esserlo. Giunti faticosamente alla meta, la situazione si fa strana. Tutto appare deserto ma strane ompre si aggirano insidiose. Un soldato coperto da lungo cappotto e maschera antigas, che usa solo armi da taglio, inizia a sterminare il gruppo. Scoprire chi sia e come fermarlo non sarà facile.
Gualdoni ci porta per mano nel più clòassico degli horror ad ambientazione bellica, territorio dove le zone d'ombra tra reale e irreale sono sottili. Ci sono di sicuro opere più raffinate ma al momento ho in testa il picaresco Frankensten Army, di cui parleremo a breve. Il racconto è teso e ben calibrato e sottende ad un colpo di scena decisamente valido, intrigante, da ricordare. Non vi dico qual'è la citazione che vi verrà in mente dopo la lettura, per non rovinarvi la sorpresa e perchè questo "L'ultima trincea" è comunque un lavoro che si apprezza soprattuto per la sua personalità. Lo scrittore delinea i classici stereotipi del genere, ma arricchisce con una dose extra di cattiveria e disperazione, evita le situazioni già viste e riesce ad infondere al racconto la giusta atmosfera, un'attesa snervante e la drammatica certezza che un finale conciliatorio potrebbe non arrivare. I disegni di Sergio Gerasi utilizzano la colorazione a mezzatinta per allestire una messa in scena crepuscolare e ostile. Tutto si muove nell'oscurità più nera e l'effetto di una tale colorazione fa quasi apparire i nostri soldati ripresi da un visore notturno ad infrarossi. L'effetto è decisamente interessante e "nuovo"nel suo utilizzo. In un contesto abbastanza statico per esigenze di trama, laddove l'azione avviene per lo più fuori campo, Gerasi dedica particolare attenzione ai dettagli, alle armi come alle divise fino ai volti dei personaggi, tutti peculiari, curati, distinguibili. Allestisce la scena sempre in modo chiaro, logico, ma sempre con aree nascoste a rendere ostili i luoghi. Gli sfondi più lontani sono volutamente sfuocati anche in ragione di questo stile di "ripresa"da visiore notturno, ma non mancano dettagli in primo piano. Nei momenti di flashback, caratterizzati per essere tutti rappresentati durante il giorno, lo stile diventa il bonelliano classico. Davvero un lavoro interesante. Decisamente un altro numero che convince della collana, che si conferma la più interessante del panorama italinao.In attesa della doppia uscita di luglio, quando nelle edicole arriverà oltre che il numero 21 anche il primo special, a colori, della serie. Talk0
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