aka Lo
zombie dagli occhioni blu
Sinossi: R
ha gli occhioni azzurri, un fisico emaciato e una felpa rossa. Vive
dalle parti dell'aeroporto, ama i classici del rock, da ascoltare preferibilmente in vinile, non è mondano ma vive a stretto contatto
della gente. Un amico con cui parlare del più e del meno, code
interminabili in questo o quel posto, le giornate passano tutte
uguali, terribilmente lente. Il problema principale è però il
cibo. Addentare un pezzo di carne è dura quando si è lenti. Lenti
come dei non morti. Non si sa perchè, non si sa come, il mondo è
pieno di non morti. R è un non morto di tipo carnoso, una fase
intermedia tra gli esseri umani e gli scheletrati, terribili predatori
senza occhi veloci e letali come velociraptor, privi di ogni umanità
e con la propensione al sangue pari solo alle zanzare. I carnosi sono
invece lenti, conservano ancora qualcosa di umano o almeno così gli
pare, fanno la coda ai supermercati e sognano di andare in vacanza ai
tropici. Potendo non romperebbero troppo le scatole, salvo per la
questione alimentare. Perché sì, fa schifo mangiare esseri umani,
ma non ci sono alternative! E poi gli esseri umani hanno il cervello,
che sotto i denti è un autentico trip! Perché mangiando il cervello
si acquisiscono i ricordi della persona che lo possedeva. Anche
ricordando così la vita di un altro, per un attimo ci si sente umani
e parte la nostalgia, la voglia a ritornare ciò che si era. Un
giorno accade poi qualcosa di inaspettato. R si innamora di un'umana
e al contempo mangia il cervello di quello che doveva essere il suo
ragazzo. R incontra la sua Juliet e come Shakespeare insegna, l'amore
è qualcosa di potentissimo. Decisamente una cosa nuova per un non
morto e di una portata abbastanza dirompente da far presa su tutti
gli attuali abitanti del pianeta. Vivi o morti.
Già dalla
locandina che strizza l'occhio a Blow-up di Antonioni (voluto? Non
voluto? Di fatto anche il nostro R è come il fotografo di Antonioni
un osservatore prima estraneo dell'amore per poi acquisire una
visione ingrandita, il “blow-up”, più dettagliata del suo
mondo...), il prodotto si presenta decisamente bene. Ottimo il
regista, Jonathan Levine, che ha diretto in precedenza il bellissimo
50/50, ottimi gli attori tra cui si segnalano Nicholas Hoult, nel ruolo di R (in pratica gran parte del film lo sostiene da solo e
gli eventi sono narrati dalla sua sarcastica voce di sottofondo), uno
dei nuovi attori a tenere d'occhio; Teresa Palmer è carinissima come
“Giulietta” e Dave Franco, che è sempre presente pur non
essendoci fisicamente (vedere il film per capire), buono quanto il
fratello (e quindi antipatico uguale, ma qui è questione di gusti
personali). Al gruppo si aggiungono comprimari di classe come la
star John Malkovich, padre di Julie quanto autoritario leader del
sopravvissuti umani, attore sempre in ottima forma e Rod Corddry,
l'amico non morto di R, “M”, un attore caratterista bravo e con
già una gavetta ragguardevole. Molto carina anche l'idea di partenza
del libro, qui riadattato bene, di creare nel contesto di un'opera
leggera e sentimentale un ideale ponte emotivo sul quale porre con
squisita indole citazionista tanto i lenti e ordinati-scolarizzati
zombie di Romero quanto gli esagitati “contagiati corridori”
delle pellicole più moderne ("Io sono leggenda" e "World War Z" su
tutti).
L'idea delle cervella quali “pop-corn emozionali” per non
morti è poi un autentico colpo di genio, come geniale è la
riproposizione della scena del balcone di Giulietta e tutta la
descrizione della vita quotidiana di R. Se quindi l'intreccio è
simpatico, originale e ben gestito, a sorpresa pure gli effetti
speciali, che appaiono abbastanza basilari nel trailer, funzionano a
dovere nella pellicola risultando meno brutti di quanto sembrino. Dal
punto di visto di trucco e fotografia il prodotto è di gran classe,
perdonando magari il fatto che i non morti carnosi sono “tropo
carini” per essere assimilati agli zombie tradizionali, ma fosse
difettata tale caratterizzazione tutta l'impalcatura del film sarebbe
crollata sul nascere. Non vedetelo come un Horror, guardatelo come
una pellicola sentimentale, con ampi accenni comici e una spruzzata
fantasy.
In pratica Warm
Bodies sembra a tutti gli effetti uno dei fumetti della Rumiko
Takahashi dei tempi migliori.
Poi viene la
colonna sonora, ed è qualcosa di veramente massiccio. La musica ha un
ruolo attivo nelle vicende, serve realmente a continuare a narrare la
storia e se non masticate troppo l'inglese vi invito a recuperare i
testi delle canzoni e raffrontare quanto bene si sposino alla trama.
E che canzoni. Non oso immaginare quanto sia costato a livello di
colonna sonora questo film. Scorpions, Guns'n'Roses, John Waite, Bob
Dylan, Bruce Springsteen. E sono solo alcuni! Una autentica gioia
acustica.
A parte un piccolo
interrogativo di tipo “alimentare” che comunque sul finale si
palesa, la trama funziona, il film funziona. L'ho snobbato per
troppo tempo e ora credo di aver fatto male. Mi è piaciuto e in un
periodo in cui c'è una forte inflazione dell'argomento “zombie” è
decisamente una buona cosa.
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