Perché indicare
come “fuori-collana-Le-Storie” questo volume? Principalmente per
far mettere questo post da Gianluca sotto l'etichetta “le Storie” e
perché questo ricco ed imperdibile volume raccoglie dentro di sé
per il risibilissimo prezzo di 6 euro dei masterpiece del fumetto
italiano, per testi di Canzio e Toppi, pubblicati in origine da
maggio 1977 sulla prestigiosa collana “Un uomo un'avventura” di
casa Bonelli. Questa serie è di fatto l'antecedente storico più
illustre della moderna collana “Le Storie”. Presentava a ogni
uscita un'avventura diversa incentrata su personaggi e luoghi
diversi ma tutti legati da un filo rosso con la Storia. Così uomini
come cronisti, disertori, schiavi e fuorilegge inventati dalla penna
di un autore, trovavano posto in grandi eventi, riuscendo per fortune
alterne a interagire anche con personalità come Pancio Villa,
Custer, Zapata; a volte riuscivano a condizionarli, ad affermare il
loro piccolo contributo alla grande Storia, a volte semplicemente si
limitavano a osservare, di sfuggita e con rimpianto, eventi più
grandi di loro. Non tutto filava sempre liscio.
Nel n.1, L'uomo del
Nilo, un giornalista potrebbe influenzare l'esito dell'assedio di
Khartoum del 1884 da parte dei Dervisci del Mahdi. Nel n.7, L'Uomo
del Messico, un documentarista potrebbe raccontare il trionfo di
Zapata. Nel n.17, L'uomo delle paludi, un ufficiale potrebbe dire la
sua nella lotta contro gli indiani nelle Everglades, ma la sua pelle
è del colore sbagliato e il razzismo dei suoi stessi commilitoni
potrebbe compromettere la sua carriera. Attraverso questi racconti,
definiti giustamente “romanzi grafici storici” era quindi
possibile per il lettore oltre che sollazzarsi con intrecci e disegni
provenienti dai migliori autori dell'epoca (tra gli altri Crepax,
Galleppini, Bonvi, Manara, Pratt ma la lista è lunga) imparare
qualcosa, in tempi in cui non esisteva internet e molti fatti
storici, quasi sempre tralasciati dai libri di scuola, non facevano
altro che dormire in tomi da biblioteca polverosi. Tomi che magari
qualcuno è andato ad aprire proprio grazie a esperienze editoriali
come “Un Uomo un'avventura”, dove il lavoro di documentazione
storica non era mai inferiore all'intreccio narrativo, ma dove il
tutto coesisteva in perfetto equilibrio. Una formula quindi
accattivante che splendeva letteralmente di luce propria grazie a
maestri dell'arte delle nuvole parlanti. Questo almanacco 2014 vuole
essere il degno tributo a questi maestri, mettendo nelle mani delle
nuove generazione gli episodi della collana numero 1, 7 e 17, ossia i
capitoli disegnati dal grande Sergio Toppi su testi suoi (n.17) e di
Decio Canzio. Artisti che di recente non sono più tra noi, ma le cui
opere continuano a essere ristampate e apprezzate. Decio Canzio era
il numero 2 in Bonelli, l'uomo che “leggeva ( e approvava) tutto” e
sulla cui figura Sclavi modellò l'ispettore Bloch di Dylan Dog. Un
nome che alcuni magari vedevano di sfuggita nei credits, ma che
rappresentava uno degli ingranaggi più importanti di tutta la
produzione. Si ricordano di solito sceneggiatori e disegnatori, ma
molti sono gli “eroi silenziosi” che lavorano nell'ombra,
assumendosi spesso i rischi maggiori e fornendo il know how
indispensabile per creare il prodotto migliore possibile.
Decio
Canzio era uno di questi nonché, come viene sottolineato nell'ottimo
approfondimento sulla sua figura ad inizio del volume, l'unica
persona cui Bonelli chiedesse l'opinione. Possiamo solo immaginare il
vuoto che la sua scomparsa, recente, abbia causato alla casa editrice
di via Buonarroti 38. Sergio Toppi rappresenta tuttora uno dei
pilastri del fumetto italiano. Il suo stile, perfezionatosi negli
anni fino ad esplodere proprio su questi numeri de Un uomo
un'avventura, è tutt'oggi ritenuto eccelso e vanta schiere e schiere
di imitatori. Nelle sue tavole troviamo personaggi che paiono
intagliati nel legno quanto vivi e carichi di una espressività che
vivifica tavola dopo tavola. Paesaggi densi e organici in cui
perdersi tra orizzonti lontani, ma pronti ad annullarsi nel bianco,
quando è solo il personaggio in scena ad affermare il suo spazio,
laddove l'azione prende il posto alla contemplazione. Una gestione
della tavola che soffre dei limiti della “gabbia bonelliana” (la
suddivisione rigida della pagina in sei tavole rettangolari) alla
ricerca di trovarne una via di fuga, anche solo nella
rappresentazione grafica di un baloon che esce dai bordi per
sottolineare spesso un effetto sonoro. Una composizione che muta
registro di continuo, giocando con il chiaroscuro come esplodendo in
un trionfo di colori. Toppi, la cui straordinaria gavetta e fortuna è
raccontata in un bell'articolo nel volume, è questo e quanto non
sono riuscito ancora a esprimere. Un gigante. Solo a vedere alcune
sue opere desidererete avere una delle sue copertine come quadro da
appendere il soggiorno.
Oltre alle tre,
magnifiche storie, a colori, il volume come accennato poco sopra è
ricchissimo di inserti, tanto dedicati agli autori che a cornice dei
contesti storici in cui si dipanano le tre storie. Un apparato
redazionale sontuoso che rende eccelsa un'opera già di suo
imperdibile. Farselo sfuggire sarebbe un delitto.
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