venerdì 17 maggio 2013

Dylan Dog


 n.318 – n.319: fondo toccato?

Risale più o meno ai tempi delle scuole medie il mio primo incontro con Dylan Dog. Un periodo in cui le mie poche letture passarono dal solo Topolino ai Bonelli, tra cui in primis ci fu Martin Mystere seguito subito, appunto, dall'Indagatore dell'incubo, complice Corrado Roi, che per un gioco del destino in quel periodo disegnava tanto una ristampa di Mystere che un albo dell'inquilino di Craven road. Poi arrivò l'ondata giapponese capitanata dall'editore Granata Press con Zero e Mangazine (ne riparlerò presto, leggere il seguito di Xenon mi ha fatto partire la nostalgia..), ma Dylan Dog rimase, sempre e costante, abitudine indomita che continua ai giorni nostri, naturale e puntuale come lavarsi i denti dopo la doccia, tradizione-automazione. Vuoi per la passione per l'horror, vuoi perché il personaggio e il suo mondo, così come creato da un da un genio come Sclavi, aveva per me un che di irresistibile, ipnotico. Dylan, che si legge “Dylan” come spiegava l'autore già dai primi numeri della testata, subito è entrato nel cuore, insieme ai suoi comprimari, ai suoi mostri-umani e umani-mostri, grazie anche alla mia mania collezionistica che mi faceva seguire numeri regolari e ristampe a flusso continuo, l'albo Bonelli dalla costoletta nera era sempre presente, stipato ordinatamente nell'armadio della mia stanza. Golconda, Johnny Freak, il lungo addio, Killex, gli uccisori, le creature orribili di “dal profono”, il fantasma di Anna Never, i conigli rosa uccidono. Alcune storie originali, altre omaggi cinematografici più o meno velati, poco contava quando il livello era così alto, quando Sclavi inseriva le sue ballate macabre sulla morte puttana mi irrigidivo, provavo terrore, quasi fosse stata aperta una porta per la quarta dimensione, quasi il fumetto mi osservasse. “Chi molto ama”, recita la prima parte di un famoso detto. 
Non sono uno di quei fan scontenti e incattiviti, il bicchiere per me è sempre mezzo pieno se possibile. Così, dopo che Sclavi si è allontanato dalla sua creatura, io e molti lettori non l'abbiamo mollata, accettando gli alti e bassi di una relazione all'antica, di quelle che non prevedono il divorzio, cercando di gioire ogni qual volta un “supplente” di Sclavi imbroccava una storia buona e pertanto accogliendo con gioia la Barbato, tanto per l'umiltà che per la devozione con cui si è avvicinata al personaggio, perdonandole anche alcune brutte storie con tutto l'affetto e la stima che deve ricevere un bravo autore.
Mi pesa parlare male di Dylan Dog. Gnaghi non approverebbe.

Nonostante autori che non hanno fatto altro che ridicolizzare il personaggio, farne una vuota macchietta che elargisce morale da quattro soldi, convincerci che i mostri non esistono manco fossimo bambini di cinque anni spaventati dalla vita, nonostante il personaggio non sia mai stato tanto fasullo, nonostante tutto mi pesa parlare male di Dylan Dog.
Così i fumetti si accumulano, non è più la lettura febbrile-bisogno che si consumava dall'uscio dell'edicola fin dentro casa, con il resto del mondo che poteva aspettare. Per questo pesco oggi tra un color fest abbastanza convenzionale ma carino e una storia simpatica dell'ultimo almanacco della paura, una cosa tremenda ed innominabile come il numero 318. Taccio l'autore, perché vorrei in futuro ricordarlo per lavori più dignitosi, che finora da parte sua sono del tutto assenti, secondo il mio modesto parere. Non me la posso prendere troppo con Cossu, disegnatore in genere valido con il solo piccolo neo di non essere più capace, negli ultimi anni, vuoi per scelte proprie vuoi per ordini dall'alto, di dare forma a personaggi e creature della notte che possano davvero spaventare. Ma questo numero è moscio oltre ogni dire, raffazzonato e senza senso, con una  trama, se proprio vogliamo usare questa “grossa parola” per definire il file su cui sono state riversate le parole da apporre ai disegni, che è un autentico insulto ad ogni lettore. Mi rivolgo a te, autore di cui non voglio fare il nome perché spero in una redenzione futura. Sei veramente contento del lavoro che hai fatto? Se non fosse mancata da poca la buonanima di Bonelli, avresti fieramente fatto leggere al boss questo tuo lavoro? So bene che “il lavoro è lavoro” e non sempre si ha la vena giusta, l'ispirazione. Ma qui sembra davvero che hai preso una canzone di Elio e le storie tese e l'hai copia-incollata senza metterci nulla di tuo, senza avere nemmeno il piccolo estro di tirare dei fili, inventarti una pur assurda motivazione ad unire il tutto.
Scosso, rattristato e un po' incazzato, pesco incautamente il 319, desideroso di conferme. Ed ecco lo stesso desolante scenario. Trama sviluppata a “pensierini”, storia mortificatamente banale e 30, dico 30 pagine per dare una spiegazione al tutto e che a conti fatti risulta tremenda per sciatteria e per l'impegno creativo profuso. Ora ho in mano il 320, speriamo in bene.

Sclavi era un genio. Non si può facilmente stare dietro a un genio. Ma Dylan Dog sta lentamente e inesorabilmente affogando, deve riprendersi per tutti i lettori che tanto gli vogliono bene.
Ho una proposta, non è l'acqua di Lourdes e non credo sia nemmeno tanto originale, ma credo su mia esperienza diretta che possa funzionare. Se Dylan Dog fatica ad andare da qualche parte, “portiamolo” da qualche parte, seguendo l'esempio dei comics americani. Diamo agli autori la possibilità di scrivere degli archi narrativi. Affidiamo per sei mesi consecutivi le sceneggiature a un solo sceneggiatore. Non è necessario che ogni sceneggiatore scriva una storia lunga sei numeri, basta che ci sia la sua mano, in modo continuativo, sul personaggio. Avrà così modo di esprimerlo al meglio, di esplorarlo, di narrare più organicamente la psicologia di un personaggio complesso senza ridurlo a reiterato stereotipo.
Decidetevi anche se far o meno progredire nel tempo il personaggio. Perché va benissimo che viva in un mondo limbizzato a metà degli anni '80, ma quando gli fate affrontare i luoghi comuni della modernità è semplicemente patetico. Certo, è un problema che Tex risolve alla radice, ma qui le problematiche sono un pelo diverse. Ricordate che Dylan è sulla trentina scarsa, è stato da un “paio” d'anni buttato fuori da Scotland Yard. Se vive negli anni '80, come Sclavi voleva, liberi tutti. E già Sclavi si era posto il problema di aumentare la diaria da 50 a 100 sterline al giorno, preannunciando tempi di crisi. Ma un trentenne non può essere così vecchio, così “ai miei tempi questi calcolatori elettronici infernali non esistevano”, così “gli affidabili valori di una volta, la famiglia unita, il verde al posto delle fabbriche”, così "erano belli i film alla Poltergaist, quelli sì che erano i miei tempi...”, così “cos'è questo rumore? Questa musica metal?”. A parte che il metal negli anni '80 c'era eccome e credere che Dylan lo conosca significa che alcuni sceneggiatori hanno la testa ai tempi dei dinosauri, se Dylan vive ai giorni nostri è nato quasi nel '90: eccome che conosce i computer (ci avrà per forza anche lavorato se non a scuola presso Scotland Yard), eccome che usa un cellulare (non essendoci già nel 2000 tracce di cabine telefoniche) e probabilmente non si impressiona a vedere “quei violenti film splatter moderni”... vuoi anche che Un lupo mannaro americano a Londra è di inizio anni ottanta e Non aprite quella porta è repertorio anni '70... Anche Bloch non può dire cose tipo “non mi emoziono più dal '56...”. Modernità o Limbo anni ottanta-novanta. Vanno bene entrambe ma scegliete. Questa sarebbe una scelta da prendere con un po' di coraggio.

Avete dubbi se calcare o meno sull'horror? Temete di perdere la cricca delle ragazzine che leggono, che vogliono scene dammore ma niente mostri e niente problemi? Lanciate una collana parallela per il gentilsesso o, in via sperimentale, provate a pubblicare un paio di albi fuori collana davvero cazzuti, con sangue, demoni, roba da non dormirci la notte, il tutto sigillato in involucro “per adulti” (prendete spunto da Crossed, da Walking Dead, da Midnight Nation, da Swamp Thing, Hellblazer, Sandman, Ferals, Caligula, Ranxerox... fate voi!) e vedete l'effetto che fa. Per sedurre le donne, quelle sentimentalone soprattutto, avete completamente perso la rotta: Dylan Dog è un fumetto horror! Dovete per forza tornare a parlare di malessere della società: parlate di internet e dell'alienazione della gioventù moderna che crea avatar di se stessi. Parlate di bambini usati come merce di ricatto tra coppie disastrate, che crescono soli senza poter credere in niente. Parlate dell'inquinamento che sta uccidendo sempre più il domani avvelenando i nuovi nati, parlate di chi ci specula sopra solo per soldi, magari inventandovi una catena di hamburger che trasforma in zombie. Parlate di persone che per via della crisi escono di testa, parlate della polizia che non fa-non può fare niente e non riesce a risolvere i casi perché è ridotta nell'organico. Parlate di cosa è disposto a fare un ragazzo oggi pur di trovare un lavoro a tempo indeterminato, parlate di aziende che si permettono di giocare con la vita dei dipendenti perché loro non hanno altro per vivere. Parlate del gioco d'azzardo, che spinge i deboli a diventare criminali. Parlate dei trasporti pubblici che sono sempre più succursali dell'inferno, parlate dei medici che ti mandano a casa, malato, senza farti gli esami dopo anni d'attesa. Parlate della paura immotivata degli “altri”, degli stranieri come di chi potrebbe rubarti il posto di lavoro. Affrontate queste paure, fatele affrontare al nostro eroe. Negli ultimi tempi non state parlando di niente, niente! Dylan che si lamenta del traffico autostradale in una storia che pare una brutta e dilatata barzelletta, Dylan che va a vivere da una sua conquista dimenticando il lavoro e svolgendo attività da casalingo, donne pazze per gelosia che uccidono a nastro per pentirsi in punto di morte, parodie de “la vita è meravigliosa” usate tanto per, grovigli senza senso che si risolvono in mezza pagina, male e male argomentati mischiando watchmen, matrix e attivismo ecologista. Che diavolo state scrivendo? Sapete qual è il “ruolo” di Dylan Dog? Il mondo non è un posto bello e per esorcizzare le paure bisogna prenderle di petto, buttarle fuori, far sapere che non si è soli davanti a loro. Se compito della fantascienza è guardare con circospezione al futuro, compito dell'horror è guardare negli occhi il mostro peggiore di tutti, il presente. Gli anni '70 erano anni duri e avevano bisogno di intrattenimenti forti, polizziotteschi rudi, horror che guardavano alla disumanizzazione dell'uomo nell'epoca post industriale, commedie carnalmente orientate per esorcizzare le paure dell'epoca: sono stati la fucina di autori come Argento, Fulci, Deodato attori come Merli, Volontè e la Fenech, viva la Fenech! Opere di successo perché “raccontavano” quegli anni. Attività che Dylan Dog, abbandonato dal padre Sclavi, ha dimenticato di fare.
Ricordo uno dei primi color fest. Un racconto breve di un pazzo con l'ascia, disegnato splendidamente peraltro. Dylan diceva al pazzo che era “superato”, che non faceva più paura a nessuno, che “altri” sono gli orrori moderni. Mi rivolgo a tutti coloro che avranno il privilegio e onere di scrivere storie per Dylan Dog. Trovate il coraggio di affrontarli, questi problemi. Basta storie sui sogni mancati, basta cattivi da caricatura, basta morale da quattro soldi. Nel massimo capolavoro di Wes Craven, Nightmare – nuovo incubo, il figlio di Nancy insiste che la madre gli legga di Hansel e Gretel, di come questi affrontino la strega e la chiudano nel forno. La madre si ribella, dice che è “una storia brutta”, ma il bambino incalza, “è importante”. I mostri sotto il letto esistono, esistono eccome. Una volta Dylan li affrontava e ogni tanto perdeva, perché è così che va la vita. Qualche volta vinceva e noi vincevamo con lui. Ora Dylan non passa più al setaccio a controllare sotto i letti, per gli autori odierni non è più importante come non è più importante narrare una bella storia. Ringraziamo di cuore, nella speranza che, prima o poi, qualcuno ripensi a ridare a Dylan l'importanza di cui abbisogna. Con affetto e rinnovata speranza. 
Talk0

2 commenti:

  1. Bellissimo post!Da fan di Dylan Dog sono d'accordissimo,non potevi esprimere meglio le perplessità che credo stiano provando tutti i vecchi lettori (anche quelli appartenenti al gentil sesso, credimi!)Nemmeno mia nonna parla come il nostro investigatore dell'incubo ed è stra vero che il presente ne offrirebbe di spunti per storie inquietanti e più originali!!

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  2. Grazie per i complimenti, era un post un po' "arrabbiato, rissoso e scordinato"ma sentito, sono contento che tu lo abbia apprezzato!Circa i tormenti editoriali di Dylan Dog, di recentemente ho scoperto in rete voci, da confermare, su cambi di vertice, su un possibile cambiamento di rotta della testata, che potrebbe avere al timone alcuni dei più bravi autori di Dylan degli ultimi tempi, tra cui la Barbato e Recchioni(che anche se lo dico poco apprezzo molto, così come aspetto i suoi "orfani", nuova testata in uscita a fine ottobre). Sembra che le voci dei fans qualche volta trovino ascolto. speriamo in bene! anche perchè io, da fan fidelizzato-masochista-passivo-remissivo, so che continuerò a comprarla ad oltranza.Ciao!Talk0

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